sabato 21 novembre 2015

I giornali in tempo di guerra




C'è un conto che non mi torna.
I giornali e le televisioni che ci invitano ad attrezzarci per la catastrofe, ad organizzarci per una vita di stenti, di terrore e sangue, non sono forse gli stessi che non molti anni fa ci infarcivano la mente di top manager, top model, top segretari di partito e luccicavano d'oro e di successo?

Sì, sono gli stessi.
Non ho mai capito, pur lavorando per anni nel settore, se e in quale misura sono loro ad influenzare gli umori del paese e se e in quale misura ne sono influenzati.

Diciamo, in estrema sintesi, che non mi fido più. Non mi fidavo quando i media raccontavano di un paese in cui dovevamo stare sereni, che la strada imboccata era quella giusta e non fido ora che ci descrivono poveri e angosciati.

Nella realtà ho capito che molti di noi dovranno ridiscutere, forse drasticamente, consumi e tenore di vita.


E ho deciso che il primo taglio sarà destinato al consumo di giornali e televisione...

martedì 17 novembre 2015

L'abitudine all'orrore



Odio, guerre, bombe, lacrime, polvere, ospedali in fiamme, asili fatti saltare in aria.
Voglia istintiva di polverizzare il telecomando, come unico baluardo dell'autodifesa. Ma tutto contrasta con il modernissimo tabù “dell'uomo che deve sapere, che deve essere informato”.

Il tabù vince e il televisore resta acceso. Ne consegue che la sindrome dell'angoscia da persona informata non è stata ancora debellata e miete le sue vittime a miliardi.

Più della quantità di cattive notizie, preoccupa la qualità della comunicazione.
Ci mostrano tutto, e non c'è carica di dolore che non esploda nelle nostre cucine e nelle nostre teste, così, senza filtri. Non c'è nessuno levetta, in questo mostruoso videogame truccato che ci permetta di interferire, di cambiare qualcosa.

Paradossalmente, eventuali intenzioni “civili” del comunicatore di turno (ti mostro gli orrori del mondo per spingerti a reagire), rischiano di ottenere l'effetto contrario: la spettacolarizzazione dell'orrore inchioda il telespettatore alla sua totale impotenza.
La lotta è impari tra il Grande Male Mondiale e i nostri tinelli.

Così nasce l'unico anticorpo possibile: quello dell'abitudine.
Se ci pensate bene, amici miei, siamo già abituati...


sabato 14 novembre 2015

Il mondo dopo Parigi




Accendo e spengo la Tv, per tutta la notte. La spengo quando tra me e quello di orrendamente vero che sta accadendo si frappone uno spot sui lassativi: sono disposto a molto, questa notte, ma non a questo.
Quello che sto osservando accadere è qualcosa di simile alla fine del mondo. Il mondo dove sono nato si sta dissolvendo nei fermi immagine della strage di Parigi. Finita la fase dell'informazione dovrò chiedermi come sopravviverò a quello che verrà; e come sopravviveranno le persone a cui voglio bene e quel brandello di mondo che finora avevo stimato, rispettato e amato.
In un paio di ore si è scatenata e conclusa una guerra mondiale.
L'Europa è stata attaccata e sconfitta. Quello che potrà fare, da ora in poi, sarà solo vendicarsi e in qualunque modo lo farà, i conti non torneranno mai.

Nella carneficina di Parigi, non è morta soltanto della gente, tanta gente, ma è morta qualunque speranza di una sistemazione civile del mondo. Non è stata attaccata solo Parigi, la Francia, l'Europa, ma il mondo intero. Il mondo civile, quello che desiderava libertà, dignità, uguaglianza, pace. Quel mondo che domani non avrà più voce.

Ha vinto l'Impero del Male. Quello vero, non quello delle ossessioni che ci hanno voluto fare credere che sconfitto nazismo, fascismo e comunismo tutto si sarebbe appianato, e una nuova Era di pace sarebbe iniziata. Non so se l'Impero del Male abbia un presidente, ma c'è da chiedersi, invece, come si sia potuto creare quell'uomo, lasciarlo vivere e prosperare. Un uomo che vince contro il mondo intero. Incredibile. C'è riuscito perché lui, e tutti i suoi ministri e dignitari, si muove nelle sentine e nelle fogne dell'intero pianeta.

L'ha fatto impunemente perché l'Impero del Male non ha né un paese, né un popolo.
La sua guerra è contro la vita; la vita di tutti tranne la propria.
Ha in odio la giustizia, qualunque possibilità di giustizia.
Non ama nessuna causa, se non la propria.


Chi ha scatenato la guerra, sa bene che da domani non ci sarà nemmeno un cittadino del pianeta che penserà serenamente alla propria vita, ma è altrettanto vero che nessun bambino, donna o uomo arabo potrà esser sicuro di arrivare a sera vivo.

E nella nostra società, nessun pacifista potrà pronunciare la parola pace a voce alta. Nessuno potrà chiedere che la giustizia sia anteposta alla vendetta. Questo è il nuovo mondo che ci consegna l'Impero del Male.
Non posso credere che sia opera di un folle, non posso credere che la civiltà sia così debole da essere spazzata via da uno sceicco miliardario.

Forse, invece, è così.
Forse chi ha governato il mondo lo ha fatto così stupidamente da consegnarlo nelle mani del terrore e del male. C'è almeno la metà dell'Universo che guarda gli schizzi di sangue di Parigi con indifferenza; qualche milione, potete scommetterci, starà brindando. È il mondo di fuori, quello che dal mio mondo non ha mai avuto niente di buono, né ha mai potuto aspettarsi una buona notizia per sé. Il mondo dei disperati e dei senza futuro a cui non abbiamo saputo dare nulla di quello che stiamo perdendo oggi. Né pace, né dignità, né benessere.

Le prime vittime dell'Impero del Male saranno loro…



venerdì 13 novembre 2015

Che tempo farà?




Si aggirano tra gli scogli come tanti zombi, si danno di gomito, allargano le braccia e alzano gli occhi al cielo.
Ma come è possibile che in riva al mare ci sia nebbia, si chiedono? No, dico, non quel velo impercettibile che ha stimolato la penna di tanti scrittori e il pennello ad altrettanti pittori. Nebbia: muro bianco che da Santa Giulia va a lambire gli stabilimenti balneari della costa. Ecco: tipico scenario padano, per intenderci.

Nessuno sa dire con certezza se le bizzarrie del tempo siano dovute alla scellerata azione degli uomini o dipendano da cicli climatici ricorrenti. La sola cosa certa è che l'esposizione dall'umanità alle intemperie e alla brutalità degli elementi è fortissima, persino nella società a tecnologia avanzata. Il maltempo ci ricorda, diverse volte nel corso dell'anno, che la partita con la Natura si gioca all'aperto: anche se le nostre case sono robuste, strade, ferrovie, sono esposte al cielo.

Sotto i lampi e le bombe d'acqua, davanti alla nebbia marina, al riparo dai venti che spirano a cento all'ora e all'ombra dei quaranta gradi estivi, rifletto.

La Natura che rialza la voce, indomabile e despota, ci ricorda che la nostra avventura è ancora in corso.
Che niente è conquistato per sempre.
Che apparteniamo indissolubilmente alla Terra, dalla quale dipendiamo assai più di quanto essa dipenda da noi.
Ed è questa la nostra vera e grande fortuna...




mercoledì 11 novembre 2015

Ora Basta!




Adelmo è un brav'uomo. Niente da dire. È che si prende un po' troppo sul serio. E tira in mezzo anche i suoi amici. Ma io non ci sto, non oggi che ho le palle girate.

Non venirmi a dire la solita cazzata: se tutti facciamo qualcosa, tutti insieme, qualche cosa risolviamo.
Tutti insieme cosa? Chi?
Va bene, spengo tutto di notte, così anche i led vanno a dormire e si consuma di meno. Ma se non lo faccio non mi puoi dare la colpa del destino cinico e baro che porterà l'universo alla distruzione. No, non ci casco, Adelmo.

Sono i grossi a fare le differenze, Adelmo. Sono le politiche ambientali, industriali. Sono i cinesi e gli indiani, che vanno a carbone, petrolio e letame, a fare casini. E le loro industrie fuorilegge. Sono le acciaierie delocalizzate nei paesi privi di controlli, le centrali nucleari antiquate, i regimi consenzienti. È questo a fare il buco in quel cazzo di ozono, a creare effetto serra, a farci respirare veleni.

Perché vuoi sensibilizzare me? Se getto una carta a terra mi sento un coglione. Avete fatto in modo, tu e i tuoi amici integralisti, che mi senta in colpa se non raccolgo la merda che il cane lascia per strada.
Non va bene, perdio! Non va bene! È da quando ero piccolo che mi stanno a sensibilizzare. Sono ipersensibile ora. Manco fossi uno svizzero. Tengo più alla foca monaca che a me stesso. Basta!

Sostengo Emergency, il WWF, l’Unicef, l’Amnesty, l'Irpef, l'Ilor, la ricerca sul cancro, la ricerca sulle malattie genetiche, la ricerca sulle malformazioni, la ricerca sulla ricerca. Anche Albano mi dà lezioni, lui che disboscato mezza Puglia per farsi una casa: l'altro giorno mi ha praticamente obbligato a fare una Sms. Va bene: un sms per le fibrosi, un sms contro le fibrosi, uno per i bambini, l'altro per le vittime della mafia, uno per la riabilitazione dei mafiosi. Mi sono fatto un terrazzo pieno di azalee, mangio le arance anche se mi fanno schifo, mi sono rimpinzato di cioccolata equa e solidale, ho bevuto ettolitri di pessimo caffè fatto con le proprie mani da minorenni supersfruttati, ho comprato quintali di Parmigiano fallato dal terremoto. Ho firmato per la droga, ma loro nemmeno una canna mi hanno dato: e questa è giustizia, Adelmo?

E il senso civico dove lo mettiamo, eh? L'impatto zero, la carta igienica riciclata, il filtro antiparticolato, il rispetto delle stagioni, il giorno della Memoria, il giorno della Pace, il giorno della Marmotta. E un minuto di raccoglimento per il Darfur, che sulle prime pensavo fosse una specie di Silicon Valley delle caramelle che ci piacevano tanto. Va bene ricordiamo anche il Darfur e subito dopo facciamo una donazione per costruirci un ospedale (ma perché non dona qualche spicciolo anche il G8?).

Manco posso fumare in pace, perché se nel giro di due chilometri c'è una donna incinta mi prendo un avviso di garanzia per omicidio colposo. Sono sensibilizzatissimo, non ti preoccupare, Adelmo: guardo con Google Earth e se intravedo un ventre tondo ingoio la sigaretta accesa.
Ma adesso mi fate pensare pure un po' a me? Mi avete triturato anima, maroni e portafogli con questo continuo bombardamento sociale.
Mi sento sempre inadeguato. Avverto il peso del riscaldamento globale, delle morti bianche, dell'aumento delle tasse e delle cazzate di Renzi.
Ora basta.

La crema spalmabile alle nocciole e anacardi equa e solidale salverà pure tanti bambini pieni di mosche in qualche posto sperduto dell'Africa, ma è improponibile.
La Nutella è più buona.
Quella che viene dall'Africa sembra segatura dolce: fa schifo...


martedì 3 novembre 2015

Ciao Vicio...



Ma come avrà fatto, Vicio ad essermi presente in tutti questi anni.
A me, che me lo ricordo nel mio immaginario in braghette e maglietta da calcio, senza mai essere invadente? Ad assaggiare la vita in tutto il suo rigoglio (era bello, educato e aveva un sinistro da far paura) senza mai apparirmi superbo, o volgare?
È come se tutto gli fosse passato addosso per caso, per fatalità, per fortuna: così mi diceva il suo sguardo sornione, che gli anni non avevano ancora ingabbiato in un reticolo di rughe.

Poche uscite, poche parole, tanto amore verso i figli, tanto affetto agli amici, tante serate da Beppe. Troppe delusioni. Ma lui rispondeva sempre con un sorriso. Anche negli ultimi tempi, come se fosse un guanto di sfida nei confronti della morte.

Quando ho saputo che era morto il mio primo pensiero è stato un afflato infantile: mi è dispiaciuto che mia figlia non lo abbia conosciuto, perché ancora troppo piccola.

Non posso spiegarle niente, non ho le parole (anche se è di queste che mi cibo) per descrivere quell'uomo che aveva in fondo agli occhi lo straordinario dono della misura.

Ciao Vicio, che ti sia lieve la terra...