A volte basta un attimo per toglierti di dosso certezze granitiche. Basta sfogliare distrattamente un settimanale nella sala d'aspetto di un dentista. Dopo aver scansato un “Gente e Motori” del 2002 e un “Famiglia Cristiana” di due anni più recente, mi è capitato in mano un periodico incredibilmente recente.
A pagina 46 di “Oggi” dei primi di novembre (probabile sedimento di un paziente distratto), campeggia un titolo che ha del sensazionale: “Il 2012? Niente paura, la fine del mondo è stata rinviata”. A piè pagina, il conduttore di Voyager, Roberto Giacobbo (che su questa profezia ha calamitato i suoi – pochi – telespettatori), insiste sulla veridicità del vaticinio.
Il teorema è, quindi, che moriremo (bella scoperta) e l'assioma è che non si sa quando (altra banalità da Guiness dei primati).
Confermandomi le mie desolanti incertezze, il dilatorio Memento Mori di Giacobbo, riesce ad allietarmi, specie se raffrontato alle implacabili datazioni delle religioni più rigide e settarie, secondo le quali la vita, come lo yogurt, ha una scadenza.
Fa eccezione (lodevole) il Buddismo, secondo il quale la cognizione della fine è posta generosamente nel vago: nascere e morire sono dettagli che si stemperano nel Grande Tutto. Sono nient'altro che divertenti, di contro, i pronostici da Totocalcio delle più svariate compagnie di sventura che spostano in avanti la data dell'imminente Apocalisse, quando la precedente trascorre senza danni.
Pensate che delusione prepararsi in pompa magna al trapasso (per giunta collettivo), e accorgersi che, ancora una volta, tocca rimandare. Alla luce di questa incredibile notizia avvallata da Giacobbo, confido di celebrare il 21 (o era il 23?) dicembre del 2012 alla maniera del vecchio capo indiano del Piccolo Grande Uomo: si dice ai propri cari che l'ora è giunta, si sale sulla cima di una montagnola, poi, all'imbrunire – complice un certo appetito – si prende atto che la fine tarda a giungere. Ci si rialza e si torna a casa, giusto in tempo per la ghigliottina di Carlo Conti.
Ciao e grazie, ti leggo sempre volentieri.
RispondiEliminaCiti i nativi e questo aumenta la mia simpatia per te. Io adoro i nativi d'America e mi piacerebbe scoprire che i miei avi sono loro.
ciao
Libertà sai chi è? Alessandra Lucini ciao
RispondiEliminaAntonio lanza ha detto
RispondiEliminaCiao Aldo, apprendiamo sempre qualcosa da te.
Grazie.
Una lieta giornata
Prima che arrivassero i nostri fratelli bianchi per fare di noi degli uomini civilizzati, non avevamo alcun tipo di prigione. Per questo motivo non avevamo nemmeno un delinquente. Senza una prigione non può esservi alcun delinquente.
RispondiEliminaNon avevamo nè serrature, nè chiavi e perciò, presso di noi non c'erano ladri. Quando qualcuno era così povero da non possedere cavallo, tenda o coperta, allora egli riceveva tutto questo in dono. Noi eravamo troppo incivili per dare grande valore alla proprietà privata. Noi aspiravamo alla proprietà solo per poterla dare agli altri. Noi non conoscevamo alcun tipo di denaro e di conseguenza il valore di un essere umano non veniva misurato secondo la sua ricchezza.
Noi non avevamo delle leggi scritte, depositate, nessun avvocato e nessun politico, perciò non potevamo imbrogliarci l'uno con l'altro. Eravamo messi veramente male, prima che arrivassero i bianchi, ed io non mi so spiegare come potevamo cavarcela senza quelle cose fondamentali che - come ci viene detto -sono così necessarie per una società civilizzata.
Mi hai fatto sorridere Aldo.Quante volte come dici ce l'hanno prevvista,è un modo di tenerci nel terrore e l'oscurantismo,pecore ,fedeli al dogma.Sono nata cattolica mi dico cristiana nel senso umanista ma non sono cretina e mi piace il buddismo perché sono nata curiosa positiva e sempre cerco di mantenere lo spirito critico e aperto.L'unica cosa che ha valore per me è che viaggiamo tutti nella stessa barca chi con umanità,chi con indifferenza,ognuno ha la scelta ma la morte è per tutti e dove si va non si porta nulla,né potere,né denaro,almeno c'è una giustizia.Ciao dalla Francia .Laura M.
RispondiEliminaciao Aldo. Ci rincontreremo a Maranza per la fine del mondo. Sei sempre pungente ed ironico.
RispondiEliminaMarco di Maranza
Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo , E' il destino dell'uomo, quello di morire una sola volta. Morge
RispondiEliminaIl desiderio, la brama, la primavera della vita e poi la "signora grigia" gioca con noi la partita a scacchi, sicura di darci scacco matto.
RispondiEliminaA tutti noi.
A tutto il mondo.
Perché tediarci e angosciarci?
Lasciamo alle Cassandre di turno e alle si...bille gli avversi oracoli.
Viviamoci la vita.
E' sempre e comunque un battito di ciglia.
Grazie Aldo delle tue pungenti ed ironiche riflessioni.
Un sorriso
Mariaconcetta
"Mira o mortale, oggi a me; domani a te: polvere eravamo e polvere resteremo..." Così recita la didascalia di un teschio stampato in bianco e nero a tutta pagina in una Filotea di un padre penitenziere dei Minori Riformati dell'Insubria (edito da Enrico Crotti Librajo - 1859 Milano). Da piccolo mi piaceva mostrare la pagina per ridere di quanti s'impaurivano. Oggi la cosa mi diverte un po' meno, dato che, statisticamente, sono meno gli anni che mi separano dalla morte da quelli che mi separano dalla nascita. Il mio lento, progressivo, ma evidente ridursi della memoria, dei riflessi e della vista mi dice che sto scendendo la parabola della vita. Dunque 2012 o altro termine, prima o poi tutto ha una fine e dunque anch'io; perciò sono abbastanza preparato. La cosa di cui ho più paura è l'infermità e dunque spero in un trapasso rapido e quasi indolore.
RispondiEliminaMa dato che la fine, nostra e/o del mondo, non dipende né da noi, né dall'umanità, viviamo sereni l'oggi, ben consci che "del doman non v'é certezza".
LA FINE...RIMANDATA PROSSIMAMENTE...DATA DA DEFINIRE....GRAZIE ALDO
RispondiEliminaNon credo che anche a sapere la fine della mia esistenza qui sulla terra, farei qualcosa di diverso.Sappiamo già che dobbiamo morire anche se fingiamo che non succederà mai.Che io muoia da sola o collettivamente non mi cambia nulla.
RispondiEliminaNon mi fa nessuna paura sapere che domani ci sarà la fine del mondo,mi spiacerebbe soffrire troppo questo si, preferirei e mi auguro di andare a dormire e non svegliarmi più quando sarà il momento...dal sonno all'aldilà :)
Certo che, adesso che hai superato i sessanta ed anche da un po’, ti capita di pensare che un giorno dovrai pur andartene, non fosse altro che per quella inderogabile regola che assoggetta tutto ciò che inizia ad una fine.
RispondiEliminaNon è che mi secchi più di tanto andarmene e, peraltro, per fatto di professione, già mi capitava di doverci pensare (forse qualcuno adesso pensa che io sia un impresario di pompe funebri, e magari sta con convinzione tastando tutto il tastabile: tranquilli, niente di tutto ciò né, per quello che m’è dato di conoscere, mai nessuno m’ha attribuito la fama di iettatore), tuttavia qualche riflessione l’imminente fine me l’ha già imposta.
Intanto cominci a guardarti indietro e fai un primo bilancio della tua vita, pensi alle cose fatte e ti chiedi se le rifaresti, ma quello che più ti stuzzica è la tentazione dell’immortalità… .
Come sopravviverti? Poeti, scrittori, artisti e musicisti, in molti ci sono riusciti, ma io non ho nessuna delle loro virtù, così al fine mi specchio nei miei figli e m’illudo di sopravvivere nel loro eterno ricordo… .
La fine...non si può sapere...ma anch'io prevedo, fra i miasmi dei rifiuti...soffocheremo.
RispondiEliminaMeglio l'apocalisse.