lunedì 16 aprile 2018

Dove finisce il diritto di cronaca







Può, una persona pubblica, decidere di chiudere il sipario e vivere come vuole? No.
Può decidere di appartenersi e basta? No.

Isabella Biagini non ha potuto, sicuramente. Venne immortalata su una panchina di un parco pubblico coperta di stracci. Accortasi del maligno flash, fece il debole (e inutile) gesto di difesa per proteggersi il viso, la sua vita, il suo passato. Tutto inutile. Per tutta risposta, il settimanale Oggi, la trafisse a tradimento, pubblicando in prima pagina delle foto palesemente estorte. Il servizio all’interno del rotocalco era condito di quella sordida pietà da salone di parrucchiere: “poveretta come è ridotta, non sembra più lei”.

Il tutto, naturalmente ribattuto dal “Messaggero” - per solidarietà giornalistica, forse – con feroce puntualità, arricchendo il servizio con tanto di foto della Biagini quando era “bella e famosa”. La D’Urso fece il resto.

Correte in edicola, per pochi euro potete ammirare come gli anni ingrassano e imbruttiscono e sviliscono e fanno perdere (apparentemente) la dignità.

Come è facile, in nome della pubblica opinione e dell’abusato”diritto di cronaca, sputare sul presente di una persona che fu pubblica.

Se potessi, manderei un mazzo di fiori sulla lapide della signora Biagini, se solo fossi ben certo che lei, oramai prossima alla fragilità del Cielo, non lo considererebbe l’omaggio di un giornalista...




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