lunedì 30 gennaio 2012

Cronaca di un giorno qualunque



Italia, ore 10, 30. Una piazza qualunque di un paese a caso.
Folla sparuta, scriverebbe un cronista qualunque se solo fosse inviato a raccontare che cosa succede ad una manifestazione messa in piedi da un sindacato qualunque.

Passo di lì e mi fermo. Un po' per deformazione professionale, un po' perchè i comizi mi sono sempre piaciuti: è un modo di far politica che sa di antiche sezioni e di giornali affissi sulle bacheche.

L'inviato – se mai fosse stato inviato da un caporedattore – annoterebbe che non c'è molta gente. Ma in compenso, premetterebbe, molto occupata a litigare.

Si litiga a crocchi, a capannelli. Striscione contro striscione. Slogan contro slogan. Il sottofondo è quello distratto – ma continuo - di fischi.

Vola anche qualche spintone, un timido accenno di lotta paesana. Incredibilmente, appunterebbe il giovane cronista, c'è chi riesce ad accalorarsi pro o contro il povero sindacalista che si sgola dall'improvvisato palco sferzato dal vento di tramontana.
Il dirigente della sigla sindacale, incurante della situazione, si comporta come Gloria Swanson in Viale del Tramonto: interpreta una parte che non esiste più (prenderebbe nota il collaboratore su un taccuino).

Nessun segno di quell'antico senso di appartenenza che anche negli anni peggiori della nostra storia emanava da una piazza operaia. Tutto intorno, le fervide botteghe del centro storico sono aperte; rassicuranti e luminose. Le merci sembrano emanare più calore degli uomini che le producono.

I tre quarti dei cartelli e degli striscioni descrivono la sconfitta di chi li inalbera: tagli, licenziamenti, cassaintegrazioni. Rischio povertà, stenti, nessun futuro per i propri figli.

Il sentimento di sconfitta sembra il solo aspetto che unisce la piazza così irrimediabilmente frantumata.

Solo Rifondazione Comunista e qualche gruppuscolo tristemente extraparlamentare, sono compatti sotto il loro bel mazzo di bandiere rosse.

Presidiano fieramente il nulla”, postillerebbe giudiziosamente il giovane notista di cronaca sindacale... 

mercoledì 25 gennaio 2012

Una forca per tutti




L’interesse di bottega è una pratica diffusa nel mondo del giornalismo.
Ne è prova la sobria paginata dedicata dal “Giornale” alle vicissitudini giudiziarie di Carlo Malinconico, sottosegretario del primo governo d.b (Dopo Berlusconi). L’allegria che trapela dai caratteri digitati dal suo direttore Alessandro “Nosferatu” Sallusti non ha eguali.

Quasi una liberazione; un avvalorarsi della vulgata “in politica siamo tutti uguali, dunque tutti ladri”. Ergo, si ingrossano sempre più le file del partito del condono. E che diamine, mica possiamo arrestare tutto il Parlamento: ci vuole una uscita politica dalla situazione, una chiave per aprire (almeno) qualche manetta.

Peccato che la tesi del partito del condono cozzi frontalmente con il ghigno colpevolista dei forcaioli (“tutti hanno rubato, quindi sbattiamo tutti in galera e buttiamo la chiave”).

Sono le due ganasce della stessa tenaglia. Il fulcro su cui fanno leva è il medesimo: “tutti hanno rubato”. In siffatti casi, gli italiani intellettualmente lucidi e politicamente non dogmatici, non devono farsi stritolare da questa tenaglia.

Il sistema c’è, ed è alla portata di tutti. Si tratta di conciliare giustizia e diritto, condannando i colpevoli e assolvendo gli innocenti.

La legge è fatta apposta per prosciugare la palude di questa falsa uguaglianza.
Nella quale sguazzano troppi pescioloni... 

domenica 22 gennaio 2012

Fenomenologia dello scoglio assassino



Con l'avvento della parabola siamo sommersi da centinaia di notiziari, telegiornali, rassegne stampa da tutto il mondo. Anche azzerando il volume, i nostri Tiggì sono inconfondibili.

Se vediamo una chiazza di sangue, una donna scarmigliata che piange e si strappa i capelli quello è un resoconto di cronaca nera italiana.

Se nel nostro zapping esasperato ci imbattiamo in un poliziotto che disegna con il gessetto il perimetro di un cadavere per terra o se assistiamo alla diretta di una irruzione di un gruppo di vigili in una casbah urbana e l'immagine seguente è un tavolo di un ufficio con una montagnola di droga, ebbene non ponetevi nemmeno la domanda: siete sintonizzati su un canale italiano.

Negli ultimi tempi i redattori delle varie scalette sono alla affannosa ricerca di una figura che sta assumendo i contorni della professionalità: il perfetto sconosciuto che indica al cameraman il ballatoio dove è successo l'ultimo delitto. Caratteristiche principali sono la poca dimistichezza con l'italiano e la assoluta estraneità ai fatti. La tipica frase è: “Passavo di lì per caso, quando ho sentito delle grida”.

Ora, la domanda è: il nostro Paese è diventato la patria del delitto in tutte le sue sfaccettature – dalla tragedia greca al melodramma del varesotto -?
Siamo campioni mondiali di stupro di massa con annesse insurrezioni di interi rioni?
Siamo gli unici depositari della cruenta arte della strage in famiglia?

Oppure i nostri telegiornali si sono prodigiosamente specializzati in noir, con direttori e vice direttori che fanno la scaletta dando priorità assoluta a notizie e immagini orrende?

Il problema è che il nostro giornalismo si ispira sempre meno a Leo Longanesi e sempre di più a Quentin Tarantino. Pur di “fare titolo” non si è esitato a dare la colpa di un naufragio ad un immobile pezzo di roccia (“Concordia, ecco lo scoglio assassino”)

L'unico conforto che mi spinge a guardare ancora i telegiornali, è che nelle redazioni sono certo che si divertono molto.

Almeno loro...

giovedì 19 gennaio 2012

Quando la proprietà non è un furto




Invidio il mio amico Giovanni da Padivarma. Tra le tante qualità che lo contraddistinguono una è praticamente assente dal mio – debole – Dna: la precisione.
Prova inconfutabile del mio teorema è il seguente assioma: Giovanni controlla tutti i rendiconti speditegli dalle banche. A volte me la mena per ore con interessi passivi, quelli attivi e quelli neutri, per poi passare ai tassi di interesse attivo e passivo. Parla Tag e Iban come io parlo di difesa a zona e centromediani metodisti.
Penso che economicamente parlando potrebbe mettere in difficoltà qualsiasi istituto di credito, pur non essendo del mestiere; è una qualità innata. È un precursore delle class action.

Per quanto mi riguarda, la sola idea di denunciare una banca e di infilarmi in un ginepraio di carte bollate, mi mette i brividi.

Tengo in così alta considerazione il mio tempo – specie con il passare degli anni – che desidero in tutti i modi preservarlo da sciali. Mi freghino pure quei quattro soldi che tengo in banca (peraltro sono sempre in rosso: l’ho sempre detto, investite in debiti, non in Borsa), ma per cortesia lascino stare il mio tempo.

Ho fretta anche quando faccio la spesa, mi rifiuto di guardare i prezzi, mi irritano i buoni sconto, aborro i 3x2 (che mi sembrano una prova sconcia di promiscuità di mercato).
Sono il classico allocco, il turista da spennare che non tratta sull’acquisto del souvenir. Sono la gioia dei vu cumprà. Sono l’idolo degli ambulanti dei mercati.

E se a volte mi sono chiesto se non sia snobistico negarsi ad una banalissima trattativa, mi sono sempre risposto che il solo bene impagabile – ancora esente per fortuna dal codice a barre – è la proprietà del nostro tempo.

L’unica proprietà che non è un furto... 

domenica 15 gennaio 2012

Morandi, Celentano e...Di Pietro



Ecco, siamo all'Arena di Giletti. Morandi e il conduttore sono estasiati davanti ad un video che ripropone le gesta di Adriano Celentano. È un servizio che si riferisce a qualche anno fa, al 1987. Il Molleggiato paventava – o minacciava – di metter su un partito politico.

Non so a voi ma a me Celentano ricorda molto da vicino Antonio Di Pietro. Sono due italiani famosi e persone per bene. Questa coppia di assi – Di Pietro e Celentano – hanno un presupposto culturale che seppur sbrigativamente espresso, è molto antico e raffinato: ovvero che la gente comune “non capisce” quello che dicono i potenti.
E – ecco la raffinatezza – questo “non capire” le fa capire tutto.
E cioè le fa capire che i potenti ci stanno fregando.

Ecco, dunque – seguitemi bene, amici miei – che chi “non ha capito” come Celentano e Di Pietro, può ben presentarsi al Paese come svelatore di una grande verità (“qui non si capisce più niente”), ergo come i soli che hanno veramente capito.

Un procedimento, evidentemente, di grande successo, non privo di una avvincente logica.

Ma contiene in sé le ragioni della sua auto distruzione: io per esempio di quello che dice Celentano non capisco nulla.

Per non parlare del modo di far politica di Di Pietro...

giovedì 12 gennaio 2012

L'importanza del segno meno




Tutti fermi: c’è il blocco del traffico. Poi ci si accorge che a non entrare nelle mura cittadine, sono i soliti quattro sfigati. Il traffico è da giorno normale, magari anche un po’ più congestionato. Da una breve indagine effettuata tra i miei amici, è risultato che l’uso della macchina è diventato indispensabile soprattutto per i piccoli trasferimenti: 200-300 metri al massimo. Quasi una protuberanza fisica, un tutt’uno con la perfetta corazza che è il nostro corpo. Ci siamo adattati alla società moderna.

L’adattabilità dell’Homo sapiens alle condizioni ambientali più abbiette ha fatto la sua fortuna. Ma viene il sospetto che possa diventare anche la sua rovina. La cosiddetta “emergenza inquinamento” viene vissuta, oramai, con tranquilla assuefazione, forse con una punta di affettuosa famigliarità. Se qualcuno non ce lo facesse presente, ebbene, ci sentiremmo un po’ più soli.

Quasi con svogliatezza ci arrangiamo con le targhe pari e dispari, con le bici e gli scooter, i più folkcloristici usano camminare con la mascherina anti polvere (da far indossare anche ai bambini in carrozzina). Leggiamo l’andamento delle Pm10 come se ci gustassimo il Circolo Pickwick con una bicchiere di buon brandy in mano e la pipa bella carica. Si cerca di respirare pochino e pianino in attesa di rifarsi i polmoni nel week end.

Tendenzialmente credo che ci siamo arresi all’evidenza di vivere in città fetenti, strade mefitiche, giornate altamente tossiche.
Ma forse, un po’ di panico in più, in questo caso, servirebbe. Che so, un po’ di angoscia strutturale, non rivolta all’immediato futuro, ma alle condizioni di stabile avvelenamento in cui viviamo (o sopravviviamo?). Un po’ di disobbedienza alla legge totalitaria del “produci di più, consuma di più, sporca di più” che fino a questo momento non ha prodotto altro che disastri finanziari e ambientali.

E soprattutto un po’ di simpatia, di riconoscenza, verso il segno “meno”, questo grande sconosciuto dei nostri tempi. È il terrore di tutti i manager, lo spauracchio di tutti gli analisti, l’incubo di tutti i Mannheimer in salsa nostrana. Il “meno” può diventare il nostro grande alleato, l’amico fidato che ci può salvare la vita.

Speriamo di diventare un giorno la specie “meno” adattabile. Finalmente la più intelligente...

martedì 10 gennaio 2012

Un decreto legge per il giallo di Avetrana




Secondo qualche autorevole sciampista quello che prende il via oggi è “uno dei processi più interessanti degli ultimi anni”. A parte l’analisi etimologica del termine “interessante” è snervante assistere alle interviste di contorno a questo “interessante” avvenimento. In mancanza degli attori principali – incidentalmente ospitati nelle patrie galere – i volti più gettonati sono i legali degli imputati. Chi è abbastanza sadico di scarrellare tra i canali durante le trasmissioni pomeridiane, può senz’altro apprezzare la proposta che voglio fare a tutti i cronisti che si affannano a cercare una dichiarazione dagli avvocati della famiglia Misseri.

Si tratta di una intervista standard.
Domanda: come sta ora Sabrina?
Risposta: male
Domanda: che cosa fa in carcere?
Risposta: piange tutto il tempo
Domanda: che cosa si aspetta dal processo la sua assistita?
Risposta: che venga sancita la sua totale estraneità ai fatti.

L’intervista potrà essere utilizzata una tantum da ciascuna testata e valere come totale e definitiva copertura al famoso lato umano della vicenda. Nel contempo dovrà annullare ogni ulteriore pretesa di colloqui con i protagonisti del giallo di Avetrana.

Tutto questo per evitare che i famigliari della piccola Sarah Scazzi, appena usciti da questa disumana vicenda, possano cadere in mano di improvvisati cronisti-sciampisti, i quali, per giunta, neppure investendoli appena usciti dalla casa di Avetrana, mollano la presa.

Propongo che proposta diventi decreto legge.
Limitativo della libertà di stampa?
No, limitativo della feroce idiozia che molti cronisti hanno messo in campo... 

venerdì 6 gennaio 2012

E' arrivato il Mistral



Stamattina spirava un vento fortissimo, che sul lungomare traghettava odori sconosciuti. Giù sugli scogli andava in scena un balletto frenetico di cartacce, foglie arrivate da chissà dove, involucri di preservativi da poco prezzo.
Eravamo in pochi in quella terra di nessuno; tutti intabarrati nonostante il sole corrusco. L'aria era pungente, sapeva di gelo, di montagna: l'odore acre del fumo mischiato con l'aroma di ragù appena impignattati.
Il mio sguardo incoccia gli occhi di un uomo di mezza età. La sciarpa e la cuffia lasciano indifesi solo gli occhi, socchiusi in difesa del vento.
“È maestrale”, gli faccio notare guardandolo fisso.
“No, è mezzo scirocco”, mi risponde con l'aria di chi la sa lunga. Poi ci allontaniamo l'un l'altro, lasciando prendere alle nostre vite strade diverse.
Ora, nella rarissima eventualità che quell'uomo che mai rivedrò nella mia vita stesse leggendo questo post, voglio dirgli che quello era vento di libeccio. Non era maestrale, né tantomeno mezzo scirocco. Era libeccio. Punto.

Embè, che razza di storia è questa, mi direte voi, amici miei? Perchè scrivere di questo incontro tanto banale quanto inutile nell'andamento dell'universo?

Beh, amici miei, sempre meglio che scrivere dei fatti di Roma, di quella bestia che ha mirato e sparato alla testa di un bambino di pochi mesi per impossessarsi della borsa della madre. La creautura era cinese, i killer forse no (“italiani, con spiccato accento romano, forse tossicodipendenti” spiegano gli investigatori).
Sempre meglio parlare del vento che parlare dell'ennesima strage di innocenti a Damasco. Oppure del decreto salva Italia di Don Mario Monti.
Meglio parlare del vento, credetemi.

A proposito, voglio dire a quel signore che ho incontrato sul lungomare di uno sperduto paesino ligure, che quello era proprio libeccio. Era il Mistral, vento freddo che arriva dalla Francia e che fa incollerire il mare. Infatti di lì a poco è arivata la mareggiata. Una furiosa mareggiata.
Questo per onor di precisione...

mercoledì 4 gennaio 2012

Esclusivo: ecco l'agenda di Monti!



È il sogno di tutti i cronisti: sbirciare nell'agenda del primo ministro. Io l'ho fatto e sono riuscito a carpire i punti salienti della manovra che ci salverà dalla bancarotta.
Eccoli, elencati mese per mese.

Gennaio: è in via di attuazione il decreto che tasserà il beni di extralusso: tabacco trinciato, cartine e vino bianco fermo. Gli stipendi dei parlamentari non verranno toccati. Aumenti sensibili per i carburanti.

Febbraio: sarà necessario il parere vincolante della Cei per approvare i decreti legge. Le dichiarazioni di voto al Senato dovranno obbligatoriamente essere illustrate in Latino. Aumenti sensibili per i carburanti.

Marzo: la posta in palio delle partite di briscola al circolo anziani – che sia il caffè o il gin fizz – dovrà essere assegnata previo deposito bancario (spesa di commissione 8 euro). Questo snellimento delle operazioni è reso necessario per la penosa abitudine dei pensionati di pagare con monetine da 1 e 2 centesimi che provocano inutili e controproducenti perdite di tempo. Aumenti sensibili per i carburanti.

Aprile: sgravio fiscale per i possessori di dromedari che porterà un beneficio alle casse statali di 180 euro. Non è molto, ma è il pensiero che conta. Aumenti sensibili per i carburanti.

Maggio: dopo anni di menzogne, in questo mese verrà celebrato per la prima volta nella storia di Italia il piatto nazionale: wurstel e crauti. Piena soddisfazione di Angela Merkel. Aumenti sensibili dei carburanti.

Giugno: via libera al raddoppio degli stipendi dei manager statali. Piena soddisfazione dei sindacati. Aumenti sensibili dei carburanti e del tabacco trinciato.

Luglio: varo della legge che impedisce il passaggio di qualsiasi somma di contante. Sarà introdotto il baratto. La merce di scambio varierà da regione in regione: al nord si userà il chilo di polenta, al sud il casco di banane. Aumenti sensibili dei carburanti.

Agosto: chiuso per ferie, non prima di aver aumentato le accise dei carburanti.

Settembre: Monti protrarrà le ferie fino ad ottobre. Al suo posto presiederà il consiglio dei ministri Angela Merkel (tanto è la stessa cosa). Ricordarsi di dire a Frau Merkel di aumentare i carburanti.

Ottobre: probabile prolungamento del soggiorno di Monti in una località della Ruhr. Visto che la Merkel ha altri impegni, il Governo sarà retto da un cardinale eletto in conclave assieme al Cda di Banca Intesa. Durante il consiglio dei ministri è obbligatorio il cappuccio indossato. Sensibili aumenti dei carburanti.

Novembre: ritorno dalle ferie di Monti. Il discorso di ri-insediamento sarà tenuto in lingua tedesca. Aumenti sensibili dei carburanti e tabacco trinciato.

Dicembre: sarà possibile pagare il pieno al distributore con lingotti d'oro. Raddoppiare lo stipendio dei parlamentari (tanto oramai nessuno se li ricorda più). Discorso di fine anno in tedesco con sottotitoli in latino.
E che Dio ci aiuti... 

martedì 3 gennaio 2012

Andiamoci noi nel 2012



Quando ho letto la notizia (debitamente anfrattata nelle colonne delle brevi) il primo sentimento che mi ha pervaso è la stata la rabbia. Ira allo stato puro, primigenia, surgiva, irrestibilmente bestiale. Roba da andare in piazza con il forcone.

Un pensionato pugliese a 700 euro al mese non ha retto alla notizia che l'Inps pretendeva da lui un rimborso di 5.000 euro e si è ucciso. Nemmeno il tempo di smaltire l'ultima eco dell'ultimo botto di Capodanno che l'ha fatta finita. Si è lanciato dal balcone. Una notizia di una tristezza infinita, che fa pandant con un'altra vicenda: quella della multinazionale tedesca che deve oltre un miliardo di euro al fisco italiano e che si è voluta sdebitare pagando un quarto della somma. Palla al centro e pedalare, italianen.
Nessuno in quella occasione ha mostrato i muscoli: nessuna raccomandata intimidatoria da parte dell'Agenzia delle Entrate, nessuna reprimenda dei vertci Equitalia. Forti con i deboli e deboli con i forti. La solita solfa. È qui che monta la rabbia cieca. E lo scoramento.

Ma forse, in fondo, il pensionato che si è lanciato dal balcone ha fatto un altro percorso mentale. Forse non ha retto alla vista di umani che fanno festa e fanno botti e sono allegri di fronte ad un mondo così sbalestrato. Per una volta non ha risposto signorsì. Non ha voluto andare là dove lo si voleva portare per forza. Non voleva andare nel 2012.

Vediamocela noi con il nuovo anno e gli oroscopi e lo spread. E con la faccia rassicurante del banchiere Monti e con gli onorevoli che non si vogliono abbassare gli emolumenti ma che pretendono sacrifici dal popolo. Andiamoci noi nel 2012.
Lui non ci sarà...

domenica 1 gennaio 2012

Supercafone 2011



Come souvenir di questo malconcio 2011 voglio scegliere la fotografia di una spiaggia di inverno in una bella mattinata. Le onde, la battigia perimetrata dalle alghe. La linea del mare che si confonde con quella dell'orizzonte. Poi la sabbia, piena di resti del consumismo modellati come solo la salsedine e la risacca e il vento riescono a fare. Potrebbe essere un quadro perfetto; vagamente romantico, sicuramente metafisico.

A rovinare tutto arriva un elicottero che atterra proprio sulla spiaggia, indifferente – oltre che delle leggi - anche del buon gusto. Il pilota non è uno qualunque.
È Francesco Maria De Vito Piscicelli, salito agli onori delle cronache per aver riso del terremoto in Abruzzo e per i possibili guadagni che avrebbe potuto portargli. Successivamente Piscicelli è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta sui grandi eventi. È atterrato in elicottero sulla spiaggia di Ansedonia ed è andato al ristorante con la madre.

Poiché neppure il più rozzo dei cafoni potrebbe compiere davanti a testimoni un atto più idiota, penso che Piscicelli abbia voluto coraggiosamente rappresentare agli occhi dell'intera nazione il rapporto che lega gli italiani al loro paese: un rapporto rapinoso, ingordo, incolto, pateticamente macho che vede nel prossimo un inerte oggetto di piacere.

Dai grandi tangentari che rastrellano soldi fino ad arrivare ai plurimilionari inesistenti per il fisco ci si affacenda affinchè il mediocre di massa lasci le sue tracce perenni. Persone che hanno chiaro in testa il concetto di impunità legata al potere, di onnipotenza del soldo.
Uomini che hanno nel Dna l'assoluta indifferenza alla mancanza di dignità. Non è l'unico, è solo un rappresentante di una corposa colonia.

Piscicelli non è solo un geniale performer, è anche un disinteressato eroe che, pur di farci capire quanto tutti noi siamo piscicelli, non ha avuto paura di farsi eleggere Supercafone del 2011...