Italia, ore 10, 30. Una piazza qualunque di un paese a caso.
Folla sparuta, scriverebbe un cronista qualunque se solo fosse inviato a raccontare che cosa succede ad una manifestazione messa in piedi da un sindacato qualunque.
Passo di lì e mi fermo. Un po' per deformazione professionale, un po' perchè i comizi mi sono sempre piaciuti: è un modo di far politica che sa di antiche sezioni e di giornali affissi sulle bacheche.
L'inviato – se mai fosse stato inviato da un caporedattore – annoterebbe che non c'è molta gente. Ma in compenso, premetterebbe, molto occupata a litigare.
Si litiga a crocchi, a capannelli. Striscione contro striscione. Slogan contro slogan. Il sottofondo è quello distratto – ma continuo - di fischi.
Vola anche qualche spintone, un timido accenno di lotta paesana. Incredibilmente, appunterebbe il giovane cronista, c'è chi riesce ad accalorarsi pro o contro il povero sindacalista che si sgola dall'improvvisato palco sferzato dal vento di tramontana.
Il dirigente della sigla sindacale, incurante della situazione, si comporta come Gloria Swanson in Viale del Tramonto: interpreta una parte che non esiste più (prenderebbe nota il collaboratore su un taccuino).
Nessun segno di quell'antico senso di appartenenza che anche negli anni peggiori della nostra storia emanava da una piazza operaia. Tutto intorno, le fervide botteghe del centro storico sono aperte; rassicuranti e luminose. Le merci sembrano emanare più calore degli uomini che le producono.
I tre quarti dei cartelli e degli striscioni descrivono la sconfitta di chi li inalbera: tagli, licenziamenti, cassaintegrazioni. Rischio povertà, stenti, nessun futuro per i propri figli.
Il sentimento di sconfitta sembra il solo aspetto che unisce la piazza così irrimediabilmente frantumata.
Solo Rifondazione Comunista e qualche gruppuscolo tristemente extraparlamentare, sono compatti sotto il loro bel mazzo di bandiere rosse.
“Presidiano fieramente il nulla”, postillerebbe giudiziosamente il giovane notista di cronaca sindacale...
Ciao Aldo leggo qua sopra che hai cambiato mestiere e vedo che sei bravo anche in questo nuovo, ma come ti è saltato in mente di fare il fotografo?
RispondiEliminaBella la foto che hai fatto? tecnicamente si! ma è la nostra realtà che non mi piace, ne parlavo or ora con un amico, anche lui nella stessa mia situazione, quella della tua foto, la metto in cornice, questa foto, sperando che presto diventi solo un brutto ricordo, ma penso che ci vorrà molto tempo prima che diventi un ricordo
E SI....il popolo deve trovare una sua forza interiore che lo compatti in una sola fazione, fin quando siamo divisi...sperperiamo solo le nostre forze.....solo a nostro discapito.
RispondiEliminaBruna
......ciao Aldo .....bello , come al solito molto ben scritto e descrive , purtroppo , fin troppo minuziosamente bene la situazione reale .....e questo rende onore alla tua bravura ( di cui non ho mai dubitato ) ......ma lascia un grande amaro in bocca e un senso di tristezza che tende a scivolare verso la disperazione.....come ha scritto BrontoloNè,hai fatto una fotografia del momento attuale che è un capolavoro di fotografia ma ......che spero potrà sembrare presto una vecchia foto ingiallita di cuinon ci si ricorda quasi più...... bisognerà che ci si rimbocchi le maniche tutti insieme e che come diceva una canzone degli Archenciel( xchè hanno smesso di fare musica .....)" vanta spurchesi el man ed i pe e nen giresi mai andre ...vanta vardè sempi luntan e nen quatesi el mur con le man" ....ovvero " bisogna sporcarsi le mani e i piedi e non girarsi mai indietro....bisogna guardare sempre lontano ...e non coprirsi il viso con le mani" e anche che si "cumbat na bataja per ra gent.......na bataja qualunque , ma cumbattla cumbattla nen da sul ma cun jatri...." cioè " combatti una bataglia per la gente .......una battaglia qualunque , ma combattila combattila non da solo ma con gli altri....." .....insomma ci tocca tornare a combattere x il nostro futuro e x i nostri diritti e ci vuole " coesione " x riuscire in questa lotta .....
RispondiEliminaGià, lotte piccole e battaglie perse, no, voglio credere che vinceremo
RispondiEliminaA.L.
Ali spezzate da voli mancati.
RispondiEliminaE il sole stanco dei fotonici lampi,
lascia il posto al disincanto
Paura per un futuro orfano di posteri. Paura di zero-time.
Altro non so dire mio Bellissimo Aldo ♥
Mariaconcetta
E' giunto il momento di... guardare avanti; di chiudere con un nostalgico passato; di libersi d'antichi modelli.
RispondiEliminaDobbiamo fare questo salto. La realtà va fatidicamente in un'altra direzione e noi dobbiamo avere la lucidità di comprenderla per poter avere ancora voce in capitolo.
Ciao Aldo, come sempre leggo con molta attenzione per cogliere bene l'essenza dello scritto. L'immagine data fa riflettere molto, c'è un passato certo, un presente drammatico, un futuro ancora da costruire. La languida fine di un'epoca di idee e lotte l'hai fotografata egregiamente, oggi non ci sono idee e la lotta è impari perchè conta poco se circoscritta all'Italia. Ci vuole una nuova cultuta del lavoro e deve essere una cultura universale, del resto le grandi conquiste si sono fatte quando si è mosso il mondo e non sparuti gruppi. La globaizzazione non deve interessare solo le merci,anche la difesa della dignità del lavoro, abbattendo la finanza.
RispondiEliminaCon amicizia
Antonio Lanza