venerdì 6 gennaio 2012

E' arrivato il Mistral



Stamattina spirava un vento fortissimo, che sul lungomare traghettava odori sconosciuti. Giù sugli scogli andava in scena un balletto frenetico di cartacce, foglie arrivate da chissà dove, involucri di preservativi da poco prezzo.
Eravamo in pochi in quella terra di nessuno; tutti intabarrati nonostante il sole corrusco. L'aria era pungente, sapeva di gelo, di montagna: l'odore acre del fumo mischiato con l'aroma di ragù appena impignattati.
Il mio sguardo incoccia gli occhi di un uomo di mezza età. La sciarpa e la cuffia lasciano indifesi solo gli occhi, socchiusi in difesa del vento.
“È maestrale”, gli faccio notare guardandolo fisso.
“No, è mezzo scirocco”, mi risponde con l'aria di chi la sa lunga. Poi ci allontaniamo l'un l'altro, lasciando prendere alle nostre vite strade diverse.
Ora, nella rarissima eventualità che quell'uomo che mai rivedrò nella mia vita stesse leggendo questo post, voglio dirgli che quello era vento di libeccio. Non era maestrale, né tantomeno mezzo scirocco. Era libeccio. Punto.

Embè, che razza di storia è questa, mi direte voi, amici miei? Perchè scrivere di questo incontro tanto banale quanto inutile nell'andamento dell'universo?

Beh, amici miei, sempre meglio che scrivere dei fatti di Roma, di quella bestia che ha mirato e sparato alla testa di un bambino di pochi mesi per impossessarsi della borsa della madre. La creautura era cinese, i killer forse no (“italiani, con spiccato accento romano, forse tossicodipendenti” spiegano gli investigatori).
Sempre meglio parlare del vento che parlare dell'ennesima strage di innocenti a Damasco. Oppure del decreto salva Italia di Don Mario Monti.
Meglio parlare del vento, credetemi.

A proposito, voglio dire a quel signore che ho incontrato sul lungomare di uno sperduto paesino ligure, che quello era proprio libeccio. Era il Mistral, vento freddo che arriva dalla Francia e che fa incollerire il mare. Infatti di lì a poco è arivata la mareggiata. Una furiosa mareggiata.
Questo per onor di precisione...

9 commenti:

  1. Quanta dolce amarezza o agra dolcezza ...
    non ci sono parole per quel che accade , ma tu riesci a trovarle e quelle giuste !
    Grazie.

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  2. E chissà quale sarà il vento che porterà mareggiate ancora violente questa primavera? Aldo, tu che sei pratico di venti... spiegami come si chiama il vento della libertà!

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  3. Aldo, che importanza hanno i nomi del vento..questa mareggiata del Mistral ci voleva proprio,storia di cacciar via tutto quel marciume!!!!!

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  4. e.......un po' di maestrale, libeccio o scirocco...nella testa di quella mamma....che le porti per sempre via il ricordo....di un pianto di bimba lontano nella notte.
    Bruna

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  5. Bello ! Comunque abito a St. Aygulf e il Mistral sta soffiando da una settimana qui ...

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  6. ... e hai ragione ... a volte fa bene parlare d'altro ... :-)))

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  7. ..cerchiamo di allontanare certi pensieri ed usiamo il vento, per non incazzarci di più e non pensare a dove siamo arrivati....Ti sento un pò triste Aldo.....coraggio...cerchiamo di non uccidere la speranza in un mondo più pulito....magari con l'aiuto di un bel garbino !!!....buona serata.... bigi

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  8. C'è il vento libero e quello largo, quello che ti prende, ti avvolge e ti scuote e quello che ti impolvera e nasconde, quello che vorresti trascinare e dirigere e quello che ti trascina e condiziona...e in tutto questo, tu, noi, ognuno e chiunque...anche da me oggi c'era forte vento, spira e soffia forte tutt'ora, lo sento e lo respiro da una stanza buia che da sul mare, sul nostro mare ligure...la metafora del vento mi è sempre piaciuta, forse perchè sono un appassionato velista, forse perchè sono uno psichiatra di 30 anni sempre in bilico tra menti folli e cuori affannati che cerco e sempre e non trovo mai, che cerco nella tempesta di chi mi capita di poter accompagnare nel suo cammino di angoscia e di speranza...ma oggi è tempesta in me, dentro di me, per me, oggi spira un vento che porta minaccia di bufera ed una tormenta di morte, e nel frattempo di angoscia e di inquietudine...e tutto questo si chiama adenocarcinoma...quasi un nome delicato, gentile, poetico, per dire che ho un cancro al pancreas...
    Scusate, solo uno sfogo...

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  9. Caro Alessandro, non hai niente da farti scusare... , o magari devi essere tu a scusare noi che presi dal contingente quotidiano, perdiamo di vista il bene supremo della salute che, poi, è l’unica vera cosa che importa.
    La salute è quel bene che per cultura, insipienza, istinto animale, indifferenza non sappiamo valutare. Ci sembra naturale averla così come l’aria, la vista e gli altri beni che ci sono dati in dote fin dalla nascita, sicché ci arrabattiamo in cerca di altri beni, quasi fossero i soli cui valga la pena aspirare.
    Sicché, mentre inseguiamo le chimere del successo, del denaro, dell’affermazione del proprio io, perdiamo di vista quello che più conta: la vita.

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