Un colloquio tra un
qualunquista e un altro qualunquista (Di Maio e Salvini) occupa
intere pagine di tutti i giornali e settimanali con toni del tutto
simili a quelli che hanno accompagnato gli incontri tra Israele e
Palestina.
Ma nessuno si deve
allarmare. Anzi. Lo scollamento tra società e politica ha raggiunto
limiti talmente alti che alla frenesia isterica della prima,
corrisponde appena un fremito della seconda, geneticamente
catatonica.
Ma su questo
leggerissimo fremito, purtroppo, sono sintonizzati tutti i sismografi
dell’informazione (e dei social in particolare).
Massimo Cacciari,
tempo fa, con felice intuizione, definì l’agone politico come un
“un caos immobile”.
I fatti di questi
giorni sembrano però dar torto all’acuto maitre a penser
della politica italiana.
Infatti, da Brunico
a Trapani, da Bari a Domodossola, carovane di cronisti/e e
sciampisti/e (non vorrei che la Boldrini se ne avesse a male),
intasano autostrade e tangenziali per raccogliere dichiarazioni
surreali.
Il tenore è questo:
Toni è d’accordo con Pino, ma disposto ad incontrare Ciccio,
purché non discrimini Berto. Sono quindi interessati a Gianni, ma
non ostili Nando.
Nel frattempo in
Siria succede, incidentalmente, qualcosa di importante e gli operai
vanno in cassa integrazione.
Di questo, certo, ne
parlerà Giobatta a Breccanecca, potete scommetterci.
Certo, se ne parlerà
in un conclave, aperto a Renzo, ma non ostile a Mimmo O’Meccanico...
Nessun commento:
Posta un commento