Facendo un rapido conto, nella
mia vita e sino a questo istante, sono più le cose che ho imparato camminando
per strada che quelle che ho appreso chino sui libri. La più eclatante, nella
mia magnifica ignoranza, sono le meravigliose proprietà della lentezza. Più vai
lento e più cose succedono, più cose vedi, più cose impari; e più sei dentro la
verità delle cose che la velocità ti impedisce di percepire se non nell’illusorio
baluginare della loro scia. O della tua.
Viaggio lento, il più
possibile a piedi. Comunque cerco sempre di partire per tempo, ovvero
lasciandomi tempo e spazio per gli imprevisti. Incontri imprevisti, impreviste
visioni, sorprendenti varianti.
È per via della lentezza che
ho potuto godere del privilegio di un indimenticabile incontro italiano.
Stavo pensando in maniera
soffice e lenta alla vita, con un libro in grembo, su un regionale che, in
intimo accordo con me, si trascinava pigramente verso le terre di Toscana per
poi arrivare in Liguria, nella speranza di maturare almeno un’ora di ritardo
prima di consegnarmi alla stazione di scambio (La Spezia).
Avendo la meritoria società
Trenitalia coronato con successo il suo lodevole sforzo – farmi perdere la
coincidenza -, ho colto l’occasione per dialogare per un paio di ore con una
signora che arrivava dalla Puglia con due valigie dalla stazza sorprendente.
Diciamo che il peso di ambedue le valigie sorpassavano abbondantemente il suo
peso corporeo. Mi sono offerto da fare da sherpa per il sottopasso spezzino
(maledicendomi, però, alla vista della ascesa), per poi affrontare con lento,
ma fermo passo da escursionista le marmoree alzate della scala. L’ascensore,
infatti, non funzionava.
Una volta indovinato il
binario (i cartelloni pseudo-elettronici, infatti, non funzionavano) ci siamo
scambiati quattro chiacchiere da ospedale per ingannare il tempo. Il primo
approccio è stato un rimbrotto (“non fumi, signore, che fa male”), poi via via
che la confidenza si faceva più stretta, la signora Nunzia mi ha raccontato
della sua vita. Abitava in Puglia, dove ha vissuto duramente lavorando nei
campi e badando alla famiglia. Tanto sudore e privazioni le hanno permesso di
costruirsi una casa. Ora quelle quattro mura deve venderle, perchè le nuove
tasse le impediscono di mantenerle.
Perchè la pensione è sempre più
ininfluente per il carrello della spesa.
Perchè i figli hanno perso il
lavoro e il cash serve a loro.
Perchè ormai è vecchia e una
casa grande è un lusso così poco italiano.
La signora Nunzia, però, non
era per nulla disperata. “Ho quasi ottanta anni e devo ringraziare il Signore
per essere ancora in vita – mi ha detto con un sorriso dolcissimo sulle labbra –
E poi ho un fratello vedovo a Sestri Levante che è contento di ospitarmi, così
dividiamo le spese”.
Non so che cosa veda dalle sue
finestre il Professor Monti oppure se mai ha cercato di vivere slow, avendo così
modo di scambiare due parole con le signore Nunzie di tutt’talia.
Mi sento di dargli un
consiglio: scenda dalla sua torre d’avorio...
Sai, anche io cerco di andare molto a piedi e di guardarmi intorno, e viaggiare in treno mi piace a dispetto della buona volontà delle ferrovie di farti perdere le staffe, ed è vero, incontri persone e storie che ti rimangono dentro e ti insegnano che in fondo è soltanto la gioia di vivere che ci salva da tutte queste brutture.
RispondiEliminaSe vai lento, ti godi le bellezze e ascolti le brutture, puoi regalare una parola buona e molto spesso ti rendi conto che anche soltanto ascoltando dai molto a chi ti sta di fronte.
A.L.
Aldo...perchè correre? consumi energie e poi ti viene fame, Monti è stato chiaro, un sol pasto al giorno ... se sei fortunato
RispondiEliminaBruna
...io son pugliese e il mio primo nome è Nunzia ( eredità della nonna paterna, per colpa di una bananiera, ma è un'altra storia...)... anche se non ho ottant'anni... deve essere per queste concidenze che il racconto mi ha fatto tanta tenerezza...grazie Aldo ..
RispondiEliminaalessandra
ritengo che la SIG.RA NUNZIA sia abbastanza fortunata, perchè ha un fratello con cui può dividere un appartamento e questo al sig. monti non svuggirà. Pensiamo alle persone di una certa età che non hanno più niente e con orgoglio riescono con grandi sacrifici a pagare le bollette perfettamente alla data di scadenza rinunciando alle volte alla primaria necessità del sopravvire.
RispondiEliminaLa tua premessa del vivere lento per assaporare le piccole cose che la vita ci dona la ritengo molto importante, ma dimmi la verità quante volte riesci a sfuggire alla frenesia in cui ci siamo gettati, non serve a niente correre ma se non corriamo sembriamo degli andicappati.
ciao tuo affezzionato cekke
P.S. il libro mi è piaciuto ma vorrei analizzarlo insieme.
un abbraccio
Grazie Aldo per la bella testimonianza, e un abbraccio (anche se virtuale) alla Sig.ra Nunzia, a cui va tutto il rispetto per chi prima di noi ha vissuto credendo di costruire un Paese più giusto.
RispondiEliminaCamminando a passo lento hai il tempo di guardare negli occhi l’Altro, di accorgerti di lui, di cogliere l’urlo muto della sofferenza , che si nasconde beffarda dietro l’Obelisco della dignità.
RispondiEliminaIl grande che sfreccia in Maserati coglie solo il proprio idolo: se stesso.
Una carezza Aldo
Mariaconcetta
uao!!!!......tu viaggi lentamente, esatta-mente kome me.....!!e kuest mi piace...vibrazioni all'unisono???!!uao1uao!uao!hihi se ti rakkontassi tti i miei inkontri, fatti kosì...x lentezza..potremmo scrivere un libro insieme io e te..piano piano....x andare lontano....ma sopratt x volate in alto!hehehe ;-))) bela storia lenta...ke velocizza la mente....di monti.....se mai leggesse kuesto artikolo...di kui ne dubito......!!hihi;-)) lui nn ama leggere ..lui ama fare veloce-mente!heeh this is.. un vero pekkato ,x lui.....!!;-)) anke se.....l'intento ,suo, è buono...kredo...spero..vedremo!;-)))kiss isa....kon la kappa!;-)))
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