Oggi, amici miei, mi permetto di darvi un consiglio culinario. Non è un granché, ma l'ho fatto con le mie mani e questo mi spinge a raccontarvelo.
Abbiamo mangiato in sette con sette euro. E questo potrebbe avere, in questo periodo, anche una valenza sociale. Eppoi parliamo di cibo, quindi di vita. Buon cibo e quindi buona vita.
Nello specifico vi posso assicurare che non ho mai mangiato meglio.
Dunque, prendete una bella fetta di pane secco e passatela sotto l'acqua per qualche secondo. Dopodichè prendete dei pomodorini, strizzateli fino a farne uscire il succo e spargete questo nettare sul pane secco. Tagliate a dadini i pomodori – mi raccomando, prendete quelli migliori in perfetta maturazione – e ammonticchiateli sulla fetta.
A questo punto aggiungete una bella gollata di olio. Tutto è decisivo in questa ricetta, ma l'olio è vitale: cercate quello del contadino, extravergine di oliva. Non abbiate paura di mettere troppo olio; la fetta deve essere pregna.
Quindi aggiungete un pizzico di sale. Per l'origano usate quello siciliano; basta qualche fogliolina. Il tocco d'autore? I capperi, meglio se quelli dell'isola di Panarea. Sono chiamati lacrimedde. Sono conservati sotto sale, per cui è preferibile passarli sotto il rubinetto per qualche minuto. Hanno un profumo delicato e intenso. Assaporarli è un'emozione struggente.
Anche in Sicilia è difficile trovare le lacrimedde, ma i siciliani sono molto ospitali. Non abbiate timore a chiedere, loro non hanno timore a condividere.
A questo punto, nel cuore dell'afa siciliana, trovate un sasso all'ombra di un fico e farete un pranzo che ricorderete per molte stagioni a venire.
Se vi va il vino – e spero caldamente che vi vada – chiedete al primo uscio a portata d'occhio una bottiglia di Donnafugata (semprechè non siano loro ad offrirvela).
Ho preparato questo pranzo da re la settimana scorsa mentre ero in Sicilia. La metà degli ingredienti ci è stata offerta (incredibile la Trinacria, incredibile...). Ciò che ci è stato offerto ha un valore di un paio di euro, ma ha un valore affettivo incredibile per un sogno organolettico unico.
Il punto è che per arrivare in Sicilia mi sono sorbito sedici ore di macchina e ho speso 150 euro tra metano, benzina e autostrada. Ma una volta nella vita si può fare? Certo che si può fare.
E vi chiedo: preferite una volta nella vita godervi il “pane conciato” siciliano o dare 150 euro a testa ad megalomane che vi attende in agguato su una guida gastronomica in divisa da cuoco multimediale – affetto sicuramente da sindrome narcisistica – che osa farvi pagare la stessa cifra per costringervi a deglutire il frutto dei suoi deliri? Quando lo stesso monomaniaco non vi propina un dessert frutto di una complicata formula chimica.
Anche quest'ultima è – mi auguro per voi – un'occasione da una volta nella vita.
Lacrimedda o azoto liquido?
Scegliete voi...
Aldo....in un grande ristorante si pagano le stelle....peccato che non brillino più.
RispondiEliminaby Bruna
Che bontààààààààà ....... a casa mia spesso mangiamo le friselle preparate in tal modo ....:))
RispondiEliminaUna vera delizia !!!!!!!!!!!
In estate è uno dei piatti che preferisco, specie la sera...è delizioso!!!!!!
RispondiEliminalella
lacrimedda e donnafugata..... credo che valga la pena macinare un po' di chilometri, per trovare un po' di semplicità e gusti genuini...valori dimenticati purtroppo
RispondiElimina"Lu pani conzatu" molecole di eternità.Intoniamo il "De profundis" alla cucina molecolare frutto solo di alchimie scenografiche che hanno la pretesa degli effetti speciali per l'occhio vitreo e il cuore freddo di coloro che hanno perso il sapore della vita.
RispondiEliminaUna carezza Mariaconcetta
Aldo, oggi è la seconda volta che sento parlare di ospitalità siciliana e di sapori, profumi e colori di Sicilia con tanto entusiasmo. Da Siciliana trasferita in Sardegna questo mi fa enormemente piacere. Dal tuo racconto fotografico ho percepito il ricordo di quelle fragranze, di quei gusti e mi ha assalito una certa nostalgia. Grazie per le tue parole innamorate della Sicilia, grazie per avere offerto di questa terra un'immagine diversa da quella raccontata dai telegiornali, l'immagine della Sicilia più autentica.
RispondiEliminaEh,si Aldo,non è da tutti mantenere quella semplicità che ci permette di avvicinarsi alle cose genuine e assaporarle per custodirle per sempre nella nostra memoria immortalandole per l'eternità come le "madeleines" di Proust...
RispondiEliminaDa siciliano grazie Aldo! Mi ha commosso questo tuo racconto, coglie l'essenza della "sicilianità". E mi riporta alla mente i lunedì di pasquetta, quando, alla ricerca di un posto per il pic nic era normale essere fermati da perfetti sconosciuti che, come minomo, ti offrivano da bere quando non ti invitavano nelle loro case di campagna a bere e mangiare assieme a tutta la famiglia.
RispondiEliminaUna ricetta: le punte tenere della pianta dei capperi, bollite per intenerirle e condite con olio, sale e aceto
e se i capperi sono quelli coltivati nel giardino della mamma...e ogni tanto ci trovi un cucunciolo (il cappero diventato fiore e poi trasformatosi in cetriolino dal sapore più intenso)...siamo vicini alla qualifica di Patrimonio dell'Unesco! Nunzio
RispondiEliminama ceeerto : e prova a passare le fette di pane, prima , al forno . Croccanti, quando le bagni mantengono una consistenza soda, e un gusto più saporito !by l.l.
RispondiEliminaCaro Aldo, per me che sono cresciuto in Sicilia dalla quale manco - ahimé - da quarant'anni, la tua "ricetta" è stata un tuffo al cuore.
RispondiEliminaUn riaprirsi di scenari e genti lontane, di colori e di calore che non ho mai più ritrovato...
Ciao Aldo: che piacere sentirti così entusiasta per un "piacere povero" (eppur ricchissimo). Io ho dei ricordi del formaggio fatto sciogliere sulla brace del camino dai miei nonni... non c'entra ovviamente nulla coi tuoi sapori, ma i ricordi che sprigiona...mi sembra ancora di gustarlo! e riporta alla mente un nostalgico passato, mai passato... grazie! (come sempre, poca cosa un grazie)
RispondiEliminaAntonio Lanza ha detto...
RispondiEliminaCiao Aldo, tradizione e sapori sono patrimoni culturali da non far cadere nel dimenticatoio.
Anche se oggi affronti un tema diverso dalle tue enunce, lieto leggerti. alla prossima
Buonissime queste parole!
RispondiEliminaLa fresella così condita non teme nessun confronto!
e buon appettito!
anna
Bravo Aldo io come da diversi anni passerò capodanno in Sicilia,e sono 25 anni che a luglio vado in Sardegna spendo la metà che a Borgotaro in più vivo alla giornata,questa è la vera vita senza egoismi Luigi
RispondiEliminaa trasferita in Sardegna questo mi fa enormemente piacere. Dal tuo racconto fotografico ho percepito il ricordo di quelle fragranze, di quei gusti e mi ha assalito una certa nostalgia.
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