Renato Brunetta è in forma strepitosa.
Appare perfino ringiovanito. Le disgrazie lo rafforzano, le sconfitte
gli donano vigore, l'ostilità popolare lo conforta.
La sua figura, questo va detto, è
stata sottovalutata. Forse per via di quella inefficace prestanza
fisica, forse per quel suo modo stridente di sorridere che lo
assomigliare più ad una iena che ad un essere umano, ma sempre lo
abbiamo catalogato come il fido scudiero di B.
Non è così: oramai risulta chiaro che
Renato Brunetta è sempre stato il capo. Lui era il Don Chisciotte,
B. il Sancho Panza (la Santanchè, Dulcinea?). Sono stato poco
attento, bastava dare un'occhiata alle caratteristiche teatrali: era
Brunetta che aveva quella vena di follia che lo faceva sempre parlare
a vanvera, negando anche l'evidenza. Il signor B. è grassottello e
fanfarone: la tipica spalla teatrale condannata ad una fine grama.
Guardiamo come è andata a finire:
Sancho Panza B. è stato disarcionato, mentre Renato Don Chisciotte
Brunetta è ancora in sella, vaniloquente e fiero, e affronta le
telecamere con sublime serenità, come chi sa che non è la pedestre
realtà il terreno su cui misurarsi, ma i sogni e i mulini a vento.
E infatti, mentre B. impreca, bofonchia
e bestemmia il Fato, l'altro continua solo e composto la sua
delirante cavalcata.
Non c'è che dire: la tragedia gli
dona, anche fisicamente. Fateci caso, sembra anche più alto...
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