sabato 30 novembre 2013

B&B, le nuove gerarchie della destra



Renato Brunetta è in forma strepitosa. Appare perfino ringiovanito. Le disgrazie lo rafforzano, le sconfitte gli donano vigore, l'ostilità popolare lo conforta.

La sua figura, questo va detto, è stata sottovalutata. Forse per via di quella inefficace prestanza fisica, forse per quel suo modo stridente di sorridere che lo assomigliare più ad una iena che ad un essere umano, ma sempre lo abbiamo catalogato come il fido scudiero di B.

Non è così: oramai risulta chiaro che Renato Brunetta è sempre stato il capo. Lui era il Don Chisciotte, B. il Sancho Panza (la Santanchè, Dulcinea?). Sono stato poco attento, bastava dare un'occhiata alle caratteristiche teatrali: era Brunetta che aveva quella vena di follia che lo faceva sempre parlare a vanvera, negando anche l'evidenza. Il signor B. è grassottello e fanfarone: la tipica spalla teatrale condannata ad una fine grama.

Guardiamo come è andata a finire: Sancho Panza B. è stato disarcionato, mentre Renato Don Chisciotte Brunetta è ancora in sella, vaniloquente e fiero, e affronta le telecamere con sublime serenità, come chi sa che non è la pedestre realtà il terreno su cui misurarsi, ma i sogni e i mulini a vento.

E infatti, mentre B. impreca, bofonchia e bestemmia il Fato, l'altro continua solo e composto la sua delirante cavalcata.


Non c'è che dire: la tragedia gli dona, anche fisicamente. Fateci caso, sembra anche più alto...

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