L'allenamento
è finto. C'è nebbia, nebbia fitta, come un muro bianco che copre il
campo. Fango, terra e sassi. Giamma si ferma a guardare quel
rettangolo marrone. Guarda il fango, la terra e i sassi che gli hanno
fatto uscire il sangue dalle ginocchia, che gli sono entrati dentro
alla scarpe, dentro alla vita. Pensa a quella molla maledetta che gli
fa in iniziare ogni anno un nuovo campionato, anche quando le
primavere sono tante.
“Non
stiamo mai insieme”, dicono moglie e figlie.
“Meglio
il calcetto”, dicono gli amici del bar.
“Pensa
al lavoro”, dicono i genitori.
Giamma
ci pensa e sorride. Ma che ne sanno loro di cosa significhi il
calcio, quel calcio.
Che
ne sanno loro della tensione del sabato sera, quando la domenica si
gioca la partita dell'anno. Che ne sanno loro di che cosa si prova
quando quello che ha segnato viene ad abbracciare te per primo. Che
ne sanno della tensione di quando il mister annuncia la formazione e
la maglia numero sei è la tua, ancora una volta. La fascia da
capitano stretta la braccio.
Che
ne sanno loro? Che ne sanno delle corse che hai fatto per non saltare
l'allenamento e quando arrivi sono tutti in circolo al centro del
campo a sentire il mister che spiega gli schemi. Che ne sanno di quel
gol che hai salvato sulla linea tanti anni fa ma te lo senti addosso
come se lo avessi fatto cinque minuti fa. Che ne sanno loro. Che ne
sanno loro di come si sta quando sei 1 a 0 a cinque minuti dalla
fine. E delle lacrime calde che sgorgano quando loro segnano proprio
quando oramai ti sentivi sotto la doccia. Che ne sanno di come riesci
a capirti con un compagno di squadra con uno sguardo che dura come il
gemito di una puttana. Che ne sanno loro? Che ne sanno della fatica
che ti blocca i polpacci alla mezzora del primo tempo, ma tu stringi
i denti e arrivi sino alla fine e piuttosto di chiedere il cambio ti
faresti amputare i testicoli. Che ne sanno del dolore che provoca un
calcio negli stinchi e del dolore che si prova dentro all'anima
quando segna l'uomo che dovevi marcare. Che ne sanno dei calci che
hai dato e delle gomitate che hai preso in mischia, lì al centro
della tua area. Che ne sanno delle strette di mano sincere con i tuoi
avversari, della sicurezza che ti dà la prima entrata in scivolata
sulla palla, di quanto sei stremato dopo il decimo giro di campo. Che
ne sanno loro?
Che
ne sanno loro di quanto sei sfinito quando arrivi agli scatti prima
della partitella e non ce la fai ma ti appoggi spalla contro spalla
con i tuoi compagni e si arriva tutti insieme alla fine, e sei tanto
stanco che nemmeno riesci a sputare per terra. Ma nessuno si è
fermato, nemmeno un secondo. E quando il mister dice che per stasera
va bene ti abbracci con il primo compagno che hai davanti a te; un
abbraccio muto che vuol dire ti voglio bene. Che ne sanno delle tue
scaramanzie, delle docce fredde, di quanto ami questo sport.
Terra,
fango e sassi. Dieci persone al tuo fianco e undici davanti a te. Un
fischio lungo e secco, il pallone che compie un paio di giri e torna
velocemente indietro. Ok, si può iniziare. Le maglie si mischiano.
Questa è la tua vita.
Ma
che ne sanno loro, eh Giamma?...
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