martedì 8 febbraio 2011

L'ultima moda



Spesso non ce lo scambiamo più. Non costa nulla, ma il saluto all’osteria di Brunin pare essere bandito. Almeno quello tradizionale. È sostituito da un grugnito onomatopeico o una timida alzata di mano. Non che stiamo in uggia l’un con l’altro. Quello che evitiamo è pronunciare il classico «Come va?». La risposta è sempre, inevitabilmente, la solita: «E come vuoi che vada...». È quasi un codice, regolamentato dalle ultime vicissitudini. Tasse, influenze, lavoro che non c’è, burocrazia. Il Genoa che non vince...

Siamo perennemente incazzati, insomma. Uomini e donne, aldilà della conformazione genitale (strano, no?). Non si tratta di malinconia o tristezza o paura, sentimenti più profondi che necessitano un’analisi più ampia.
Siamo incazzati, un termine triviale che rappresenta alla perfezione l’acrimonia spicciola, l’ira ambulante che ci portiamo dietro quando entriamo nei bar, all’edicola, nei capannelli delle piazze.

Ma la domanda da porsi è da dove nasce questo malanimo tutto italiano. A meno che non si voglia filosofeggiare alla maniera delle più sfigate compagnie di sventura, occorre ammettere che ci sono più soldi, più salute, più vacanze di qualche decennio fa. Chiunque possiede una macchina, un paio di telefoni cellulari, una casa più che decorosa. Si deve supporre, allora, che questa acredine sedimentata nel tempo rappresenta una supremazia del benessere psicologico nei confronti dei beni materiali. Potrebbe. Più semplicemente penso che questa rappresenti una moda, l’ultima moda. Assomiglia sinistramente ad un “non datemi fastidio”, “fatemi passare”, “non sgualcitemi la giacca”. Rappresenta il sentimento di chi non ne hai mai abbastanza, di chi si sente perennemente fregato dallo Stato, inchiappettato dai colleghi, fottuto da un epoca ingrata.

Ci difendiamo con piccole paranoie bipartisan da debellare a tutti i costi: l’invasione dell’Islam, il comunismo, il berlusconismo. E poi ancora il salutismo, il consumismo.

Ma la domanda “come va?” è troppo importante per essere liquidata rispondendo a seconda del mal di testa mattutino o dell’ultima contravvenzione finita sulle cartelle esattoriali. Le condizioni di miseria e guerra, sopraffazione e odio che affollano altre e più lontane contrade cambiano il nostro malumore quotidiano in un semplice vezzo cretino, in una scorreggina in mezzo ad un trambusto di martelli pneumatici. Forse bisognerebbe pensare solo per un attimo, uno solo, al gran culo che abbiamo avuto a nascere qua, con il Golfo dei Poeti a portata di mano e le bidonville di Caracas lontane mille e mille miglia. Quella dell’incazzatura perenne, dai nostri posteri, sarà catalogata come la grande recita italiana in questo scorcio d’epoca.

Nel frattempo il tempo passa e nell’osteria di Brunin entra Carmelo che, alla faccia del nome, è un venditore ambulante marocchino. Ha una stimata età di 40 anni, quattro figli in patria, i piedi gonfi dal troppo camminare e una fame atavica da soddisfare. Lui è l’unico che contravviene alla regola. Sorride (sempre) e chiede (sempre) «Come va?». Risponde Adelmo per tutti: «E come vuoi che vada»...

9 commenti:

  1. Questo è l’Aldo che riconosco. L’uomo che pennellando sulla carta i perché di tutti noi, con pochi tocchi d’inchiostro, riesce a farci sentire in colpa per i nostri egoismi.
    Molti, troppi anni fa, mi sentito tutte le sere al telefono con mia madre:
    Io: come stai?
    Lei: un po’ meglio, ringraziando Iddio.
    Lei ringraziava sempre Dio, della giornata che le aveva concesso e, benché molto malata ed io lo sapevo, rispondeva invariabilmente: un po’ meglio, ringraziando Iddio. Fino all’ultimo giorno.
    Abbiamo perso questa capacità di ringraziare per quel che abbiamo: oggi pretendiamo e ci incazziamo perché quel che ci viene dato non ci basta mai.
    Lei m’ha insegnato ad essere felice di quel che ho, e gliene sono grato.
    E grazie anche a te, Aldo. Hai trasmesso un messaggio positivo.

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  2. Bè con l'aria che tira e con i modelli forniti da questi pendagli da forca che ci ritroviamo non solo al governo ma anche in ogni posto strategico o interstizio di potere, se sei un minimo civile e non appartieni alla famelica congrega dei famigli e se,cosa più importante, ti rendi conto di come stanno andando le cose...allora l'incazzatura è di default

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  3. Concordo pienamente..parlare del proprio stato emotivo diviene sempre più una cosa da "alieni", il materiale e l'apparire è slo quello che oggi la gente vuol conoscere..ecco perchè ogni volta che posso fuggo in Africa, dove il niente materiale è sostituito dal tutto emozionale, dove l'essenza dell'essere umano riesce ancora a sopravvivere dove tutti i nostri bosogni indotti diventano un fardello da lasciare per strada..il tempo che passo in europa..cerco di sopravvivere..sentendomi aliena e continuando a rispondere alla domanda come va con una descrizione istantanea del mio stato d'animo.Ringrazio ogni giorno delle esperienze che vivo perchè..sperimentare in fondo è vivere..forse incazzandosi un poco di meno.

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  4. hai ragione Aldo.... io amo tanto salutare, parlare, trovare anche un attimo per condividere il sorriso con altri simili...pur vivendo in questa caotica roma, i quartieri diventano punti di riferimento, preferisco mille volte far la spesa in piccoli negozi dove il proprietario generalmente è cordiale, ti conosce, ti sorride, magari rievoca tempi andati... poi ringrazio....cammino e vedo la gente incazzata, scostante, tutti stressati e nervosi.... allora.... ommmmmmmmmmmmmmmm respiriamo, rilassiamoci e sorridiami ringraziando di quello che ancora abbiamo... dunque son qui e ti ringrazio, saluto tutti gli amici..
    eleonora becelli

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  5. spesso mi ricordi john fante,bravo aldo un amico...meco

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  6. Siamo quelli dell'avere e non dell'essere.
    E dell'avere ne protiamo la zavorra.
    Cordialmente
    Mariaconcetta

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  7. E tristemente verista.I mali ci sono ma hai ragione,non devono impedire il minimo,il rispetto,l'educazione,l'umanità che devono restare essenziali e hai ragione ancora dicendo che quello che fatica di più perché conosce il prezzo del pane quotidiano,non si scorda di essere educato e positivo.Bellissimo scritto,commovente aldilà dell'ironia.Grazie Aldo.Laura dalla Francia,che condivide col cuore.

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  8. "Sì, dai...lasciatemi in pace, già mi torturano abbastanza e poco mi importa del come si sta. Perchè non stiamo o se stiamo, stiamo cadendo" potrebbe essere la motivazione di molti comuni. Noi non siamo capaci di tenerci per mano per non cadere. Noi italiani abbiamo il primato in tutto, anche nella caduta libera solitaria. E se c'è il male, c'è sempre qualcosa peggio del male e tanto vale rimanere immobili e statuari, granitici nella bocca del "come stai"?
    Grazie Aldo! Enza Armiento

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  9. Che tristezza questo malumore diffuso,questo dimenticare che un sorriso alleggerisce se stessi e gli altri,che un saluto con un sorriso ci rappacifica con il mondo.Ma certo oggi ringraziare Dio è fuori moda,perchè è fuorimoda Dio.E il risultato si vede purtrooppo.grugniti,rancore,malessere esistenziale.Ma perchè complicarci la vita?Perchè non capire che significa veramente saper vivere,capire ciò che è veramente prezioso?

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