Amo il treno. Amo la sua quiete, la possibilità di conoscere persone a causa dell’obbligo quotidiano del trasferimento dalla abitazione al posto di lavoro. Amo la sua incorporea atmosfera di contenitore di vite altrui, di disperazioni, di amori, di tragedie. Amo il treno perchè mi dà la possibilità di trasformare un tempo neutro in schegge di vita pulsante. Ma tutto questo me lo stanno distruggendo.
Un tempo lavorare in ferrovia era motivo di vanto, una medaglia da appuntare al petto. Gente fiera e preparata quella che lavorava sui convogli. Gente seria. Ora tutto è stato distrutto con una formuletta che spiega come tutto deve essere piegata alla logica della “razionalizzazione e contenimento dei costi”.
È però interessante sapere come è stato spartito il meraviglioso bottino di centomila salari risparmiati dalle ferrovie da dieci anni a questa parte.
Ma sapete perché metà delle porte dei treni è guasta? Perché non ci sono più officine per ripararle. Sapete perché i locomotori si guastano? Perché non esiste più il controllo che per 15.000 vecchie lire facevano i macchinisti ogni 6.000 chilometri e macchine vecchie di cinquant'anni vanno al controllo ogni 50, 60.000 chilometri. Se si guasta il riscaldamento, se si bruciano le lampadine, se si sfonda un sedile, è più razionale sigillare il vagone o, meglio ancora, lasciare perdere. Perché il modo più sicuro di distruggere un patrimonio fatto di roba buona - e le ferrovie sono state fatte a suo tempo con roba buona - è di evitare la manutenzione.
Date un'occhiata alle targhe che trovate in ogni vagone, in ogni locomotore per rendervi conto di quanto sia vecchio il materiale che sferraglia su e giù per il Paese. Date un'occhiata ad un orario di venti anni fa e a uno di oggi per rendervi conto di quanto si siano allungati i tempi di percorrenza. Considerate il fatto singolare che un cosiddetto Eurostar di oggi sulla linea tirrenica è più lento di un antico espresso.
C'è una sola cosa che pare funzioni bene da dieci anni a questa parte: la Milano-Roma per Eurostar. E questo è il bocconcino d'oro, la fetta della torta da lasciare all'ospite di riguardo al cenone per la spartizione delle fu Ferrovie dello Stato.
Il diritto alla mobilità, a potersi spostare in tempi ragionevoli a un prezzo ragionevole, è uno degli indici della democrazia. Il diritto alla mobilità ogni cittadino se lo dovrebbe garantire semplicemente pagando le tasse. Per questa ragione le ferrovie sono un bene pubblico e la privatizzazione deve comunque garantire questo diritto. La dissoluzione e la svendita sono un atto grave di sopruso e tirannia paragonabile alla dissoluzione del sistema scolastico o della riserva aurea della Banca d'Italia. E se penso alle ferrovie d'Italia oggi mi viene in mente l'inizio della fine dell'Argentina ieri. Tutto cominciò con la svendita delle infrastrutture strategiche del Paese...
si,Aldo,quando in uno stato dato si deteriora la nozione della "res publica"anche la nozione di democrazia svanisce dalla realtà e per via di conseguenza trascina nel dimenticatoio del bene pubblico il diritto di ogni cittadino a spostarsi in tempi e a prezzo ragionevoli...si,si,c'è proprio qualcosa di marcio nel reame di Danimarca!!!!...
RispondiEliminaper la svendita delle aziende statali ti posso dire solo che una volta si impegnavano gli ori di famiglia come ultima ed estrema soluzione, qui ,invece lo si fa ...solo per giocare ai dati, si, ci dobbiamo ribellare e chiedere un controllo serio ed articolato, prima sulle banche, poi sui privati e per ultimo sulle aziende....scusa le mie lamentele
RispondiEliminae amico mio...hai toccato un tasto dolente e che mi piace...sviscerare.....MILANO-ROMA...funziona?.ed è per lo stesso motivo che al sud..non quadra nulla, le vie di comunicazione da sempre eccezionali al nord, stretto contatto con l'Europa.....e al sud...viottoli di campagna....ma non da oggi da oltre 2000 anni.Se ad un bimbo in procinto di muovere i primi passi si fa calzare scarpe usate e malridotte, mi sai dire poi come farà ad imparare una buona deambulazione?questo , però , è un po' un discorso mio, era da molto che volevo farlo..ma non avevo l'imput giusto......
by Bruna
Tutto cio che tu con passione racconti avviene con buona pace del costo del biglietto, la puntualità ,la qualità e il raziocinio.
RispondiEliminaSolo tu e mio marito siete rimasti affezionati a questo mezzo di trasporto mefistofelico, sudicio e per nulla dignitoso.
Credo che barcollanti e caracollanti ci stiamo avvicinando a passi decisi senza voglia di riscatto verso la notte della Repubblica. Perché la Res - Pubblica é stata offesa, violata, calpestata vilipesa, oltraggiata, violentata, e noi fagocitati dalla presunzione della potenza che non abbiamo.
Cordialmente
Mariaconcetta
E’ vero che, una volta, esser ferroviere era motivo di vanto, lo stesso orgoglio però era condiviso dall’operaio per la sua fabbrica... .
RispondiEliminaEra l’orgoglio del proprio lavoro, quasi uno spirito di corpo, che ti faceva andare a testa alta per la qualità del tuo prodotto, delle tue capacità. Poi sono stati predicati altri valori... e le generazioni più giovani sono state allevate con sentimenti diversi, sicché ci si stupisce quando ancor oggi trovi qualcuno fiero di quello che fa.
Proprio in treno, sulla Messina - Palermo, qualche tempo fa ascoltavo un’operaia vantarsi d’aver sabotato la miscela d’una “caponata” in scatola per far dispetto al “padrone”. Lei non aveva mai letto Guareschi e la massima per la quale il “padrone more il giorno dopo del suo operaio...” .
Lo strumento treno ha subito gli stessi “tagli” che hanno subito tutti gli altri settori dello Stato (salvo i politici, si dice): anche nelle Forze Armate, ad esempio, per realizzare risparmi, carri armati ed aerei che una volta avevano tempi di revisione compatibili con il loro normale logorio, oggi languono inefficienti nelle rimesse... . Ma quanti di noi non hanno allungato i tempi dei tagliandi delle nostre automobili per realizzare risparmi e priorità in tempi di crisi?
Il dubbio che ci tormenta, tuttavia, è se quei tagli a treni, aerei, ospedali, scuole potevano essere meno dolorosi in presenza di una maggiore rettitudine nella tenuta dei conti dello Stato... .