Ci siamo incontrati fuori dalla libreria, tutti e tre ingombri di pacchettini rossi.
Riccardo e Angela mi hanno fermato, incuranti della faticosa provvisorietà di quell'incontro. Volevano dirmi qualcosa, volevano stupirmi. Mi hanno detto, guardandosi l'un l'altro con aria complice: “Abbiamo una storia incredibile. Una favola”. Ero già in fibrillazione; a me le favole piacciono, soprattutto sotto Natale. Alla fine, non ve lo nascondo,amici miei, sono rimasto un po' deluso.
In pratica, Riccardo e Angela, volevano annunciarmi che si erano costruiti la casa. La loro casa. Da soli.
Un lavoro ben fatto è ricchezza di tutti, diceva Anselmo, anarchico e muratore fine. Anche lui, nel 1970, la casa se l’era fatta da solo. E la casa dove io sono nato fu costruita da mio babbo. E nel paese dove sono cresciuto ogni contadino si è fatto la sua casa, e si vede bene ancora adesso, quadrati sghembi come sono, con improbabili accessi – qualcuno nei suoi disegni a mente si era dimenticato il posto delle scale – con cucine immense e umidi salotti abbandonati.
Visto dalla Val di Taro – e dal primo dopoguerra -, costruirsi una casa non è una favola e nemmeno una storia che val la pena di raccontare: è solo un pezzo di vita quotidiana (e dura).
Visto dalla Val di Taro – e dal primo dopoguerra -, costruirsi una casa non è una favola e nemmeno una storia che val la pena di raccontare: è solo un pezzo di vita quotidiana (e dura).
Visto dall'oggi farsi una casa, fare qualcosa che occupi nel fisico, nella mente, nell’anima è un'azione eroica. Cominciando con tutti i permessi da chiedere e ottenere. Continuando con tutto ciò che occorre fare giorno per giorno per qualcosa che, se saprai correggere i tuoi errori, vedrai non il prossimo anno ma fra dieci lunghissimi anni, in cui molte cose cambieranno intorno e dentro di te.
Perché alla fine ciò per cui ti sei impegnato accada, perché ciò che alla fine vedrai e ognuno vedrà potrà essere considerato qualcosa di ben fatto, di fatto a regola d’arte, occorrono doti che non compaiono nel prontuario di questa contemporaneità.
Occorre pazienza, dedizione, fedeltà, costanza, fantasia, fisicità, accettazione della fatica duratura, rifiuto del disinganno. Umiltà.
Chi tra i lettori si sente in coscienza di accollarsi la banale ma ciclopica impresa che Riccardo e Angela hanno portato a termine?
Io so che non saprei farlo, che non saprei più farlo. Sulla non favola e non storia dei miei amici ci ho pensato su, e sento che questa è una mia menomazione. Sento che non è bene, né per me, né per gli altri, che io non ne sia capace. Non è cosa buona e giusta.
Avere mani forti e sguardo lungo, pazienza tenace e cuore fedele basterebbe a cambiare il mondo.
Da qualunque punto di vista si guardi al mondo...
....siamo piccoli piccoli in un mare in tempesta
RispondiEliminaSe riuscissi ancora una volta a colmare la mia coppa di senso … Ed invece …
RispondiEliminaNelle mani rimangono solo pane secco e latte acido.
Poco salvo dell’uomo e della sua natura .
Avverto ordigni interiori prossimi all’implosione.
La misura è quasi colma.
Paura per un futuro orfano di posteri. Paura di zero-time
<3 Mariaconcetta
una decina di anni fa , ero uscita dalla paura di un tumore al seno e di tutte le cure del dopo, mio marito è tornato a casa dicendo che aveva trovato un posto in cui avremmo potuto vivere bene...meglio che in un condominio in cui c'era sempre qualcuno a cui andava male qualcosa : i figli ed i loro amici, il cane, il gatto , gli uccellini , il nonno ...Osvaldo aveva sentito un venticello fresco che arrivava dal Chiese , l'aveva seguito e aveva trovato una villettina , con un bel giardino ed un grande garage, vicino ad altri ma indipendente. Vista sembrava e forse era un affare, svenduta da un personaggio che l'aveva voluta per avere uno spazio per tenere una specie di magazzino per un futuro lavoro con i computers...tutto gli era andato male e aveva lasciato casa da finire , direi 'nuda' ma con una sua aria già solida e forte . Presa ho cominciato a fare la direttrice dei lavori con due compagni un architetto ed un muratore che mi davano le dritte per non farmi fregare e per sopportare gli imbianchini e gli elettricisti. L'emozione più grande è stata la posa dei pavimenti , volevo il parquet abbiamo messo pietra per il riscaldamento a pavimento già piazzato. Un padre ed un figlio arrivavano la mattina presto , si sistemavano e partivano con il loro lavoro di pazienza senza parlare , senza cantare , in totale silenzio per posare un disegno che era solo nella loro mente.Sembrava quasi un miracolo e nessuno riusciva a distrarli...l'altro miracolo è stata la posa del camino , non uno normale e prefabbricato ma disegnato da me , fatto a norma da un marmista e poi messo a posto dal mio amico e compagno muratore di più di settant'anni con un nipote che non arrivava ai quindici. Avevo deciso che saremmo entrati in casa a dormire per il mio compleanno e il 5 aprile eravamo tutti lì a festeggiare con la sicurezza di essere nella più bella casa del mondo :-))<3
RispondiEliminaeh,si Aldo,noi poeti,eterni sognatori non riusciamo a rinunciare al mondo delle favole,al mondo dell'immaginario,dello straordinario perché coincide in assoluto con il nostro supremo desiderio di sogni alati che purtroppo è in via di sparizione, perché oggi quella di Ricardo e Angela èl'unica favola che ci è concessa,una favola moderna,eroica,straordinaria,perché rappresenta il trionfo dei passaggi obbligati per ottenere i permessi necessari alla costruzione della proria casa..ormai i parametri del sogni sono capovolti...,non più il sogno di un mondo fantastico, che arricchisce la nostra fantasia all'infinito,ma una restrizione continua al mondo materiale,confrontati come siamo ormai, alla necessità di costruirsi un posto al sole, un piccolo posto ottenuto a forza di coraggio e determinazione,a forza di sospendere il bisogno di sognare...un piccolo posto che rappresenta il sacrifico dell'arte di poter vivere nell'incantato mondo delle favole... Gilda
RispondiEliminaHai presente quando da bambino per la prima volta ti rendi conto che nella spiaggia su cui hai posato il tuo sedere c'è una quantità incontabile di granelli di sabbia? E magari ti intestardisci e inizia a contarli a uno a uno per capire quanti ce ne sono lì, attorno a te. In quell'imbarazzante microscopico mezzo metro di spazio che puoi raggiungere con le dita. Ti senti un po' stordito davanti a quella faticosissima immensità. Così come davanti a queste storie, che sono tanto simili a quelle che pian piano stai iniziando a vivere. Se hai una compagna. Se hai una casa. Se hai scelto di costruirti qualcosa che non ha un futuro, ma un presente fatto di passi che hai deciso di indirizzare verso una direzione, per quanto sia ipotetica e nebbiosa. Io vedo la stessa favola di questa coppia nel mio bagno. Si, nei 3 metri quadri del mio bagnetto. Ci stiamo facendo un mosaico. Pietruzza dopo pietruzza, incastonandoci qualche specchietto per cercare di guardarsi sotto spezzoni di prospettive differenti mentre fai la cosa più importante della giornata: guardarsi allo specchio dopo essersi lavati la faccia. Poi pian piano arriverà in camera da letto, in cucina, in cantina, nello sgabuzzino. Magari fino ad un futuro ipotetico garage. Chissà. Però è bello sapere che puoi fare una favola costruendo la tua vita.
RispondiEliminaLa mia casa è stata costruita da noi, completamente, dalle fondamenta al tetto, Dio quando lavoro, quanti stenti, e ogni anno cresceva con noi, pietra su pietra, stento su stento e poi e cresciuta ancora e suddivisa per dare spazio a nuove famiglie così da poter vivere con i nipotini e, poi la vita decide che nulla più quasi ti appartiene,come se quelle pietre non avessero più un'anima, come se casa tua fosse ormai relegata in un'altra vita.
RispondiEliminaLa guardo ora casa mia, ha visto crescere una famiglia ed ora,silenziosa, guarda il suo sfacelo.......queste oggi sono le mie pietre.
Bruna
La vita mi ha insegnato che non ci si deve attaccare a nessuna cosa materiale e che l'unico investimento duraturo lo dobbiamo fare su noi stessi, sulla nostra crescita interiore. Per una serie di eventi sfortunati ho perso anni fà la casa dei miei sogni, avevo pensato che era lì che avrei voluto invecchiare. Invece no, non è andata così e il mondo mi è crollato addosso.Di chi è stata la colpa? Del venditore disonesto? del destino? NO! E' stata mia,ho investito il mio affetto su delle mura che cmq non mi sarei portata dietro alla fine della mia vita e questo è stato un duro ma efficace monito, sono altre cose a cui dobbiamo dedicarci!
RispondiEliminamani forti, sguardo lungo, pazienza tenace e cuore puro: questo davvero basta a cambiare il mondo. Chi (quanti) può dire di avere tutti questi requisiti?
RispondiEliminaGrazie Aldo per condividere con noi anche i tuoi dubbi, il tuo modo discreto e sottovoce di vedere la vita... :)
La casa ai tempi di mio padre era un bene di lusso ,come ora avere un lavoro sicuro che ti porti alla pensione, ora avere una casa è se ti va bene la garanzia di avere la pensione .
RispondiEliminaPatrizia G