Scorrono le immagini dei cortei di protesta mentre sto mangiando le trenette al pesto. Lavoratori. Pensionati. Ma anche ragazzi pieni di rabbia che lanciano slogan terribili contro chi gli sta rubando un futuro che noi non siamo riusciti a garantirgli. Vedo loro e mi rivedo, in selciati diversi ma con lo stesso astio contro il mondo. Allora come adesso i giovani vogliono sapere.
Penso che un ragazzo di oggi dista dalla strage di Via Fani, tanto quanto io, trentacinque anni, fa ero lontano dalla seconda guerra mondiale.
Una generazione oramai è passata. Vite intere. Quanti crateri abbiamo visto. E quanti orologi fermi. Fiumi di lacrime intorno a cicatrici bruciate. In questo paese nerofumo esistono orchi che fanno saltare banche, autostrade, stazioni.
Fanno saltare treni in galleria e precipitare aerei in fondo al mare. Che manovrano l'inmavovrabile, che decidono oltre ogni limite sulle nostre miserabili vite.
Il nostro è un paese dove si mormora da mezzo secolo (sommessamente, mi raccomando) che gli antri dove si nascondono gli orchi sono normali uffici, stanze di pubblici ufficiali odorose di caffè e tabacco, dove l'stantanea della famigliola è in bella evidenza sulla scrivania. Dove, magari, tra una piano e l'altro, si raccontano pure barzellette, prima di decidere il tipo di esplosivo da usare.
Solo nelle ricorrenze, oramai, riusciamo ancora a ficcare gli occhi in quelle altissime tragedie italiane (Ustica, piazza Fontana, stazione di Bologna: non abbiamo che l'imbarazzo della scelta). Solo in quel momento ci rendiamo conto che al fianco dei parenti sfila l'ombra senza riposo delle vittime.
Che ci chiedono qualcosa.
E noi non sappiamo dirgli nulla...
Le vittime. -Se chiudo gli occhi sento le loro grida....sommesse, vedo il loro dolore, ma no quello fisico, vedo il dolore morale, attimi di pensieri vanificati.Una mamma che sa di dover lasciare il suo piccolo da solo nel mondo, di un padre che non potrò seguirà la sua principessina mentre attraversa la vita, di un figlio che non potrà più portare la spesa alla sua mamma, di una sorella ormai monca negli affetti. Si, io sento di queste urla strazianti e silenziose, guardo al mio paese e lo trovo morto anch'esso.Uno stato che non sa porgere il giusto ATTO DI GIUSTIZIA non è uno stato ma un semplice BORDELLO attrezzato all'ultimo istante.
RispondiEliminaBruna
Bello, da condividere
RispondiEliminaA.L.
....non è vero che non sappiamo dirgli nulla, basta leggere il tuo post, ciò che non sappiamo è "fare" tale e quale a loro...fiumi di parole, di inchiostro.....siamo logorroici.... le vittime invece ci CHIEDONO azioni, fatti che restano sulla carta, nelle intenzioni..... siamo amebe prive di orgoglio....tanto tutto passa
RispondiEliminaConosco molto bene quella rabbia! Condivido le tue parole, un saluto e grazie!
RispondiEliminaLe tragedie ci toccano solo sfiorandoci caro Aldo troppo impegnati ad inforchettare dei bucatini o troppo curvi su noi stessi per accorgerci dell’altro e della sua tragedia. Tutto scorre e rimane solo labile traccia su un foglio di carta color seppiato, Normalissimo epilogo di qualcosa che non sa più toccarci dentro.
RispondiEliminaLa lacrima è ormai in affitto.
Mariaconcetta
caro Aldo e quest'epoca la vedo buia come allora.........ho paura che succederanno ancora queste cose!! il periodo e' veramente "hot" e qui oltre i giovani anche i meno giovani sono alla ghigliottina...la gente non ne puo' piu' delle varie "spremiture" che questi fenomeni che dovrebbero essere al ns. servizio,continuano ad abusare......la vedo male!!
RispondiEliminaIntrappolati...tutti intrappolati!!!!Vittime intrappolate in un passato che dimentica ...!Parenti intrappolati in un'attesa fatta di rabbia sorda e stille avvelenate di una vita orfana!Paese intrappolato dall'inganno e dalla menzogna travestiti e mascherati....!Il tempo passa,cambiano stagioni,governi ....Il dubbio è quasi certezza,ma non proprio tale da fugare briciole di fango ....L'unica certezza è la palude che chiara si mostra in tutta la sua inquietante immagine!!!!Mina
RispondiEliminaSolo in quel momento ci rendiamo conto che al fianco dei parenti sfila l'ombra senza riposo delle vittime.
RispondiEliminae come se fossi sulle rive di un fiume, tutto passa e scivola via, la nostra indifferenza è l'abito che indossiamo abitualmente, troppo presi nella proiezione di un futuro che sfugge e ci allontana dalla realta', i modelli son mutati, la societa' ha subito una repentina trasformazione, non c'è posto per il ricordo nè per gli eroi, le tragedie le consumiamo in fretta e le dimentichiamo ancor piu' velocemente.., siamo indignati eppur non muoviamo un dito e che bella indignazione amico mio !!!! l'indignazione della marmotta, grazie Aldo caro
eleonora b
con questa rabbia, penetrata nelle pieghe della mia anima da tantissimi anni, continuo a convivere e da questa rabbia prendo la forza per continuare a lottare...non ho altre scelte.
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