Enzo Forcella, scrittore e giornalista, sosteneva che non più di millecinquecento lettori si soffermavano sulla pagina della politica. Questo sui grandi giornali. Nelle testate locali il numero si assottiglia. Tra quel pugno di lettori che seguono le mie note politiche ho avuto la sfiga di imbattermi in un giovane rampante che non gradiva le mie considerazioni.
E, sfiga nelle sfighe, l’ho pure incontrato in un freddo bar del centro città. Confesso di avere il terrore di parlare con un giovane rampante, di qualsiasi area politica egli appartenga. In questo caso trattavasi di una nuova leva della sinistra moderata che prende il nome di Partito Democratico.
Dopo aver fatto i conti per anni con innumerevoli convergenze parallele e con decine di anatre zoppe, dovrei aver accumulato una dose massiccia di anticorpi che dovrebbero proteggermi dal lessico politichese. Ma non è così. Ogni volta mi sento terribilmente a disagio.
Secondo la prassi consolidata da anni di frequentazione alla scuola della Frattocchie, il nostro rampante denunciava il grave ritardo con il quale il giornale in cui lavoro riesce a percepire il movimento democratico che sta nascendo. Mentre il monologo si stava spostando in avanti, io mi sentivo sempre più indietro. Sempre più in ritardo.
Congiuntura, decentramento delle funzioni decisionali, democrazia partecipata, la demistificazione del linguaggio.
La rincorsa mi sembrava improba, la lotta impari. La guerra perduta per sempre. Cercavo di fare mente locale e capire il punto esatto in cui avevo iniziato a perdere terreno.
Se mai avessi avuto la fortuna di capirlo, il nostro rampollo rampante, ha provveduto a materializzarmi un altro ostacolo invalicabile: il nuovo che avanza. E nella mia mente angosciata è subentrato il panico puro. Tentavo di immaginarmi come fosse il nuovo che avanza. Cercavo di capire che forma avesse, perchè avanzasse e con quali intenzioni. Per quanto mi sforzassi, l’unica figura metaforica che mi veniva in mente era un camion pieno di lucette e di santini. Uno di quelli che ogni volta che usano il clacson sembra di essere al concerto di Capodanno. Più che di capirlo mi venne voglia di scansarlo.
Dopo un paio di ore di lezioncina sulla politica, si alzò dallo sgabello e si smaterializzò, accompagnato da una scia di aromi provenienti da empori lontanissimi. Mi avvio anch’io verso casa, scrutando nella notte piena di neon per vedere se, nel frattempo, il nuovo fosse ulteriormente avanzato.
Ma tutto, fortunatamente, mi sembrò al punto di prima...
il nuovo? gente senza radici
RispondiEliminaEra rampante!!!!Troppo diverso,troppo proiettato verso il nulla assoluto!!!Succederebbe anche a me di rimanere indietro,se avessi un minimo di pazienza e sacrificio per ascoltarli...ma non ce la faccio!!!Ben scritto!Molto simpatico,Grazie Lorella
RispondiEliminasto ridendo a crepapelle !
RispondiEliminaBEAVISSIMO! hai reso perfettamente la distanza che c'è tra un normale essere pensante e un indottrinato .........
quando la coscienza politica è legata solo al semplice fatto di saper utilizzare un linguaggio artefatto da politicante in erba non c'è più spazio per l'interlocutore,qualsiasi l'area politica in cui si situa,dico bene non c'è più spazio né per il passato,né il presente e quanto meno per il futuro..si galleggia nell'attesa di ricuperare un discorso coerente basato sulla realtà che ci sfida...
RispondiEliminaUna cosa è certa:il politichese non muore mai, come è certo che chi lo usa è intellettualmente e politicamente, defunto.
RispondiEliminaamo sinceramente i camion enormi, kitsch al massimo delle possibilità, con tante luci, croci , madonne, donnine discinte e trombette suonanti . Mi sembrano spesso una sincera rappresentazioni di uomini senza storia e senza idee. I giovani rampanti sono ben altra cosa. Sono giovani-vecchi , all'interno paurosi ed ignoranti , all'esterno pedanti ed onnipresenti. Ce n'è tanti nei partiti e sono presenti solo per decidere cosa si deve fare ma non ci sono mai quando si deve realmente fare qualche cosa. Piccoli tronfietti crescono e rimangono sempre lì e pensano di contare più del due di picche e non leggono mai la pagina politica perché offuscherebbe la loro unica idea in testa , formatasi a fatica negli anni. Credo di essere leggermente più cinica di te, AlBo: conosco questo prototipo dal '68 , tanti facevano lezioni di politica e , per caso , sono ancora seduti su comode poltrone in Provincia , in Regione , nel Sindacato...e non defungono mai ... anzi! sono degli evergreen.
RispondiEliminami domando ma esiste oggi la giovane età?
RispondiEliminaA sentire il "rampollo" parlare in politichese spicciolo, direi di no!!!
Qaundo moriranno certe parole?
Certi linguaggi?
La parola è un mezzo potente di trasmutazione se nasce lì dove l'Essere Vivente si lascia aprire dalle forze della Vita.
Altro da ciò non è neanche da perderci il proprio tempo ed energia.
per questo da tempo ho chiuso con i linguaggi "callosi" e non ascolto piu' se non persone Vive e che parlano stando in Vita!
Anna
oggi ho sentito un commento calcistico di Trapattoni,così efficace, comprensibile e divertente, per nulla volgare nonostante la metafora gallinacea!!! ecco mi è venuta un'idea perchè non usare qualche politico al posto del pallone da calcio ?? chissà forse potrebbe funzionare come terapia contro il politichese...
RispondiEliminaDivertente e melanconica metafora di un Paese in declino e senza idee... .
RispondiEliminaFacciamoci coraggio: lo stellone italico non è ancora del tutto tramontato. :-(
In effetti a parte la retorica del partito nuovo al posto del nuovo partito c'è un po' pochino...
RispondiEliminaAl nuovo manca il Telepass! Ecco perchè non arriva mai!
RispondiEliminaDa perfetta digiunatrice di politica (senza effetti collaterali, oserei dire ;D) mi astengo dal commentare...
RispondiEliminaApprezzo comunque la tua fine ironia... :))))
Il giovane rampollo ha capito tutto ! e bene anche! se vuoi far politica il popolo non deve capire , se no che politico sei ?
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