C’è una barzelletta che impazza sul Web. Sentite: c’è un uomo che va in banca e chiede all’impiegato un prestito per comprarsi una casa. L’impiegato risponde: “Ci sono qui pronti 200mila euro”. Allora l’uomo insospettito dice: “Non mi starà mica prendendo per il culo”. L’impiegato: “Certo, però ha cominciato prima lei...”.
Fa ridere, ma è la fotografia esatta di ciò che sta succedendo in questo momento, in tutte le banche d’Italia.
Ho raccontato la storiella da Brunin. Hanno riso tutti. O quasi. Franco non rideva. Lui aveva una casa in campagna dove viveva con la famiglia. Poi un errore, e le banche se la sono portata via. Terribile. Gli hanno portato via l’anima, altro che un immobile. Da quel giorno Franco è sempre più taciturno. Non scortese, ma triste.
Gli hanno portato via una soglia su cui sedersi per fumarsi la prima sigaretta della mattina, i travi che sostenevano le allegrie serali degli amici. Penso che ad ognuno spetti la sua casa, ad ogni casa spetta la sua famiglia. I segni di quella casa, Franco li cerca ovunque. Era la casa dove era nato e cresciuto, una casa di contadini.
I grandi muri di pietra intonacati a calce. I muri vivi, che respirano notte e giorno; che ti ci appoggi d’inverno per averne calore e d’estate per riceverne freschezza. Il grande sasso sotto cui mettersi al riparo da ogni cosa.
E poi le piante, la verzura. I contadini non tengono in nessun conto i giardini, ma amano ingentilire le loro aie e i loro orti. Il pergolo, appunto, per l’ombra e l’uva dolce per i bambini. E per i bambini anche il nespolo e il pero e il susino. Il fico per gli ospiti improvvisi e per i merli canterini; la siepe di alloro, quella di rosmarino e la lavanda, per gli odori. La palma per la signorilità e il buon augurio.
Quando ne parla Franco – perchè ancora ne parla, quando il Vermentino disattiva il dolore e dà briglia sciolta al ricordo - non tira mai in ballo mobilio e arredi e piante, ma menziona sensazioni, rumori, odori, sentimenti dell’abitare. Una strappo alla regola lo fa quando descrive la sua libreria, grande il giusto per contenere l’estro dei buoni romanzieri e quando parla della sua grande poltrona che conteneva i sogni della sua pennichella pomeridiana. Quando parla della sua casa a Franco gli brillano gli occhi.
Tutto questo gli avete portato via. Gli avete portato via il cuore. Banche, Equitalia, Gestione Entrate e compagnia briscola.
Portate via il cuore alla gente...
MALARITUSU SIANTA PO SEMPRI !!
RispondiEliminaanche a me come a franco hanno portato via la casa dove abitavo da piccola con i miei genitori e come se mi avessero strappato una parte della mia anima non auguro mai a nessuno di sentirsi così...è un male che correde dentro......solo chi lo vive sa cosa significa....
RispondiEliminaLa domus aurea di ognuno di noi. Il mattone per il futuro, la roccia e l’ancora del presente. Dove c’è casa c’è calore, c’e comunione. Orfani si rimane, come clochard della vita. Vedo i volti e i loro sguardi vaghi e smarriti. Anime di nebbia, evanescenti. Angeli gelidi con ali di ghiaccio. Gli hanno rubato la vita.
RispondiEliminaNon ho più parole, mi sono rimaste le parolacce e non è una battuta di spirito.
Una carezza a te, una carezza speciale a tutti i Franco del mondo.
Mariaconcetta
è vero...quando si pensa alla propria casa se ne ricordano i rumori, i profumi, le parole, le risate e anche le lacrime...i volti di chi ha condiviso con noi la vita...non sono più importanti le "cose"...se erano belle, nuove, erano parte di te...e sai che non ci sono più, puoi averle per te solo nei ricordi del cuore...ma non è vita...
RispondiEliminail cinismo, il sarcasmo, l'interesse hanno preso il sopravvento spesso sui valori umani e sulla vita...
lella
non riesco nemmeno ad immaginare le sensazioni di "vuoto" che tutti i Franco provano, un forte sentimento di rabbia verso tutte le ingiustizie mi porta ogni volta ad uralre...e la stessa rabbia mi da la forza di continuare a..combattere,per tutti Franco e per me stessa.
RispondiEliminanon siamo soli e spero che presto la "ribellione consapevole" prenda realmente forma.
Io son fortuna,ho ancora il fico per gli ospiti, il susino ed il gelso per i nipotini, che si imbrattano di succo rosso fingendo che sian ferite di gioco, e ci son i limoni per la granita con gli amici; se dovessi perdere di queste cose , se dovessi perdere la mia casa costruita ,come si suol dire, con le mollichine........dove ogni singola pietra ha una sua storia, una sua vita,ogni singola pietra ha la sua goccia di sudore....che ne sa la banca del nostro patire, delle nostre pene nell'alzare di quei muri ?.........Equitalia non conosci i nostri pianti ed affondi la tua miserabile lama nel tuo stesso fianco.
RispondiEliminasi,gli avete portato via l'anima a Franco, lui che avrebbe potuto scrivere come lo fece Ungaretti quest'omaggio alla sua casa come scrigno di un tesoro di memoria affettiva di generazione in generazione :< casa mia,Sorpreso dopo tanto d'un amore ,credevo di averlo sparpagliato per mondo>,lui non potrà scriverlo mai,mai..gliel'avete negato...
RispondiEliminaE la logica del capitale......bellezza!
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