Si aggirano tra gli
scogli come tanti zombi, si danno di gomito, allargano le braccia e
alzano gli occhi al cielo.
Ma come è possibile
che in riva al mare ci sia nebbia, si chiedono? No, dico, non quel
velo impercettibile che ha stimolato la penna di tanti scrittori e il
pennello ad altrettanti pittori. Nebbia: muro bianco che da Santa
Giulia va a lambire gli stabilimenti balneari della costa. Ecco:
tipico scenario padano, per intenderci.
Nessuno sa dire con
certezza se le bizzarrie del tempo siano dovute alla scellerata
azione degli uomini o dipendano da cicli climatici ricorrenti. La
sola cosa certa è che l'esposizione dall'umanità alle intemperie e
alla brutalità degli elementi è fortissima, persino nella società
a tecnologia avanzata. Il maltempo ci ricorda, diverse volte nel
corso dell'anno, che la partita con la Natura si gioca all'aperto:
anche se le nostre case sono robuste, strade, ferrovie, sono esposte
al cielo.
Sotto i lampi e le
bombe d'acqua, davanti alla nebbia marina, al riparo dai venti che
spirano a cento all'ora e all'ombra dei quaranta gradi estivi,
rifletto.
La Natura che rialza
la voce, indomabile e despota, ci ricorda che la nostra avventura è
ancora in corso.
Che niente è
conquistato per sempre.
Che apparteniamo
indissolubilmente alla Terra, dalla quale dipendiamo assai più di
quanto essa dipenda da noi.
Ed è questa la
nostra vera e grande fortuna...
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