mercoledì 30 marzo 2011

Bambini, soli...



Uno dei ricordi più vividi degli ultimi dieci anni è stata la trasferta che abbiamo fatto in terra urbinate. Dovevamo incontrare due persone straordinarie, Marco e Nadia, e i loro inarrivabili pargoli, Enrico e Vittoria. Una sfacchinata. Ma ne è valsa la pena. Eccome. Urbino è di una bellezza che lascia senza parole, ma la sua visione è passata senza lasciare traccia alcuna nella mia memoria. Ciò che si impresso in maniera indelebile, è la serata accanto al caminetto, senza luce, senza Tv, senza nemmeno la radio. Gli unici suoni – celestiali, argentini, eterei -  erano le voci dei tre bambini che raccontavano storie da loro inventate. Splendido. Eravamo sette persone intorno ad uno sfavillio di lapilli. E niente altro

Eravamo gente che si raccoglie intorno ad uno di loro per ascoltarlo allo stesso modo di centomila anni fa. Parole che navigano nell’aria e vengono raccolte, suoni dell’immaginario che diventano per incanto emozioni condivise. Una magia fatta di niente, in un’epoca di meravigliose magie televisive. Di fantasmagorici effetti speciali. Eppure funziona, eppure ha funzionato. Così come funzionava nella cucina di casa mia, in un paese qualunque degli anni sessanta, quando mia nonna prendeva a raccontare qualche cosa di stupefacente che le era capitato quel giorno, da qualche parte, a qualcuno: una tra le mille favole del quotidiano. 

Questo miracolo funziona sempre. Funziona perchè l’arte del comunicare è materia più complessa di quella ipotizzata dagli ideatori degli spot pubblicitari. Funziona perchè quando si è finito di raccontare, intorno c’è gente più amica. Ed è la cosa più bella, che nessuna tecnologia può ricreare.

E poi, ciclicamente, c’è qualche pirla che dice che la favola non funziona più, che i racconti sono finiti, immaginando un punto di non ritorno per la parola, questo bene sacro che ci distingue dagli animali.  “Nessuno sta più a sentire le favole”, dicono. Forse, più semplicemente, non c’è più nessuno che sa raccontarle, le storie, ordinarie e straordinarie. Forse, non c’è più nessun cantastorie in questo Paese.

Un Paese che ha in odio la fatica di amare, amare per davvero, i propri bambini. In questo Paese i bambini vengono ignorati, tollerati, vezzeggiati, ma non amati. E nemmeno voluti. I bambini sono una fatica che cerchiamo di risparmiarci, come intendiamo risparmiarci la fatica di costruirci uno straccio di futuro. Sono, bambini e futuro, un prezzo che andrebbe a gravare sulla montagna di costosissima spazzatura che fa da placebo alla disperazione di questo Paese di favole, altre favole, bugiarde.
E' una gran fatica raccontare a un bambino. Mettere in moto cervello e cuore per inventare qualcosa per lui, qualcosa che non sia qualche sciocchezza raccolta nella spazzatura di cui ci nutriamo. Meglio comprargli un giocattolo, accendergli la televisione.
E' una fatica anche nelle cose più banali. In quante scuole c’è un giardino, in quante giocherie c’è qualcosa di fantasioso e intelligente, in quanti quartieri c’è un parco per la sua bicicletta, un lago per le sue barchette, un teatrino per i suoi sogni? Avete idea della solitudine di un bambino di questo Paese? No, perché non gli avete mai chiesto il voto. E quello dei suoi genitori in certe città è in vendita per una ricarica da 20 euro per il cellulare.
Nel Paese della televisione più insulsa del mondo, del campionato di calcio più ricco, dove lo Stato ha finanziato anche i film porno, un bravo scrittore di storie per l'infanzia può farlo solo come secondo lavoro, nei ritagli di tempo, se vuole anche solo pagarsi l'affitto di casa. Già, in Italia non si fanno più figli. E perché mai dovremmo aver voglia di vedere nel loro pianto, nel loro sorriso, il riflesso della nostra vergogna...

12 commenti:

  1. Ho due figli grandi , Giulia ha trent'anni , Matteo 21, non vivono piu con noi . Quando tornano a casa , la sera , quello che vogliono e' sentire il loro padre leggere le favole classiche tratte da un libro di Calvino , le conoscono a memoria , e' un legame fortissimo con la loro infanzia e si addormentano cosi.

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  2. infatti si sta perdendo il senso della parola,quella pesata,sentita e costituita dall'impalcatura del silenzio rigeneratore d'immaginario capace d'attingere all'eredità di migliaia di favole prodotte da chi osava credere nella capacità immensa dei bambini ad aggiungere fantasia,amore e poesia...

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  3. SOSTITUITI I GENITORI GLI AFFETTI I VALORI ALLE PAROLE RACCONTATE E DIFFUSE SI SOSTITUISCONO LE PAROLACCE E LE FRASI SCONNESSE E URLATE....MA RIMANGONO I SOGNI E LE FAVOLE SONO LA REALIZZAZIONE DEI DESIDERI DELL'ANIMA... CHE RACCONTA A SE STESSA DI UN MONDO CHE TORNERA'....TUTTO TORNA BAMBINO

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  4. a casa nostra se si accende la televisione da un qualunque commento iniziale si parte per discutere di tutto... se , per caso, spengo la tv tutti zitti a pensare al proprio nulla . Adesso con spesso il nipotino in casa io e mia figlia abbiamo proibito i telegiornali accesi per discutere ma il piccolo 2 anni e mezzo pretende l'attenzione di tutti, fa commenti sulla cena e racconta delle sue guerre personali al nido. Poi pretende di rivedere per la centesima volta la Pimpa ma arriverà presto il momento delle fiabe <3

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  5. Sono nato subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quinto di dieci fratelli,padre partigiano madre casalinga e nonna infermiera di paese(medico,levatrice,assistenza ai malati terminali ecc...)tipica donna generale ,appena finita la guerra ,si viveva di niente eppure ho ancora impresso nella mia mente le serate passate davanti al camino tutti insieme...... ci dividevamo da buoni fratelli quello che eravamo riusciti a rimediare nel bosco che si affacciava dietro la nostra casa .Ricordo con nostalgia le storie che mio padre ex appartenente alla brigata Stalin ci raccontava... Non avevamo niente ma una sensazione la ricordo perfettamente. Vicini ad ascoltare abbracciati l'uno all'altro ero felice ,sentivo che il mondo era mio e che niente e nessuno me lo avrebbe cambiato o portato via!!!

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  6. Aldo caro,
    il tuo é un grido di dolore che non posso non raccogliere.
    Sono mamma, sono maestra e quest'anno ho una classe prima. 22 leoncini deliziosi e vivacissimi che mi svuotano di forze e mi riempiono di energia. insegno matematica ma mi piacciono le contaminazioni. trovo il tempo e la voglia di staccare con le storie di numeri, abbassare le tapparelle, lasciare andare un cd di musica di pianoforte , farli accoccolare intorno a me, iniziare a raccontare una storia dove scorrono parole e fogli bianchi come illustrazioni, ma loro "vedono" e si stupiscono. Ad un tratto mi fermo, vogliono continuare loro la storia... Credimi, sono i momenti in cui mi dimentico della gelmini, delle sue nefandezze e mi riconcilio con il mio lavoro.
    Diamo voce ai piccoli cuccioli. Non sentiamoli parlare. Ascoltiamoli.
    Me lo ripeto ogni giorno. Non sempre riesco.
    Grazie per gli spunti di riflessione che mi offri. Una carezza.
    Mariaconcetta

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  7. molto bella...la mia nonna mi ha raccontato tante favole,mi hanno insegnato ad amare il prossimo.....sono cresciuta nell'aia con galline,anatre,mucche,la nonna faceva la ricotta,e mi faceva partecipare al lavoro...ogg una parte di quei racconti,e valori che ho imparato l'ho tramandati in mia figlia,......ma e molto difficile in questo mondo dove i valori non esistono più, pensare ai sogni,quando diventa quasi difficile vivere serenamente,....perchè oggi si sopravvive,.....mentre una volta..e parlo di 40 anni fa...vivevi con niente apprezzando ogni cosa con gusto....

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  8. il senso della famiglia :il cosiddetto focolare domestico,dove rispetto e tradizioni si coniugavano con amore per i propri familiari e non solo,rispetto della vita certi valori oggi non esistono se non marginalmente:diciamo causa della tv spazzatura,dell'insegnamento dei politici indecorosi,vergognosi,per cui inevitabilmente si degenera.

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  9. Mi ha commossa questa Aldo per due ragioni.Prima cosa sono una mamma che ha dato la vita per il figlio nel senso che il mio tempo era suo e le favole le ho raccontate ogni sera prima di iniziare il lavoro di casa con dopo il lavoro del mio mestiere.Quanta energia ma quanto amore,dare la vita non basta,bisogna dare il suo tempo colla parola e ascoltare la voce del bambino.Seconda ragione è perché sono insegnante e ne ho visti bambini dirmi che mamma e papà non avevano tempo per loro eppure avevano tutti i giocatoli che si possono desiderare.Non si compra la costruzione affettiva e intellettuale,il tempo è sacro,quando sono grandi,è troppo tardi.Hai ragione,ho notato che in Italia,si fanno pochi figli per ragioni diverse per quanto mi dicono.Non si sposano,lavorano con fatica,corrono,comprano ma cosa resterà per il futuro non loro ma quello dell'umanità.Un bambino di oggi è un adulto di domani,ha bisogno di amore,di pazienza,di cura,di ascolto e di tanto.Grazie per questa lettura che descrive un po' un male dell'Italia di oggi.Ti pubblico come sempre e ti chiedo scusa se non ho sempre il tempo di leggere tutto,solo questione di vita,di impegno ma il piacere resta immenso,quello di ascoltare la tua voce che punta cose essenziali.Ti ringrazio.Laura dalla Francia

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  10. O io non conosco l’Italia e gli Italiani, o non posso riconoscermi in questo post di Aldo.
    Non che non sia vero che molti bambini non vengano più nutriti dalle favole e, soprattutto, dall’amore di genitori e nonni, degli adulti; ma non accetto l’idea che sia un fenomeno così diffuso e generalizzato da far inveire contro questo paese “che ha in odio la fatica di amare, amare per davvero, i propri figli”, e dove “i bambini vengono ignorati, tollerati, vezzeggiati, ma non amati”. Paese di favole bugiarde.
    No, non mi ci riconosco, per ciò che ho dato ai miei figli: essi sono cresciuti nella dimensione delle favole; favole belle e piene solo di bene e di meravigliosi sogni.
    Mia figlia ha voluto che trascrivessi le storie che inventavo per lei, perché potesse a sua volta raccontarle ai suoi figli. Favole di un mondo buono, popolato di buoni sentimenti e stimolante verso le buone opere.
    Il mondo dei bambini scoprirà fin troppo presto il male, la cattiveria, l’invidia e la sopraffazione, per presentarla loro negli anni più teneri.
    E come me, e lo constato nelle risposte su questa stessa pagina, migliaia se non milioni di altri genitori... .

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  11. io sono d'accordo con Aldo, oggi i bambini non sono più amati, le nuove generazioni li considerano un peso, una spesa....che si poteva evitare., un sacrificio che costringe agli straordinari; ho visto anche nonni..non volerseli accollare perchè avevano la lezione di ballo,stiamo bruciando la nostra eredità..
    by Bruna

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  12. si i bambini di oggi purtroppo sono soli abbanonati da tutti ,io non ho figli ma penso sempre a quando ero bambina e in una casa calorosa quella di mia nonna che oltre al calore umano c'era la stufetta a legna che ci riscaldava non guardavamo la televisione ma la domenica o il sabato eravamo tutti raccolti insieme intorno ai nonni che raccontavano storie della loro famiglia dei miei bisnonni di come loro si erano incontrati ,storie di persone che nel loro piccolo avevano fatto cose che a noi facevano ridere ..questo e il loro affetto caldo che si sentiva nel racconto e le domande alle quali erano sottoposti come se fossero sotto interrogatorio da noi mi lasciavano una sensazione che ancora oggi sento e niente e nessuno può donare ad un bambino di questa generazione
    oggi non c'è quel calore ,quella'armonia i bambini sono soli sempre più soli le uniche cose che hanno sono la tv, il computer,il cellulare,la playstation..io ho un bel ricordo e un giorno dovessi avere un figlio il mio rapporto con lui sarà quello di parlare tanto,tanto fargli sentire il mio calore e se ricordo qualcosa delle storie che mi sono state raccontate gliela racconterò quando lo terrò tra le braccia con la speranza di riuscire a rispondere al meglio alle domande che mi farà

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