C’è nebbia. Come pure ieri e ieri l’altro. La settimana scorsa c’era un vento assassino e un freddo glaciale. Per non parlare della pioggia, che ha flagellato dall’inizio del mese un paesaggio inerme. Abbiamo tirato fuori dalla naftalina i guanti di pelo e la cuffia da barca.
Guardo dalla finestra e il paesaggio è sepolto da una bruma inquieta; mi specchio e il vetro mi rimanda il viso di una persona triste e sfiduciata. Mi metto al lavoro in preda ad un insopportabile mal di stomaco; ho anche un sottile mal di denti da una settimana. Beh, allora? C'è una qualche notizia in tutto questo, una qualche rimarcabile singolarità? No, nemmeno l'ombra.
La mia quota di ragionevolezza mi spiega che esistono le stagioni e i tempi; c’è il caldo e c'è il freddo, la pioggia e il sole, e ogni altra cosa come dev'essere nella vita e nell'universo. Mi dice la ragione che la cosa più stupida che un uomo possa fare è dolersi dell'ovvio. Ma tutto il resto di me non ne vuole sapere di ragioni e nel cuore dell'autunno vuole sole smagliante e splendida forma. Come fosse naturale vivere una vita dove tutti i giorni è domenica.
Non varrebbe neanche la pena di parlarne se non fosse che so di non essere solo in questo delirio. I miei più stimati amici invocano un'accelerazione dell'effetto serra, dell'eterna, malata estate di cui fino a due mesi fa si lamentavano come dell'estrema maledizione del genere umano.
Sono sicuro che se in questi giorni indicessi un referendum, la stragrande maggioranza della popolazione voterebbe a favore della desertificazione del globo. Se avessi il coraggio di guardare tutto questo da una prospettiva oggettiva, non potrei che constatare di vivere in una realtà abitata da una folla di bambini fragili ed emotivi, capricciosi e irragionevoli. Io tra loro.
Credo modestamente che questo sia il sintomo - e non è l'unico - di una malattia; non un malessere, ma una malattia vera e propria. Non abbiamo più il termostato, per così dire. Si è rotto l'interruttore che regola la temperatura delle nostre emozioni. O abbiamo troppo caldo o troppo freddo, o siamo troppo asciutti o troppo bagnati, o troppo docili o troppo riottosi. Intolleranti verso tutto perché eternamente a disagio con la fatica di sopportare noi stessi.
Questa malattia ha un nome: bipolarismo. No, non quello parlamentare, ma quello dell'anima. È studiata e curata con terapie chimiche e di sostegno psicologico.
Tutto questo solo perché piove? Rifletteteci un poco e constaterete quanti e quali sintomi potete raccogliere a suffragio della mia ardita teoria...
Piove governo ladro, forse è anche per questo che la pioggia rende tristi.
RispondiEliminaSecondo me siamo così perchè tutto ci confonde e non riusciamo più a capire dove sta la verità. Chi parla, viene smentito, eppure chi ha parlato ha parlato portando delle prove, chi ha smentito ha portato a sua volta delle prove.
Siamo malati di mancanza di verità e questo ci rende insofferenti e aggressivi, quando c'è il sole non riusciamo più a crederci e quando piove, abbiamo paura che la pioggia si trrasformi in alluvione. Ci sono delle ragioni per essere contenti?
A.L.
Come è vero quello che hai scritto , io non mi ritrovo più in questo malcontento generale , mi sembra che le persone godino di questo , tanto da diventare ipocriti e falsi ,costruirsi una maschera per ogni momento e per piacere agli altri nascondendo specchi che possano riflettere un immagine della quale hanno una tremenda paura,questi adulti dovrebbero imparare dai nostri ragazzi i quali ,l'essere tutt'uno con iltempo è nella normalità delle cose.E il ltempo che ci cambia o siamo noi a cambiare lui?
RispondiEliminainfatti Aldo,questa insostenibile malattia ci ha presi di sorpresa perché non abbiamo mai trovato la "via del mezzo" che ci avrebbe permesso di accettare con filosofia le varie temperature delle stagioni dell'anima...
RispondiElimina....Fatica di sopportare se stessi.....!!!!Brutta malattia!Significa che si è allo sbando...!Perchè?Forse siamo insoddisfatti del procedere che ha preso la quotidianità....povera di progetti,sfiducia nel futuro ,incertezza e timore di perdere ciò che si ha,senza un orizzonte dinanzi agli occhi....!Come si fa ad orientarsi a mezz'aria,senza alcun appoggio e tanto meno ..senza ali!!!Se potessimo sognare ,spunterebbero le ali...Sono certa!Allora potremmo gustare tutte le sfumature,i colori...Avremmo la capacità di farci sedurre ed entusiasmare e mettere a fuoco i fatti importanti e soprattutto l'essenza del vivere....Mah!!...sono convinta che guariremo!!!Fare l'autoanalisi ,come fai tu,Aldo, credo che sia una buona terapia...Aldo,sei sempre sulla breccia...Complimenti!Mina Pensi
RispondiEliminaA dire il vero amo la temperatura che si abbassa, gli alberi con i loro splendidi dolori autunnali, le castagne, il vino rosso novello. Tra il nero e il bianco vi sono delle stupende tonalità di grigio!
RispondiEliminaCiao Aldo, è sempre un piacere leggere le tue riflessioni e le tue malinconiche visioni. Io abito in un delizioso paes di montana nella Basilicata e, affacciandomi alla finestra, vedo una vallata dai colori smortia volte coperte da una nebbiolina e un banco di nuvole, ma uscendo un raggio di sole la illumina e fa anche sentire la voce di gente ricurva sulla terra per ricavarne un nobile e dignitoso sostentamen-to, una voce e un canto quasi di nenia malinco-nica. La nostra anima segue questa immagine, ma non sempre accettabile perché poi scaturisce ciò che abbiamo dentro e che esprimiamo con forza, e il bipolarismo dell'animo fa male a tutti. Dobbiamo riscoprire una gioia di un dialogo, di un confronto per costruire insieme il futuro.
RispondiEliminaAlla prossima
Antonio Lanza
Capisco cosa vuoi dire e, soprattutto, apprezzo che tu abbia la capacità di avvertirne il disagio, poiché quando si comprende il problema si trova in se stessi, poi, anche la volontà, la capacità ed i mezzi per risolverlo.
RispondiEliminaPersonalmente mi sento un fortunato: non patisco il tempo e trovo logico che col succedersi delle stagioni avrò più o meno luce, più o meno caldo.
Non mi sono mai lamentato dell’ora legale o del ritorno a quella solare e trovo ridicolo il riciclo dei servizi pseudo-scientifici che puntualmente i mass-media ci ripropongono sull’incidenza negativa che ha sulla psiche lo spostamento delle lancette, o quello di come proteggersi la pelle d’estate al mare.
Non ignoro neppure che ciò che oggi può apparirci straordinario ed eccezionale, tale non è perché è già successo, solo che non lo si sapeva o non se ne ha più memoria.
Forse non mai cresciuto, poiché il bambino non si lamenta mai se piove o se spunta il sole.
O forse sono solo uno che ha avuto la fortuna di rimanere con i piedi per terra, riconoscendo che sono ben altre le cose per cui vale la pena d’angustiarsi...
brutto momento per le riflessioni, posso solo dirti che se non c'è nulla da perdere....non c'è bipolarismo.
RispondiEliminatra poco gli italiani non avranno piu un sole per cui lamentarsi ma solo una nebbia sottile che penetra lentamente nelle ossa......
Bruna
Siamo frutto dell'evoluzione,non siamo fatti per esser felici,siamo fatti per sopravvivere.Tutto quello che ci sembra di provare,le emozioni,sono le modalità di una macchina fotografica che ha il solo compito di scattare.
RispondiEliminalobotomizzatomale