venerdì 19 ottobre 2012

Esclusivo! Ecco chi vincerà le elezioni 2013






Pian pianino si è fatto il suo zoccolo duro. Senza proclami, senza comizi, senza neppure un manifesto elettorale. È trent’anni che vive nell’ombra e proprio questa manifesta antipatia verso telecamere e taccuini lo ha fatto lievitare nei consensi. I sondaggi lo accreditano di un buon trenta per cento a livello nazionale che equivarrebbe a dire – se i vari Manneheimer non si sbagliano – essere il primo partito d’Italia. Il suo elettore medio fondamentalmente ne ha i coglioni pieni della politica, di Vespa, dei referendum di Pannella, dell’ultimo libro di Veltroni, delle mutande esibite dalla Minetti. Non hanno figli e nipoti da piazzare in qualche ministero, perchè un posto di lavoro, se ci fosse, se lo prenderebbero loro.

Il gesto più emblematico e sovversivo che fanno tutti i santi giorni è quello di rispondere ai sondaggi dei vari siti nazionali cliccando nel circoletto con a fianco la dicitura “Non so”. A qualunque risposta: vi piace il cioccolato? Non so. Vincerà la Juve, il Napoli o finirà in pareggio? Non so. Avete mai fatto sesso in ascensore ? Non so.

Nascosto in qualche anfratto è custodito anche il candidato premier che verrà presentato – in silenzio, mi raccomando – alla vigilia delle elezioni politiche del 2013. Si tratta di Mario Tentenna.

È l’ora di squarciare il velo sul partito che governerà la nostra Italia nei prossimi cinque anni. È il partito degli indecisi, che probabilmente rimarranno indecisi sino al giorno prima e non andranno nemmeno a votare. Oppure il giorno stesso di recarsi alla sezione elettorale non sapranno scegliere il colore dei calzini da indossare o la borsa più intonata alle scarpe. E se ne staranno a casa. Ma intanto si godono il primato.

Alla domanda se sono orgogliosi di questo risultato i nostri indecisi hanno risposto: Non so...

mercoledì 10 ottobre 2012

Più o meno...




Potenza della tecnologia.
Qualche tempo fui chiamato a presenziare ad una trasmissione televisiva. Capita ogni anno – anzi, due volte all'anno – quando il Genoa gioca contro il Parma. Sembra che sia l'unico portacolori del Genoa in terra parmigiana. E va bene. Come al solito i discorsi cui ero chiamato ad intervenire vertevano sul mio ultimo libro, oppure sulla politica (mai sullo schema messo in campo dall'allenatore, sul quale avrei avuto molto da dire). E va bene. Quello che non va bene è la frase che mi sono sentito dire il giorno dopo, al bar. Cioè che avrei detto che odio il populismo. Quello che va peggio è che io proprio non mi ricordavo di avere fatto quella affermazione.

Potenza della tecnologia.
Chiamo Giusy quando torno a casa – cioè intorno alle undici di sera.
“Senti – dico – hai visto la trasmissione l'altra sera, quella dove partecipavo anch'io?”.
“Certo” - potenza della tecnologia: diretta via streaming, perchè l'analogico andava a scatti
“E che cosa ho detto?”
“Aldo, stai bene?”
“Certo, ripeto: cosa ho detto? Ho detto forse che odio il populismo?”
“Beh, più o meno”
“Pensi che ho fatto una bella figura?”
“Beh, più o meno. A parte i capelli che andavano da tutte le parti e che ti stroppicciavi troppo gli occhi, quello che hai detto era più o meno giusto”.

Me la immagino. Sul letto impigiamata, con il cellulare stretto tra guancia e orecchio, a fare zapping e con i capelli castani sparsi sul cuscino come tanti punti interrogativi. Nel pronunciare “più o meno” alza un po' le spalle, sorride e inclina la testa. “Più o meno”. Facendo capire che non vale la pena soffermarsi più di tanto sulla questione. Lo stato delle cose è più o meno quello verificato e sarebbe senza dubbio modificabile, forse anche migliorabile, ma è necessario accettarlo per quello che è. Il risultato che ho portato a termine con la mia comparsata è il massimo che posso fare, ed è intelligente e utile ammetterlo. Più o meno era la giusta conclusione di una rapida conversazione. Più o meno.

E non si pensi che sia un sentimento mediocre come la rassegnazione a farle dire più o meno e sorridere in quel modo. Per come la percepisco io, è pura profondità. Forse la profondità delle donne. Quella profondità che attutisce ed elimina tutto quell'agitarsi in superficie nel quale noi maschietti trascorriamo una parte così grande della nostra vita.

Ragiono in fretta. Clicco sul tasto verde del cellulare. Mi risponde Giusy con la voce impastata di sonno.
“Senti Giusy, ma tu mi vuoi bene?”
“Sì, ma ora dormi che è tardi”...