venerdì 20 aprile 2018

Attenti a quei tre!










Ci sono giorni, per fortuna anche solo attimi, in cui la vita assume le sembianze di un grumo oscuro di colpe. Senza possibilità di redenzione. A volte si è quasi risucchiati in questo vortice di afflizioni che ti segnano per tutta la vita. Una sensazione claustrofobica e cupa, sovente suggerita da episodi minimi, come quella che ho vissuto non più tardi di qualche giorno fa, durante l’andata in onda di una puntata del “Grande Fratello”.

Buona parte della puntata – che, vi giuro, è andata in onda in prima serata, su un canale nazionale e per tre ore abbondanti - verteva su parole di luciferina vuotaggine di Cristiano Malgioglio e Simona Izzo.

Le loro cazzate si spingevano nei meandri della psicologia, andando a tastare il terreno minato delle cause dell’eterno dibattito tra il bene e il male, tra il giusto e lo sbagliato. La D’Urso assisteva e, talvolta, faceva faccine e dava pericolosi consigli. Ero quasi impietrito davanti allo schermo, incapace di premere il tasto del telecomando per evitarmi questa agghiacciante performance. Nonostante la mia paralisi fisica il mio cervello continuava ad arrovellarsi.

Ho pensato nell’ordine che il direttore di rete ha fatto male a concedere il benestare a questo insulso spettacolo.
Che, una volta che sciaguratamente hanno concesso l’andata in onda, avrebbero dovuto almeno vietarla ai minori; non tanto per i lati B e le tette concesse a piene mani, quanto per il terrificante messaggio della trasmissione.


Poi ho pensato che la Izzo e Malgioglio hanno fatto male ad aprire bocca.
Che Barbara D’Urso ha fatto male ad invitarle.
Poi ho pensato che ho fatto male a non cambiare canale (anche se le mie dita erano come anchilosate e la pila funziona ad intermittenza).
Che faccio male, in generale, a guardare la televisione e i reality in particolare.
Che forse ho fatto male a comprare la televisione.
Che la vita non ha senso.
Che fa più male un’ora di Barbara D’Urso che due settimane nella città più inquinata del mondo.
Che infine moriremo tutti quanti (Simona Izzo, Cristiano Malgioglio, Barbara D’Urso e io) segnati per sempre dall’insensato attimo vissuto insieme.

Infine penso che ho fatto malissimo a dedicare queste righe al Grande Fratello.
E che voi avete fatto malissimo a leggerle...

mercoledì 18 aprile 2018

Esclusivo: nuove ipotesi di Governo







Un colloquio tra un qualunquista e un altro qualunquista (Di Maio e Salvini) occupa intere pagine di tutti i giornali e settimanali con toni del tutto simili a quelli che hanno accompagnato gli incontri tra Israele e Palestina.

Ma nessuno si deve allarmare. Anzi. Lo scollamento tra società e politica ha raggiunto limiti talmente alti che alla frenesia isterica della prima, corrisponde appena un fremito della seconda, geneticamente catatonica.

Ma su questo leggerissimo fremito, purtroppo, sono sintonizzati tutti i sismografi dell’informazione (e dei social in particolare).

Massimo Cacciari, tempo fa, con felice intuizione, definì l’agone politico come un “un caos immobile”.

I fatti di questi giorni sembrano però dar torto all’acuto maitre a penser della politica italiana.
Infatti, da Brunico a Trapani, da Bari a Domodossola, carovane di cronisti/e e sciampisti/e (non vorrei che la Boldrini se ne avesse a male), intasano autostrade e tangenziali per raccogliere dichiarazioni surreali.

Il tenore è questo: Toni è d’accordo con Pino, ma disposto ad incontrare Ciccio, purché non discrimini Berto. Sono quindi interessati a Gianni, ma non ostili Nando.

Nel frattempo in Siria succede, incidentalmente, qualcosa di importante e gli operai vanno in cassa integrazione.

Di questo, certo, ne parlerà Giobatta a Breccanecca, potete scommetterci.
Certo, se ne parlerà in un conclave, aperto a Renzo, ma non ostile a Mimmo O’Meccanico...





lunedì 16 aprile 2018

Dove finisce il diritto di cronaca







Può, una persona pubblica, decidere di chiudere il sipario e vivere come vuole? No.
Può decidere di appartenersi e basta? No.

Isabella Biagini non ha potuto, sicuramente. Venne immortalata su una panchina di un parco pubblico coperta di stracci. Accortasi del maligno flash, fece il debole (e inutile) gesto di difesa per proteggersi il viso, la sua vita, il suo passato. Tutto inutile. Per tutta risposta, il settimanale Oggi, la trafisse a tradimento, pubblicando in prima pagina delle foto palesemente estorte. Il servizio all’interno del rotocalco era condito di quella sordida pietà da salone di parrucchiere: “poveretta come è ridotta, non sembra più lei”.

Il tutto, naturalmente ribattuto dal “Messaggero” - per solidarietà giornalistica, forse – con feroce puntualità, arricchendo il servizio con tanto di foto della Biagini quando era “bella e famosa”. La D’Urso fece il resto.

Correte in edicola, per pochi euro potete ammirare come gli anni ingrassano e imbruttiscono e sviliscono e fanno perdere (apparentemente) la dignità.

Come è facile, in nome della pubblica opinione e dell’abusato”diritto di cronaca, sputare sul presente di una persona che fu pubblica.

Se potessi, manderei un mazzo di fiori sulla lapide della signora Biagini, se solo fossi ben certo che lei, oramai prossima alla fragilità del Cielo, non lo considererebbe l’omaggio di un giornalista...