sabato 20 aprile 2013

Il mistero della sinistra italiana




Da anni è in atto una disputa sulla superiorità intellettuale tra destra e sinistra. Permettetemi di mettere la parola fine alla tenzone.
Da sempre la sinistra ha l'egemonia per quello che attiene arti e cultura.

Anche in campo musicale le migliori band e i più acclamati cantautori hanno fatto outing dichiarando ai quattro venti la propria appartenenza culturale alle più svariate nuance del rosso di sinistra.

Vogliamo parlare di gastronomia?
Gli stand eno-gastronomici della Festa dell'Unità sono un'occasione unica per il sollazzo delle papille gustative. Il risotto di Massimo D'Alema ha fatto il giro di tutte le emittenti nazionali.

E poi volete mettere i salotti di sinistra? Chi non ambisce a parteciparvi almeno una volta? All'interno potete ragguagliarvi sulla situazione dei raccoglitori di cotone del Sudamerica o disquisire sull'ultimo discorso di Obama sull'importanza della coltivazione degli orti.

Se avete il (brutto) vizio di guardare la Tv, vi accorgerete che i migliori conduttori strizzano l'occhio alla sinistra; quelli che hanno l'ardire di dichiararsi ostili alla gauche hanno le sembianze di una caricatura di Prosdocimi.

La lista di pittori, poeti, scrittori, filosofi proto-comunisti sarebbe troppa lunga e rischierebbe di tediare anche il più affezionato lettore di blog.

E allora mi chiedo e vi chiedo, amici miei: perchè si ostinano a fare politica, se è l'unica cosa che non sanno fare? 

martedì 9 aprile 2013

Scopri le differenze




Mi ricordo una donna che andava avanti contro tutto e contro tutti.
Ho letto di lei in un resoconto di un congresso dei conservatori inglesi: mezzo partito la contestava, ma lei, Margareth Thatcher, disse che “la Lady non torna indietro”. E così fece.
Pensi a lei e colleghi ogni sua azione alla determinazione di un politico a portare avanti azioni impopolari che hanno portato la sua nazione sull'orlo di una guerra civile.

Pensi a lei e comprendi quanto un politico possa entrare nella storia solo portando avanti le sue idee. Anche sbagliate, come nel caso della Thatcher.

Poi è anche logico fare paragoni.
La Lady di ferro mandò una flotta con la bandiera della Union Jack a riprendersi le Falkland, il governo italiano ha calato le brache e ha dato in pasto due militari per paura di perdere qualche commessa. E lì capisci la differenza.

Successe anche che incontrò l'allora segretario del partito comunista russo Leonida Breznev. Appena lo vide si affrettò a stringergli la mano e gli disse: “Mister Breznev, buongiorno. Spero che avremo un proficuo colloquio di lavoro, ma deve sapere che io odio profondamente il comunismo”. Quando venne Gheddafi in Italia, i vari governanti facevano la fila per baciargli l'anello.
E lì cogli un'altra differenza.

A torto o a ragione usò parole di fuoco durante un memorabile discorso ai Comuni nei confronti della moneta unica. Pronunciò tre secchi No in favore della sterlina. Tre secchi No che decretarono la fine dello sbarco dell'Euro aldilà delle bianche scogliere di Dover.
Ed ecco, ti dici, da chi ha imparato a far politica Romano Prodi...