domenica 23 marzo 2014

Come bere un bicchiere d'acqua



Ieri sera stavo sfogliando pigramente un numero arretrato dell'Internazionale. Stavo aspettando di compiere il mio rito serale – la raccolta differenziata a termine giornata. Tra i tanti e interessanti articoli che ogni settimana il rotocalco ci propone, uno non manca mai, almeno da una decina di anni, da quando cioè mi reco all'edicola ogni santo venerdì per comprare questa summa di ciò che accade nel mondo. L'appuntamento in questione riguardava l'emergenza idrica che sembra interessare tutto il pianeta. Nel frattempo i titoli del telegiornale ci hanno mostrato in serie la faccia di Renzi, il ghigno impazzito di Grillo e un ampio servizio su Bombolo della Terza C.

Le proiezioni sul calo dell'acqua potabile nel pianeta sono sconvolgenti, dice l'articolo, e speriamo siano anche influenzate da quel quid di catastrofismo che alimenta sempre i dossier ecologici (vedi Luca Mercalli, il Nostradamus del barometro). L'articolo, al netto dei commenti personali, definisce la crisi idrica, “una tragedia immensa che i governi continuano a ignorare.

C'è da chiedersi quando ci si imbatte in questo genere di notizie, come si cambierebbe la politica – e come cambierebbe il mondo -, se le vere e concrete necessità dell'uomo (fame, sete, povertà, ignoranza, malattie), fossero quotidianamente e normalmente in cima alla lista dei pensieri dei potenti.

Se, mettiamo, l'incontro tra Renzie e Frau Merkel fosse trattato come un piccolo e penoso dettaglio amministrativo e burocratico da affrontare controvoglia nei ritagli di tempo lasciati dalla politica dell'acqua, della salute, dell'educazione, della cultura. Forse potrebbe accadere che l'incontro in quanto tale (due persone che si stringono la mano e si scambiano convenevoli e magliette dei calciatori della Fiorentina), sarebbe sbrigato in fretta e senza le fanfare e i fanfaroni dell'informazione. E lasciare, quindi, spazio agli interventi da mettere in campo per evitare di morire di sete in un futuro che le Cassandre prevedono prossimo.


Quindi, le grandi questioni rimetterebbero a posto anche le piccole. Ma purtroppo ora siamo all'opposto: le cazzate impediscono di pensare alle grandi questioni. E intanto il tempo passa e l'acqua scarseggia...