sabato 30 novembre 2013

B&B, le nuove gerarchie della destra



Renato Brunetta è in forma strepitosa. Appare perfino ringiovanito. Le disgrazie lo rafforzano, le sconfitte gli donano vigore, l'ostilità popolare lo conforta.

La sua figura, questo va detto, è stata sottovalutata. Forse per via di quella inefficace prestanza fisica, forse per quel suo modo stridente di sorridere che lo assomigliare più ad una iena che ad un essere umano, ma sempre lo abbiamo catalogato come il fido scudiero di B.

Non è così: oramai risulta chiaro che Renato Brunetta è sempre stato il capo. Lui era il Don Chisciotte, B. il Sancho Panza (la Santanchè, Dulcinea?). Sono stato poco attento, bastava dare un'occhiata alle caratteristiche teatrali: era Brunetta che aveva quella vena di follia che lo faceva sempre parlare a vanvera, negando anche l'evidenza. Il signor B. è grassottello e fanfarone: la tipica spalla teatrale condannata ad una fine grama.

Guardiamo come è andata a finire: Sancho Panza B. è stato disarcionato, mentre Renato Don Chisciotte Brunetta è ancora in sella, vaniloquente e fiero, e affronta le telecamere con sublime serenità, come chi sa che non è la pedestre realtà il terreno su cui misurarsi, ma i sogni e i mulini a vento.

E infatti, mentre B. impreca, bofonchia e bestemmia il Fato, l'altro continua solo e composto la sua delirante cavalcata.


Non c'è che dire: la tragedia gli dona, anche fisicamente. Fateci caso, sembra anche più alto...

venerdì 29 novembre 2013

Se io fossi B.



Se io fossi B. avrei da tempo venduto parte delle vaste proprietà, avrei messo i proventi in un paio di container – aggiungendoci magari un centinaio di carnet di assegni, frutto di anni di onorato lavoro – e sarei partito, per sempre. In un bosco islandese o un in un villaggio del Belize, senza computer, né fax o francobolli per posta prioritaria. Solo una bella scorta di romanzi e qualche pillola blu (non si sa mai).

Nascosto dietro una barba o una parrucca mechata, mi sarei rifatto una vita e disfatto di quella precedente. Avrei giocato a burraco o a backgammon con gli indigeni, ridendo a crepapelle davanti ad un tiepido infuso alle erbe sul mio passato da “statista”. Avrei, finalmente, fatto amicizia con un netturbino o un cameriere o un giocatore di boccette. Non ho alcun intento beffardo scrivendo questo post.

Provo sincera commiserazione per il signor B., che da venti anni a questa parte ha avuto conoscenze solo dal milione di reddito in su. Non c'è imprenditore, potente, politico che non sia passato dall'enorme cruna del suo ago. I potenti vivono come pazzi, non c'è da meravigliarsi se poi, negli anni, diventano vaneggianti tromboni. Vivono nelle loro enormi regge, sospettosi, disperati, vendicativi. Soli, alle mercé di spietati tornacontisti.

Mi dia retta, Signor B., vada a vedere come procedono i cantieri nella tratta tra Manaus e Santa Helena di Juaren e tra un rimbrotto e l'altro agli operai creoli (già me lo vedo: “Mi consenta, negretto”), racconti come qualche anno prima occupasse anche lo scranno di Primo Ministro.

E giù grasse risate...

mercoledì 27 novembre 2013

Il testamento del Signor B.



Pur detronizzato, inquisito, politicamente annullato, il fu Berlusconi continua a sillabare dall'oltretomba il suo unico mandato testamentario al suo manipolo di seguaci: mai con la sinistra e fate qualunque cosa purché danneggi la sinistra.

Se è vero, come è vero, che in prossimità della fine gli uomini si ricordano solo l'essenziale, le ultime volontà del signor B. equivalgono ad una vera e propria confessione: niente e nessuno ispirò la sua incredibile parabola politica se non l'ossessione di annientare i “mangiatori di bambini” aldilà di ogni motivabile dubbio. Aldilà, perfino, del trascorrere del tempo che tutto dovrebbe mitigare, mutare, addolcire: tutto tranne l'astio implacabile di questo ex politico.

Questa ostinazione furibonda, ottocentesca, da dannato senza redenzione e senza requie, è utilizzata con profitto dai suoi abili agiografi (Alessandro “Nosferatu” Sallusti, il Romero delle rotative, in primis) che segnalano i deliri del signor B. come scene madri per ravvivare le loro prime pagine.

Comincio a temere che la natura delle esternazioni del Nostro siano di natura oltretombale. Nelle notti buie e tempestose tornerà a spaventarci, con tanto di cigolamento di catene, con orribili “uhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh”.


Brrrrrr, che paura...