venerdì 7 settembre 2012

Elogio alla rosa




Michele Zarrillo la preferiva blu.
Ma sono rosse quelle agognate dalle donne. Rosse passione. Quelle cantate da Massimo Ranieri, che preferisce comprarle di sera, all’imbrunire, quando il sole - anche lui - volge al rosso.
Rose rosse, colore della passione, che talvolta trascende nella nuance del sangue, quando l’amore degenera in ossessività crudele.
La rosa rossa come simbolo di guerra, di quella infinita tra i Lancaster e gli York. Morirono quasi tutti nella guerra delle rose che fiorivano nella perfida Albione. Non ci fu un vinto. Vinsero i terzi incomodi, che passavano di lì quasi per caso. È la prova che le rose non s’addicono alla guerra. Qui la passione non c’entra nulla. E nemmeno le rose. Diventano garofani. Rossi pure quelli, simbolo di una politica che non c’è più.
Ed è meglio così.

Ma si parla di fiori, di rose – appunto -: Tuscany Superb, di colore rosso scuro che volge al porpora, oppure l’elegantissima Papa Meilland, dal profumo soave. C’è anche chi ruba il nome ad una gloria italica; è la Chianti, che gradisce anche posizioni ombreggiate. Una rosa che vive nell’ombra non si era mai vista.

Quantità e classificazioni suggestive: Grimson Glory, Romeo, Ingrid Bergman. Infinite varietà dello stesso tema. Fiori da regalare, da coltivare, da tenere. Da annusare: inebrianti come l’amore che ti piove sulla testa, che ti assale – vigliacco -, come si legge nei libri.
Poi c’è la Masquerade. Ah, che bella. I boccioli nascono di colore crema pallido e poi virano al rosa e quindi al rosso.
È un po’ la storia della vita; la Masquerade è il cambiamento. Un fiore didascalico, emblematico. Una rosa camaleontica. Un veglione da ballare con maschere posticce, fino allo stremo. Ma questa rosa è un augurio. Sfiorisce, muore, ostentando il colore rosso. Il rosso della passione, il rosso dell’amore.

La Masquerade è un sorso di birra gelata in una sera di agosto.
Raccoglietela e mettetela lì, dove vi pare, come scorta di ottimismo.
Da far durare il più a lungo possibile...


3 commenti:

  1. Ma che bello! Quando si dice “la comunanza d’amorosi sensi”... . Anch’io in questi giorni mi sono fatto ispirare da una rosa: Carla che vive a casa mia da quasi 30 anni... .
    Una rosa che fa... casa, famiglia..., gioia di vivere.
    http://dario-dean.blogspot.it/2012/09/storia-duna-rosa.html

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  2. Riguardo ai fiori ed in particolare le rose, ad ognuno libero sfogo alla propria sensibilità.
    Ho invece fatto una brevissima riflessione, alla flora usata come simbologia in politica in effetti hanno usato almeno metà delle possibilità, ma suggerirei una pianta rappresentativa della politica in generale:
    il TARAXACUM OFFICINALIS volgarmente detto "il pisciacane!" con evidente riferimento alla minzione dell'amico dell'uomo ...

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  3. ROSE?...parliamo delle loro spine, invece.
    Più bella è la rosa , più profumata essa è...... più terribili sono le sue spine, spine carnose e dure che penetrano nella carne, e spine ancor più cattive, penetrano nei pensieri travolgendo ogni dire,spine che regalano la morte di un amore, di una vita o di un popolo e allora ci si dimentica del fiore o lo si odia ... per sempre.
    Bruna

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