mercoledì 1 agosto 2012

La guerra dei Signor Nessuno




L’occasione era troppo ghiotta. A pochi passi da me c’era la selezione per la prossima serie del “Grande Fratello”. Ho sussurrato la solita scusa a Giusy (“Andate pure in camera, io vado a prendere il tabacco”: lo so, sono banale...) e mi sono intrufolato. L’approccio non era dei migliori: decine di body guard mi guardavano in tralice, gli aspiranti concorrenti mi osservavano triangolando il loro sguardo con le vetrine circostanti. Mi sono avvicinato ad un signore di mezza età e gli ho chiesto perchè voleva farsi spiare per mesi dentro ad una casa. La sua risposta è stata secca, senza esitazioni: “Perchè voglio diventare finalmente qualcuno”. Gli altri campioni intervistati hanno dato la stessa identica risposta. Raggiungo la mia consorte in camera e sul video passava un programma che ha come obiettivo finale il reclutamento di veline. Anche loro, presumo, vogliono diventare “qualcuno”.

E allora mi chiedo – e vi chiedo – perchè tutti sognano di diventare qualcuno?
Perchè la maggior parte delle persone si sente “nessuno”?
Milioni, miliardi di nessuno che vogliono diventare qualcuno.
È giusto? Sì, penso di sì.
È possibile? No, non è possibile. Miliardi di persone non potranno mai diventare qualcuno. Nè si può pretendere, d’altronde, che si rassegnino a restare nel limbo dell’assoluto anonimato per tutta la vita. È un sogno, un obiettivo. E un sogno non si nega a nessuno, altrimenti si cade nella rete tesa anni fa dal comunismo apocalittico (e opportunista).

Così monta come un’onda gigantesca, l’ansia dell’esercito degli esseri umani che ha risolto il problema della sopravvivenza, ma non quello dell’esistenza. E purtroppo le buone parole di chi – io, per esempio – scrive sui giornali (e dunque è già qualcuno, se non altro per il vezzo della firma) suonano stonate.

Suggerire ai nessuno di imparare a costruirsi una identità interiore, vorrei dire, se me lo concedete, spirituale, è ipocrita. Come pure scrivere la banalissima frase di rinunciare all’identità pubblica perchè è pura apparenza. Ricorda molto da vicino il discorso del ricco che suggerisce al povero di accontentarsi. È pure parente stretto dei discorsi di Monti e compagnia che chiedono ai cittadini di tirare la cinghia, circondati da prebende e stipendi da favola.

La guerra dell’identità, nel nostro mondo, diventerà una sorta di conflitto finale.
Individui e gruppi di individui – perchè no, intere nazioni) sono disposti a tutto, anche ad uccidere, pur di diventare “qualcuno”.
In mancanza d’altro anche una velina...

9 commenti:

  1. Ma allora sono una pecora veramente nera !
    Io non mi sono mai posta nella mia vita l'obiettivo di diventar qualcuno ... non ho mai amato palcoscenici e l'unica volta che aprii un blog ( e solo per ingannare il tempo mentre ero immobilizzata su una carrozzella con 3 malleoli a pezzi ) ...scelsi lo pseudonimo di senzanome ....
    Mi piace la coralità, lavorare in gruppo , non ho una particolare simpatia per i leader, anzi in genere li temo, e non me ne può fregar di meno di essere una persona nota ( E INFATTI NON LO SONO)....
    Detesto ogni forma di competizione e la fuggo ... il tuo scritto mi fa sentire un UFO !!!

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  2. Queste persone che desiderano diventare "qualcuno" evidentemente non amano la matematica! Certo sono stanchi di essere dei numeri , siamo sempre dei numeri! sempre identificati con un codice (magari di nostra scelta ma sempre un codice) che anche se alfanumerico viene interpretato come un numero, dunque numeri siamo e numeri rimarremo.
    Pensano , erroneamente di sfuggire a questa ineluttabile condizione apparendo su un video, evidentemente non hanno capito che la notorietà non restituisce una identità perduta, ma semplicemente molte persone che ti identificano col tuo nome.
    Viene da pensare che se molti mi identificano col mio nome allora io sono propio io dunque mi riapproprio della mia identità che gli altri mi riconoscono.
    Errato ! io mi potrei chiamare abczx521010 che andrebbe ugualmente bene che Stefano, ma allora Stefano è semplicemente un codice identificativo? si lo è ! e siccome di Stefano ce ne sono tanti allora il codice di complica ed ecco il cognome ! Ma non basta è troppo semplice ecco il codice fiscale ! abbastanza semplice nella prima parte poi l'ultima lettera invece no! a tutte le lettere del codice si assegna un numero (quello dell'ordine alfabetico) poi si fa la somma di tutti i numeri il risultato si divide per 19 e certamente avremo un resto perché 19 è un numero primo , questo resto è un numero che nell'alfabeto identifica una lettera, ecco che il mio codice è il mio, in caso di omocodice si aggiunge una lettera . Beh! fanno proprio di tutto per annullarmi e farmi essere un numero ... un codice! eppure io sono io ! non riusciranno a farmi sentire "nessuno" e non mi sento "nessuno" perché la mia identità non dipende da come gli altri mi riconoscono attraverso numeri e codici, ma dipende esclusivamente da come io mi rapporto con gli altri, Posso essere indifferentemente Brontolo Né, oppure Stefano, o Ghibly, ecc. non mi interessa gli altri (ed io faccio parte degli altri) mi identificano per quello che dico, per come sono !
    leggendo Aldo lo riconosco subito senza leggere il suo nome, così Dario, così Gigi, così Giacomo, tutte persone che non hanno necessità di diventare qualcuno perchè sono .
    Pensano e si esprimono , dunque sono, chi ha necessità di diventare "qualcuno" con mezzi che non sono a lui propri non sarà mai qualcuno, sono come dei fuochi di paglia che appena "qualcuno" smette di aggiungere paglia si spengono, quei nessuno pensano che sfruttando delle "situazioni" create da qualcuno" di diventare anch'essi qualcuno , non è così .
    Se invece mi dicessero lo voglio fare perchè mi annoio e voglio fare qualcosa di diverso allora capirei di più , ma non è certamente quella la strada per diventare qualcuno , una momentanea notorietà non è proprio nulla ed aggiunge il nulla ad uno che non è nessuno !
    Dunque cari nessuno ... non è col Grande Fratello che raggiungerete il vostro scopo (se quello è e ne dubito) ma col vostro pensare e col vostro esprimervi verso il mondo.
    All'interno di una casa , spiatissimi, dove tutto è recitato secondo un copione pensi di essere qualcuno ? no! sei e rimani nessuno ...
    un grande abbraccio a tutti i qualcuno che hanno avuto la pazienza di leggermi
    Brontolo Né

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  3. probabilmente il bisogno di sentirsi qualcuno e' semplicemente dovuto ad un senso di vuoto forse una mancanza di amore in senso lato.....

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  4. assurdo diventare qualcuno ...rubando i sogni altrui, una simile cosa è di una mediocrità abissale, loro non vogliono diventare qualcuno perchè credono in loro stessi ma solo perchè è una moda, sono irrimediabilmente uniformati a un stereotipo stabilito da altri...dunque solo fotocopie, brutte fotocopie. La verità è che non ci sono più ideali e le menti sono sterili, non riescono più a sognare.
    bruna

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  5. Affermazione del proprio sé. ( Esiste un Sé o solo l’Io narciso??? )
    Il modo d'essere d'una persona rispetto ad un'altra è intessuta di relazioni .I modi d’essere creano legami, rapporti tra due menti e due corpi. Anche la fisiognomica ha il suo peso. I contatti empatici danno il la ad un rapporto. Ci si avventura nella reciproca cognizione che non è affatto solo concettuale. Tutt'altro. Si tratta d'una sorta di riferimento reciproco, un evento sociale che, nella sua espressione più elevata, genera “vita”.
    Ma quanto sia vero e verace questo rapporto dipende dai singoli, dalla forza che essi hanno di “rischiare” il proprio Io, di mettersi in gioco anche con le proprie debolezze.
    Più che di paura si è pieni di Ego e l’Altro è solo un dettaglio sul quale costruire il proprio “potere” contrattuale che si tende ad instaurare a senso unico.
    Questo, a mio parere , è il limite enorme: non accorgersi dell’Altro se non per possederlo e restare così chiusi nella propria gabbia dorata senza luce d’affetti che risplende di vanità.

    Aldo grazie e a te una carezza.
    Mariaconcetta

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  6. a leggerti viene pensato : ma è impossibile....cercare di diventare "qualcuno"....una persona conosciuta, osannata, vezzeggiata,ammirata, invidiata...per cosa? Perchè ha scoperto la cura al cancro....ha scoperto la possibilità di far andare l'auto con la sola acqua ?....ha scoperto la pillola della giovinezza?......nooooooooo....ha solo partecipato ad un reality....è stata vista in tv....dentro quella scatola che rimbambisce le menti deboli.......Certo che a pensarci bene questa Umanità italiana è ridotta proprio male.....e non credo che abbia qualche chance per venirne fuori....il lavaggio del cervello ha prodotto il risultato voluto....e basta....I pochi fortunati che non guardano la tv o non leggono certi giornali sono sempre più una minoranza tendente a scomparire.....e ci si lamenta di Monti !!.....Aldo, tu che hai il "potere" nella punta della tua penna non puoi fare nulla?....magari iniziate una guerra?.....

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  7. Da parte mia rimarranno sempre nessuno perche non li guardavo e di certo non lo farò ora, a me basterebbe che mi chiamassero per nome il mio, Patrizia, e non "EA"O "CHEALA'",o la moglie di la figlia di.. come fanno qua in Veneto. Mi offendo si e tanto mi sembra mancanza di rispetto, anche se un giorno mi hanno spiegato che qui e normale sia cosi specialmente in campagna dove sto io da 26 anni . Sono sopratutto gli anziani che l'ho fanno verso i giovani e le donne.E questo deriva da una cultura contadina dove l'importante e il risultato, il frutto delle fatiche hanno tutte un nome. Esiste solo la sostanza il resto non conta, come se dare un nome alle cose fosse solamente una perdita di tempo. Ecco quelle persone avranno un nome Gianni, Laura,Mario ecc, a loro non basta, io le rispetto per il loro nome il quale avrà una sua storia familiare, avrà radici,ma probabilmente a loro non basta conoscere questo per dare frutti alla loro vita cercano il loro significato da un terreno arido dove non nascerà niente , perchè senza fatica non si ottiene niente,l'ho capiranno forse un giorno,davanti ad uno specchio che non rifletterà.... niente.
    Gottardo Patrizia

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  8. L'ansia di "essere qualcuno" può assimilarsi alla voglia d'immortalità.
    Da qui l'aspirazione dell'uomo ad essere qualcuno: dall'eroe del mondo greco che realizzava la sua immortalità nei versi d'un poeta, all'artista del rinascimento che ci stupisce con la perfezione delle sue opere giustappunto ...immortali.
    Ai nostri giorni, dove la democrazia riconosce a ciascun individuo il suo spazio, seppure in una società in crisi ed incapace di proporre modelli diversi da quello delle" veline" e del "grande fratello", la globalità dell'informazione crea miti effimeri nei quali i deboli di mente si riconoscono.

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  9. Io esisto quindi sono qualcuno
    Alessandra Lucini

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