sabato 11 settembre 2010

La strana storia di Tranki Raga

Si è materializzato una bella e corrusca sera di agosto. Era assieme a mio figlio (è un suo amico, sigh...). Cercava un letto per passare la notte. “Ma è solo per una sera, Tranki Raga..” ha aggiunto, a mo' di biglietto da visita.
Con prontezza di riflessi stoppo la presumibile risposta di mia moglie (“Nemmeno se mi fai sposare Bill Gates”) e dò il mio assenso.
Dopo aver distribuito loro un paio di raccomandazioni nel caso noi fossimo già a letto, tipo non suonare la batteria dopo le tre di notte e non far salire più di una prostituta moldava alla volta, mi accomiato da loro e mi metto al computer.
Arrivano straordinariamente presto, intorno alle due di notte, senza strumenti assordanti e senza donne al seguito. Nella penombra mi accorgo di due particolari: Tranki Raga ha ancora gli occhiali scuri indosso (fuori la notte è picea) e al polso porta un orologio no-limits grosso come una pizza margherita con funzioni ignote anche al costruttore. Lui si accorge della mia attenzione e, in uno slancio di commiserazione, si china verso di me smanettando sul frisbee da polso. Declino cortesemente la gentilezza, rimettendomi sullo schermo del Pc. Ma immediatamente il mio fuoco ottico si sofferma sulla maglietta di Tranki Raga; ha una scritta enorme che dice De Puta Madre, più o meno figlio di puttana nell'idioma ispanico. A parte l'imbarazzante ammissione (quello slogan fieramente ostentato, in un passato nemmeno troppo remoto era un'offesa da lavare con il sangue), lasciando da parte, dicevo, questo particolare, quella scritta era assolutamente vicaria, quasi despota, rispetto alla vestibilità, alla funzionalità e alla qualità della maglietta stessa. Quel ragazzo incarognito dal benessere aveva fatto sborsare fior di quattrini a papà e a mamma (la puttana), per assicurarsi una scritta, gettando a mare il lavoro certosino e secolare di sarti, stilisti, aziende tessili e mercanti veneziani. È più facile, certo, è meno impegnativo che informarsi, valutare e, quindi, scegliere un capo di abbigliamento. Questa struttura mentale – chiamarlo ragionamento sarebbe una prospettiva esagerata – è applicata dalla tribù dei Tranki Raga in tutto scibile intonso del vivere quotidiano. E allora perchè porsi domande complicate (Chi siamo? Dove stiamo andando? Perchè Calderoli è un ministro e Gasparri lo è stato?) se ho al polso tutti i fusi orari del mondo? Perchè, Raga?...

6 commenti:

  1. Salve signor Aldo, mi chiamo Valentina ho letto del suo blog su valtaro.it e sono passata a curiosare..molto divertente questo intervento davvero sono cinque minuti che rido immaginandomi la tipologia tranki raga!! Mi sento vecchia nel fare questo commento ma davvero mi immagino la sua faccia sconvolta a vedere quella maglia..davvero certa gente non si rende nemmeno conto di cosa indossa..! un saluto a lei! Valentina.

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  2. Interessante...da morire.
    EEFF (Elena Anna da FB)

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  3. ciao Aldo sono venuta a leggerti...il tuo raccontare è nelle domande che ti poni alla fine, non per capire perchè le risposte te le sei già date nella narrazione,ma per trovare quella soluzione ad un problema che affligge non solo i genitori, ma investe tutta la società...viviamo l'omologazione attraversao un solo modello di riferimento, la pluralità è inesistente come pure il decentramento cognitivo e la riflessione su se stessi...sperare non nuoce:-))
    P.S. Come hai fatto per avere i lettori fissi?Ciao Angela Mafuta

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  4. "de puta madre" in spagnolo non si usa affatto per dire figlio di puttana, e neanche qualcosa di simile. è un espressione colloquiale, per niente volgare, che sta per "che figo", "una figata" et similia. ad esempio si dice: "estoy de puta madre", tradotto: "sto da dio". ma Tranki Raga sicuramente non lo sa...

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  5. Non so se è vero... :
    http://mariahildabella.giovani.it/diari/31385/x_tutti_quelli_che_credono_che_de_puta_madre_significhifiglio_di_puttana.html

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  6. TRANKI-RAGA= cittadini del mondo
    son curiosa di sapere cosa succederà quando il mondo....non basterà più
    by Bruna

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