venerdì 22 ottobre 2010

Sotto quel ghigno

Non so voi, ma a me, quel ghigno lievemente sorridente che appartiene a chi, con un pugno, ha ucciso una donna, mi ha reso di pietra. Più di mille particolari agghiaccianti, più di un milione di fatti di cronaca nerissima. Quel ghigno beffardo.
Uccidere una donna con un pugno. O massacrare un taxista per aver involontariamente investito un cane. O lanciare un masso da un cavalcavia dell'autostrada, finchè – finalmente! - si accoppa una madre di famiglia. O dare fuoco ad un barbone nell'antro desolato di una stazione ferroviaria.
Gli autori sono tutti eterni bambini che sfrecciano sull'asfalto con le loro jeep pulsanti di musica, poi spengono il motore e massacrano qualcuno.
“Perchè l'hai fatto?”
Non lo so...”.
Ed è vero: non lo sanno. Decine di fatti efferati, retrocessi immediatamente nel rango infimo dei “gesti insensati”, descritti dagli speaker dei telegiornali e dai parenti dell'omicida (pardon, dell'indagato) con accenti incredibilmente simili: nessuno di loro, nemmeno Vespa con tutti suoi plastici, è in grado di dire perchè l'ha fatto.
La scena è sempre la stessa: sulla panca di una questura, il criminale si tiene la testa ciondolante di orecchini, dicendo a voce bassa che non l'ha fatto apposta, che non poteva immaginare, che voleva solo finire la giornata in qualche modo. Ecchecazzo, in fondo ognuno si sceglie l'hobby che vuole, compreso quello che impone la morte cruenta di una persona.
Passano tutti davanti alla telecamera, ammanettati e inquadrati nel rettangolo della Tv della cucina, magari coperti dal cappuccio di una felpa, che fa tanto ribelle. Sfileranno davanti a tutti, questi assassini-non criminali, questi stragisti incolpevoli, che non volevano sovvertire niente, che non odiavano proprio nessuno. Non c'è nulla da aggiungere alla frase preconfezionata del cronista di turno: “un folle gesto che non trova spiegazioni”.
Davanti allo schermo con la forchetta in mano, mi ritrovo a sperare che almeno uno di loro rompa il cordone dei poliziotti, alzi fieramente il viso verso i cameraman e dica: “L'ho fatto perchè mi state tutti sul cazzo”, lasciandomi inebetito con il bicchiere di vino all'altezza del gomito. Almeno ci sarebbe una ragione, un radicato astio verso la società, il desiderio insano e irrazionale di cambiamento che mi lascerebbe con il dubbio che sono io a non capire, non lui. Ma non dirà nulla e io resterò con la mia paura priva di ragioni, la mia paura “che non trova spiegazioni”. Alla fine, però, penso che in qualche mostruosa regione del cervello di questi ragazzi-criminali, ci debba essere un ordine che ancora mi sfugge, un sistema di inibizioni, una rudimentale pratica del giudizio che sprigiona da quel ghigno beffardo. Ci deve essere, manifestata in qualche maniera che io, ancora, non capisco.
Ma loro, lo sanno. Devono saperlo, cristosanto. 

14 commenti:

  1. Loro lo sanno e come se lo sanno... fare " l'indiano gli suona bene " almeno riescono a giostrare chi li deve giudicare sono abituati a volere sfidare vita... quindi perché non possono giocare con la sorte... in quel non lo so lasciano l'incompiuto giudizio in attesa di nuovi fatti ma non che forse troveranno risposta o forse no... ma almeno ci hanno provato... e vuoi mettere che per puro culo la vingono anche una causa?! Il dubbio che lasciono nell'attesa di una conferma " non è condanna " forse è questo che si ripetono in mente quando ciondola il loro capo... mentre se la ridono perché nessun coglione secondo loro è in grado di aprirgli quel fottuto cervello... ma poi mi chiedo a cosa serve sapere cosa passa per il cervello a della gente che da a fuoco un senzatetto o che fa atti violenti contro altra gente che magari è lì ignara di cosa quel mostro stia rimuginando in quella sua fottuta mente?! E noi ci chiediamo ancora a cosa pensava quando lo ha fatto quando nemmeno la vittima se ne rende conto... è vero si che loro lo sanno ma non parleranno perché la paura viene sempre dopo essersi bruciati e mai prima e allora è meglio tacere per evitare che la giustizia faccia il suo corso... non è detto ceh nel prendere tempo per scoprire la verità magari una botta di culo e amen!Libertà mia dolce libertà... ma la prossima si organizza meglio... nessuna traccia nessun indizio e cosi si va avanti... perché chi è capace di queste atrocità certe esperienze gli servono per migliorare il tiro al prossimo giro...
    ciao sereno giorno...
    Agata Cutuli

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  2. Questi individui del sorriso in bocca dopo aver fatto un crimine...non sono altro che frutto di una societa' che non funziona... Siamo arrivati a dei limiti dove la gente non si ferma neanche a vedere cosa sia successo, lasciando un corpo ferito a terra quasi privo di vita. Io dico invece che questi criminali sia meglio studiarli bene perche' dobbiamo evitare che questo possa succedere di nuovo...in quanto alla societa' ci sarebbe da cambiare tutto...Ciao
    Antonina da New York

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  3. ma io prenderei a calci nei coglioni personalmente chi lo ha applaudito e fischiato alle forze dell'ordine.....questo se non erro dopo averla colpita gli ha pure rubato la borsa.....

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  4. Non mi meravigliano le vicende da te narrate con stupore " giornalistico". Mi stupisce che non scandalizzi più la gente. Il grado di assuefazione alle barbarie sono il frutto di un buonismo nato tanti anni fa e precisamente quando la psichiatria - psicologia alla mercè di una classe dirigente in cerca di consensi ha sentito la necessità di flagellare il sentir comune "impapocchiandoci" con trasmissioni demenziali.

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  5. La frase che sentiamo sempre " E un bravo ragazzo " mi fa paura !
    Siamo circondati da " bravi ragazzi " che
    UCCIDONO .

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  6. C'è una spiegazione: noi uomini, tutti gli uomini, se non siamo convenientemente educati al vivere civile, siamo violenti. L'uso della forza o di altre ferine "virtù" fa parte di noi, delle nostre più recondite pulsioni. E allora compiamo gesti efferati. Purtroppo l'educazione alla convivenza civile, basata sul rispetto degli uni verso gli altri, sul rispetto della persona umana, fondata su insegnamenti millenari, non appartiene a tutti. Anzi, sta crescendo il numero degli "ineducati". Da questo numero di uomini escono i comportamenti bestiali.

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  7. siamo di fronte ad un numero sempre maggiore di persone "inadatte"...non essendo in grado di comunicare il proprio malessere e frustrazioni verbalmente, lo sfoga con la forza e la vigliaccheria!!... allo stadio,da un cavalcavia,verso persone indifese, ecc... Penso sia ora che ogniuno di noi (nessuno escluso) paghi x le proprie azioni,e se non sai perchè l'hai fatto...del lavoro socialmente utile forse ti farà tornare la memoria...magari con dei disabili,le loro famiglie non hanno il buon tempo di annoiarsi!!!!

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  8. vedi Williams a mio modesto parere e mi ripeto, il problema non è il crescente numero di persone colte da"attegiamenti violenti" da studiare. Ti posso assicurare che gli episodi dei cosidetti "mostri occasionali" non sono in aumento. Nel caso in specie prova ad immagimare quanti si sarebbero fermati scandalizzati a soccorrere e difendere la ragazza? Non so se ricordi il filmato della gente che scavalcava il cadaveredi un individuo ammazzato dalla mafia... (morge)

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  9. vedi anonimo.. e gia questo è un punto a tuo sfavore,beh.. se non sono in aumento,siamo in una botte di ferro!! la mia opinione non era di studiarli ma di mandarli a scuola!! quando dico che ogniuno di noi deve pagare x le proprie azioni è perchè troppo spesso sono abituato a sentire giustificazioni assurde e non è mai colpa loro!! L'indifferenza che descrivi in certi casi è inconcepibile, in altri secondo me dettata dalla paura, ma bisognerebbe vedere se capitasse a noi come ci comporteremmo??!!

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  10. alcuni di quei gesti, non tutti, non ha senso generalizzare, nascono secondo me dalla domanda che i giovani si fanno "chi sono, cosa ci faccio qui?" domanda che troppo spesso non trova risposte tra gli adulti che hanno attorno...io non ho paura però...

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  11. La necessità di mantenere le performances, il sentirsi esclusi, un'informazione spesso forcaiola, nessun senso di solidarietà ne' di appartenenza se non a se stessi................se vuoi ne metto altri ma credo non siano necessari.
    I fattori moltiplicatori della violenza stanno li.
    Se, invece che alla crescita, non pensiamo ed aspiriamo aqlla decrescita non risolviamo il problema.

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  12. quel ghigno sprezzante, dissacratorio, demoniaco che ci fa pensare, ma di chi sono figli questi ragazzi? nostri o dei videogames che li hanno svezzati ed addestrati a portare nella vita scenari di violenza gratuita e impunita? io penso che questi giovani non hanno rispetto di noi genitori che con la nostra inerzia abbiamo mandato alla deriva questo paese, non ci sono punti fermi non ci sono stato o chiesa che meritino autorevolezza. Troppi giovani non conoscono il valore della vita,sono annoiati e stanchi non hanno emozioni e sono senza anima!
    Sanno perche' lo hanno fatto: lo hanno fatto perche' non sanno quello che fanno.
    Dania.

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  13. Sotto quel ghigno, con l'incitamento degli amici, c'è una storia antica che viene da lontano, da una televisione illusoria che dagli anni '80, con cartoons violenti e amorali, con raffaelle e quiz, ha educato generazioni di bambini a immaginarsi di essere onnipotenti, di aver diritto ad ogni cosa, senza assumersi mai nessuna responsabilità e, diventati grandi, scoprire con rabbia l'impegno, la fatica, il sacrificio e rifiutarli. Viene da una pubblicità che ha scelto di parlare a loro stessi, stimolando ogni desiderio, e da genitori che spesso li hanno soddisfatti prima ancora che loro li provassero, e non si può vivere senza desideri. Viene dall'illusorietà di poter tutti diventare girls and boys, miti della TV e del cinema con il solo ausilio della propria fisicità e dell'immoralità spesso suggerita dagli stessi genitori. Viene dall'idea che la colpa sia sempre degli altri, collettività anonima che casualmente si identifica con l'infermiera, il tassista, un bambino, una madre di famiglia. Viene dall'idea che essere sé stessi sia diffusamente pericoloso: bisogna vivere e pensare con il gruppo e nel gruppo. Viene da una scuola nazionale che ha scelto di tacere sull'impegno, la fatica, il dovere ma ha privilegiato l'idea fattasi pratica nelle sufficienze promozionali, perché intanto è la vita che fa la selezione, che a scuola si debbano imparare tante cose ma possibilmente nessun metodo che sviluppi il senso critico. Viene da una classe politica che da troppo tempo mostra che l'unico valore credibile è l'impunità e che il diritto, nella sua pratica operativa, altro non sia che una ideologia deprecabile; abolito lo stato di diritto non resta che l'ascia da guerra.

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  14. Caro Aldo, per quanto agghiacciante - come tu dici - non possimo meravigliarci più tanto: hai visto (ad esempio)i cartoni animati degli ultimi anni? Sono infarciti di violenza (fisica e morale), nonché di espressioni linguistiche (parolacce) che mi lasciano alquanto perplesso. Allora mi domando: ma se questi sono i messaggi che mandiamo ai nostri figli ed i modelli che porgiamo loro, possiamo poi - in tutta onestà - stupirci se a 18 anni ammazzano una madre di famiglia a cazzotti o danno fuoco ad un barbone sulla panchina d'una desolata stazione di periferia?

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