domenica 5 dicembre 2010

L'insostenibile pesantezza dell'essere intelligenti

Sono convinto che la spinta decisiva a Mario Monicelli sia stata opera della sua straordinaria intelligenza.
Qualche anno fa, un grande scrittore alle soglie dei novant'anni scelse un altro modo, ma anche lui decise di dire arrivederci a tutti: anche in quel caso ho la netta sensazione che il dito spinse il grilletto di una pistola dietro suggerimento di una straordinaria intelligenza. Un dono, in tutte e due i casi, spoporzionatamente grande rispetto all'esile trama della vita.

Sandor Marai, geniale scrittore ungherese (ah, “Le Braci” che bel romanzo: lo raccomando al mio amico Dario, lui capirà il perchè...), lasciò le povertà di una esistenza terrena, senza un apparente motivo.

Le persone come loro, instancabili ricettori di ciò che accade nell'Universo, sono colpite più facilmente di altri da solitudine, stanchezza e malcreanze altrui. Cercano nel prossimo interlocutori per dividere le tante – troppe – cose che hanno capito, ma raramente riescono a trovarli. Allora subentra il vuoto, quel male sottile che nessuna medicina può curare.

Dicono gli amici di Monicelli che i troppi ricoveri in ospedale e la prospettiva di una inevitabile non-autosufficenza, gli abbiano inflitto profonde ferite morali.

Penso che la troppa intelligenza sia una iattura, uno zaino pesante che nessuna schiena può trasportare per troppi anni. E se è vero quello che immagino della loro fine – di Monicelli e Marai – allora è altrettanto vero che la stupidità del mondo sia il quotidiano scandalo che loro hanno deciso di abbandonare e di denunciare.

Sarebbe già molto se noi, per cercare di essere loro vicini e evitare altre tragedie, imparassimo a dirla e scriverla questa criminale stupidità che ci accompagna ogni singolo giorno, in ogni singola azione, in tutto quello che diciamo e scriviamo.
E questo non basta: dobbiamo denunciare la stupidità con minore distrazione, conformismo, pressapochismo. Non dare scampo né giustificazioni alla stupidità.

È un modo per sollevare queste menti eccelse dal peso che, da soli, faticano a sopportare.

12 commenti:

  1. Come sempre grazie,
    la troppa intelligenza emargina, non c'è scampo. ciao vado di fretta ma riprendermo il discorso

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  2. Racconti le storie di due persone vecchie e malate, io penso che siano usciti di scena nel modo migliore, il loro corpo era la mente e lo spirito mentre quel vecchio cappotto era il loro fisico. Era arrivato il tempo di disfarsene come facciamo noi tutti i giorni con le cose che non ci servono più. Ne avremo noi il coraggio? Ci penseremo tra cento anni ora godiamoci il nostro goffo cappotto.

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  3. è vero, la troppa intelligenza è spesso di ostacolo nel corso della vita. lo è altrettanto la bellezza fisica a meno che non si voglia calcare un palcoscenico, ma è anche vero che non credo sia la troppa intelligenza a decidere di porre fine ad una vita che oramai è alla fine, questo è un controsenso, secondo me. Non è piuttosto l'inquietudine, quella grande inquietudine di vivere quando sai che oramai poco che è il tempo che ti rimane di vivere?..

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  4. Non vorrei che per dimostrare di essere intelligenti ci fosse un ondata di sciocchi suicidi. Monicelli e Marai hanno dimostrato di essere sicuramente intelligenti nella vita. Nella morte, forse, erano soltanto soli e disperati.

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  5. Questa volta mi permetto di dissentire Aldo.
    Non giudico mai nessuno per carattere.
    Non esprimo giudizi di valore.
    Dico solo che ci vuole più coraggio a vivere che a morire.
    Le belle menti devono essere SEMPRE coraggiose.
    Un sorriso a te.
    Mariaconcetta

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  6. Si' hai ragione ,se ognuno denunciasse con voce e coscienza le stupidità di questo mondo invece di pensare alla loro miserabile condizione materialistica ritrovando valori più universali dunque più giusti,quelle povere menti troppo sensibili faticherebbero meno e si sentirebbero sostenuti nei loro sforzi sovrumani per risvegliare dimensioni più degne di una vita.Quanti non realizzano la loro mortalità pensando che lo scopo sia di avere e di parere invece di essere,quanti anche di fronte all'unica giustizia,la fine,si dicono convincendosi di essere stati all'altezza.Triste mondo e quanta solitudine per chi non segue il gregge perché ha capito che se esiste una meta nella vita è quella di fare in modo che nessuno sia messo da parte per qualsiasi ragione.Laura dalla Francia.

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  7. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  8. spesso l'intelligenze ti fa vedere il mondo in modo diverso , senza ipocrisie e falsità ,con più sofferenza interiore....

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  9. ma questa volta non condivido l'associazione intelligenza-fine di una vita! Semplicemente perchè l'intimità di chi fa quel gesto è insondabile e non omologabile! La vita non è di MONICELLI ne di nessun altro. Potri spiegarti il perchè ma sarei troppo lungo, un fatto è certo la cultura della morte non è un principio discutibile con la razionalità fredda. Non condanno il gesto di Monicelli, ne approvo, quella è la sua intimità, altra cosa è comprovare il principio della stanchezza da vita! Se così fosse estremizzando all'infinito allora non esisterebbe più un preciso confine tra sofferenza e stanchezza di vita, e la gente finirebbe per scegliere la morte alle prime difficoltà di vita! Questo non deve accadere mai, perchè la società è un organismo unico e gli individui sono tante cellule di questo corpo per cui la scelta della non vita difronte ad un muro insormontabile potrebbe minare l'esistenza stessa della capacità di sopravvivenza! Non siamo al mercato dove possiamo comprare o barattare gli oggetti immateriali...
    by Alberto Saxo

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  10. ..concordo pienamante la pesantezza della troppa intelligenza a volte è un fardello difficile da trasporare da soli e purtroppo difficile da condividere appieno...rispetto ogni scelta con grande dignità e non credo che morire sia la più facile..è una scelta talmente personale ed intima che nessuno dovrebbe permettersi di fare commenti...imparare ad essere e non semplicemente vivere..per questo ci vuole intelligenza e come diceva qualcuno.."bisogna saper scegliere in tempo non arrivarci per contrarietà"..questa è anche intelligenza..a volte istintiva..un poco come considero la mia

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  11. Il capire più della maggior parte delle persone a volte isola in una sorta di incomunicabilità che lascia spaesati e soli, ma succede solo se non si è riusciti a collegarsi alle proprie radici interiori, se chiediamo ancora al mondo qualcosa che solo noi stessi possiamo darci: accoglienza e comprensione. Neanche nostra madre, in fondo....
    La vita è un dono e possiamo rifiutarlo quando vogliamo, ma ci sono cose che solo in questa dimensione riusciamo a capire, a risolvere, a imparare e a trascendere e fuggendo le rinviamo a un dopo che, chissà...!
    L'intelligenza è un meraviglioso mezzo di apprendimento, ma tutto è per servire soprattutto a noi stessi e solo di riflesso agli altri, o di conseguenza. Se non siamo riusciti a farlo e non siamo in grado di metterci di nuovo e ancora in questione, la vita appare vuota e inutile.
    Chiacchiero troppo?
    Uccidersi è un gesto di rabbia e di rifiuto, non c'è un modo più soave per andarsene?

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  12. ...la stupidità del mondo sia il quotidiano scandalo...
    prendo queste parole, sono sufficienti per capire il desiderio di partire, grazie

    anna maer

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