mercoledì 25 gennaio 2012

Una forca per tutti




L’interesse di bottega è una pratica diffusa nel mondo del giornalismo.
Ne è prova la sobria paginata dedicata dal “Giornale” alle vicissitudini giudiziarie di Carlo Malinconico, sottosegretario del primo governo d.b (Dopo Berlusconi). L’allegria che trapela dai caratteri digitati dal suo direttore Alessandro “Nosferatu” Sallusti non ha eguali.

Quasi una liberazione; un avvalorarsi della vulgata “in politica siamo tutti uguali, dunque tutti ladri”. Ergo, si ingrossano sempre più le file del partito del condono. E che diamine, mica possiamo arrestare tutto il Parlamento: ci vuole una uscita politica dalla situazione, una chiave per aprire (almeno) qualche manetta.

Peccato che la tesi del partito del condono cozzi frontalmente con il ghigno colpevolista dei forcaioli (“tutti hanno rubato, quindi sbattiamo tutti in galera e buttiamo la chiave”).

Sono le due ganasce della stessa tenaglia. Il fulcro su cui fanno leva è il medesimo: “tutti hanno rubato”. In siffatti casi, gli italiani intellettualmente lucidi e politicamente non dogmatici, non devono farsi stritolare da questa tenaglia.

Il sistema c’è, ed è alla portata di tutti. Si tratta di conciliare giustizia e diritto, condannando i colpevoli e assolvendo gli innocenti.

La legge è fatta apposta per prosciugare la palude di questa falsa uguaglianza.
Nella quale sguazzano troppi pescioloni... 

4 commenti:

  1. soli i bambini sono innocenti, quando arrivano ai dieci anni scarsi...le loro azioni già sono d'interesse.......entrare in politica poi...bisogna aver fatto una bella gavetta tra i furti vari, l'appropriazione indebita, prostituzione e....reati simili, e poi.....quelli sono ormai un peso morto di sanguisughe.....disfarsene ne trova giovamento il popolo tutto
    Bruna

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  2. già...hai ragione piena e poi il dire che tutti sono ladri ( anche se è vero) ci porta alla considerazione successiva : ma non possiamo arrestare tutto il Parlamento!!....qualche volta mi chiedo: perchè??....perchè non si può fare un bel repulisti che serva però da lezione ai successivo governanti?....bigi

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  3. Ciao Aldo
    Ti ricordi che interventi di fuoco facevo e rifarei, quando a mo di processo sommario, le moltitudini urlavano "tutti a casa!" .
    Non ci conoscevamo quando da ragazzo odiavo il "sei politico" e combattevo per il riconoscimento della differenza tra i migliori ed i meno meritevoli.
    Sono sempre stato contro l'omogenizzazione delle menti e delle opere.
    uno dei miei ultimi interventi è stato proprio contro i massmedia dell'esclusivamente tutto male e di altri dell'esclusivamente tutto bene a secondo del colore; altri interventi accorati contro il linguaggio esasperato, eccessivamente fuori dalle righe, oserei dire fuori dalle pagine, Tutto quanto sopra e non solo, che combatto a spada tratta, a cosa porta? proprio a quello che tu dici "l'esagerazione del -tutti ladri-" che porta come conseguenza "l'esagerazione del -tutti assolti-" , come dire "mal comune mezzo gaudio" . Torno dunque a ribattere il concetto che nella sobrietà d'espressione v'è il concetto di sobrietà morale e di giustizia.
    Naturalmente non posso sottacere il fatto della grande conflittualità esistente tra i poteri dello stato che va a confliggere non poco con i piatti della biancia della Giustizia rendendola spesso inefficace a tal punto che sempre più si assottigliano le fila di chi si affida a lei con fiducia e chi può da essa rifugge.
    Ciò che tu dici: condannare i colpevoli ed assolvere gli innocenti, è quasi triste! Certo è triste che si debba ricordare alla Giustizia di condannare i colpevoli ed assolvere gli innocenti, ma proprio ricordando questo esprimi tutti i tuoi dubbi, condivisibilissimi, che ciò possa accadere specialmente in questa situazione ove quelli che tu chiami "pesciolini" sono in realtà famelici pescicane

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  4. Il tuo, amico Aldo, è puro buon senso, che parte dal un presupposto comune in chi ha e fede nelle istituzioni, ma che - in questo nostro bel paese - non ha cittadinanza: una giustizia giusta.
    La nostra Costituzione sancisce il principio del “giusto processo” che - oltre al diritto alla difesa - comporta anche tempi rapidi, il che non è in Italia.
    Come m’insegni, un poveraccio, colpevole o innocente che sia, che cada nelle grinfie della giustizia italiana, vede l’iter processuale prolungarsi per innumeri anni, un vero e proprio martirio, complici i giudici per i quali i “termini” sono sempre “ordinatori”, cioè mai tassativi, e gli avvocati che, a forza di rinvii - sempre accordati con estrema disinvoltura dai predetti togati - gonfiano fino all’inverosimile le parcelle.
    Da qui, ma non solo, i milioni di processi in fieri.
    Sicuramente esistono anche altre cause, ma quelle sopra accennate sarebbero le più facili da rimuovere perché a costo zero.
    Ora dimmi, caro Aldo, come si può conciliare diritto e giustizia in una situazione come questa?
    Che dopo dieci anni ti dicano che non hai commesso nulla è ben scarsa soddisfazione: la tua vita è stata distrutta; il tuo nome trascinato nel fango; la tua famiglia ha vissuto nella vergogna..., poiché la gente è sempre più disposta a credere alla tua colpevolezza che non alla tua innocenza.
    Cotanta inciviltà giudiziaria si paga, fra l’altro, anche con il giustizialismo che, se normalmente nasce dall’ignoranza, certamente prospera in presenza della diffusa sfiducia nelle istituzioni giudiziarie.

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