lunedì 5 marzo 2012

Ama e fai quel che vuoi



Nemmeno il tempo di metabolizzare il folle gesto di un ex marito che uccide a fucilate la ex moglie e il suo nuovo compagno - e tanto che era nelle spese ha fatto fuori anche la figlia di lei e il suo fidanzatino -, che le cronache della civilissima Italia ci danno notizia dello strangolamento di una donna da parte di un gelosissimo marito.

I delitti in famiglia negli ultimi anni sono decuplicati. Il rischio è quello di assuefarsi a questo tipo di tragedie. I siti dei maggiori giornali retrocedono gli articoli inerenti questi delitti in seconda fascia, sorpassati dalla cronaca estera (Iran, Raussia) e dall'economia.

L'argomento è talmente serio che è difficile semplificare o, peggio ancora, polemizzare. Ma un sassolino nello stagno, forse è il caso di lanciarlo.

Proviamo a chiederci se ciò che oggi chiamiamo “famiglia” (ovvero padre, madre e due figli: niente a che vedere con le affollate tribù di una volta), corrisponda ancora al famoso – e abusato – concetto di “nucleo fondante della società”, benedetto dalla Chiesa e dalla politica. Oppure non sia, spesso, un guscio impaurito, all'interno del quale implodono umori, si guastano e deflagrano le passioni, covano rancori e si fabbrica violenza.

Il dibattito sulle unioni civili, sulle famiglie allargate, sui nuovi rapporti, vanno inevitabilmente ad intaccare il vecchia assetto famigliare (oramai svuotato di contenuti).
Forse è meglio che l'affidabilità del nucleo famigliare sia affidata alla dignità del singolo individuo, rottamando – finalmente – la monocratica e obsoleta idea che la famiglia “tradizionale” sia l'unica via di salvezza possibile.

Ama e fai quel che vuoi”, lo diceva Sant'Agostino. E lo ripetevano, forse inconsciamente, anche i giovani hippie nel Sessantotto.
Almeno una cosa – i sessantottini, dico – magari l'avevano capita per tempo.
E forse, pirma del tempo... 

13 commenti:

  1. La famiglia..... grande parola con cui ci riempiamo la bocca, si muore di più di famiglia che di mafia.... hai ragione, hai visto giusto, la famiglia molto spesso è deleteria, davvero un guscio pronto ad esplodere, la paura, quanto ci rende cattivi e irresponsabili.
    A.L.

    RispondiElimina
  2. Poi dicono che le donne fanno troppo casino sulla loro condizione, non è vero, noi non facciamo casino....preferiamo morire.
    Quando un maschietto decide di troncare un matrimonio , o rapporto o qualsiasi altro termine, prende le sue belle cose e va via..lasciando la compagna così come sta, con figli a carico, senza lavoro(magari è stata anche la sua gelosia che non le ha permesso di lavorare)bollette da pagare...e via dicendo.
    Se è una donna a voler troncare? Vendette, stalking, violenze, soprusi fino alla morte ; credo che qualcosa non vada per il verso giusto, troppe donne sotto terra......e i loro carnefici?....appena una sgridata, appena qualche anno di carcere , poi saranno di nuovo sulla via...per nuove prede......mentre la giustizia chiude gli occhi, come se la sua benda non fosse più utile.
    Bruna

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  4. E' orribilmente comprensibile come queste tragedie continuino a susseguirsi senza sosta. Non è che ci sia tanto da domandarsi perché: i maschietti vengono educati a vedere la donna come un oggetto e la legge non fa nulla per prevenire i colpi di testa di questi maledetti *mi-autocensuro*.
    Mia sorella è stata stalkerata, in Germania, da un tizio losco che si è scoperto essere pure un pedofilo già condannato in precedenza per molestie a ragazzine. Tralasciando il fatto che mia sorella avesse più di vent'anni, è bastato andare alla polizia. Il giorno dopo 'sto infamone si è trovato la polizia in casa, perquisizione, servizi sociali e mega-multa. Non si è più fatto vivo.
    Qui no, figuriamoci. La donna se la cerca. Perché lui magari è un violento, ma lei avrà certo fatto qualcosa per farlo scattare così. E chi va a tutelare una che se la cerca?
    Ho passato il pomeriggio a nausearmi leggendo discussioni con due tizi che difendevano la mano morta sui mezzi pubblici, non mi stupisco più di nulla.

    RispondiElimina
  5. Mi chiedo quanta confusione oggi non aleggi su questa nostra Società alla quale s’è cercato d’imporre di passare, nel giro di poche generazioni, dal delitto d’onore al concetto di famiglia allargata, premendo l’acceleratore sugli aspetti esteriori d’un modo diverso di intendere la vita insieme.
    Perché, quello che è certo, è che la gente oggi è confusa, avendo perso quella certezza che era identificata nella famiglia tradizionale “benedetta e legalizzata”, oggi ridicolizzata, senza avergli dato, tuttavia, modo di digerire tale mutamento. Perché per digerire ci vuole tempo, tanto tempo.
    Da una parte, l’uomo percepisce come messa in discussione la sua mascolinità dai nuovi modelli che informano il comportamento della donna, dall’aggressività che ha adottato, nonché dalla sua condotta spesso disinvolta, almeno se rapportata agli schemi tradizionali.
    Dall’altra, la donna, è sottoposta a tutta una serie di sollecitazioni che la vorrebbero padrona del proprio corpo e del proprio destino, non già per maturata acquisizione di una nuova dignità, bensì sotto pena dello scherno, della derisione.
    Ecco quindi nascere gli equivoci: d’essere padrona del proprio corpo non si dimostra con il darla al buio, o con la frequente attitudine a mutar compagno; così come essere uomini, non significa dover dimostrare ogni giorno d’esser machi. Eppure così viene inteso.
    Sicché al momento della crisi, della rottura d’un rapporto queste confusioni si esasperano e ci si fa male.
    Uomo e donna sono un tutt’uno voluto dalla natura: l’uno non può fare a meno dell’altra, ma entrambi devono avere piena consapevolezza del reciproco stato e, soprattutto, coscienza del perché si associano contrattualmente.
    Un’associazione (leggasi: società) nella quale ognuno dei soci sente l’urgenza di dover dimostrare qualcosa, di prevaricare, non è destinata a sopravvivere a se stessa.

    RispondiElimina
  6. Io sono sempre allibita quando leggo di fatti come questi .
    Come donna la mia prima istintiva forma di autodifesa è sempre stata quella di cercare di valutare molto bene e alla distanza la personalità e il carattere delle persone di sesso opposto che ho incrociato nel mio cammino , cercando di non basarmi mai sull'apparenza e sulla prima buona impressione, questo prima di instaurare una qualsiasi forma di rapporto più stretto e confidenziale sia che fosse di amicizia sia che fosse sentimentale .
    Certo sarebbe molto più bello non dover prendere contromisure preventive nei rapporti con l'altra metà del cielo, ma io ho un forte istinto di sopravvivenza e non vedo attorno a me nessuna rete di protezione sociale realmente efficace nei confronti del mio "genere".
    Non bastano le leggi sullo stalking e contro la violenza in famiglia e fuori a tutelare la vita di una donna.
    Anche se denunci non hai nessuna certezza di salvarti .... Non ti viene destinata una guardia del corpo a garanzia della tua incolumità ...
    Il mio consiglio è di non gettarsi mai alla cieca in nessuna avventura , nemmeno di tipo matrimoniale e poi alle volte non basta !
    L'amore non è bello se non è litigarello cantava Delia Scala .... però ......

    RispondiElimina
  7. La violenza è sempre da condannare e gli uomini dovrebbero essere educati fin da piccoli a farsi le proprie presunte ragioni senza usare l'arma della violenza

    RispondiElimina
  8. Un dramma della nostra società, l'evolversi dei costumi...
    dei valori: la vita di un essere umano è niente di fronte alla
    leggerezza, al comportamento di certe persone con problemi seri dove la Società si volta dall'altra parte e fa finta che tutto sia regolare.

    RispondiElimina
  9. La vita è un pendio erto, lo si sa.
    S ’è smarrito il senso della comunione che, poi, è della società la testata d’angolo.
    Si è inclusi in un consorzio sociale, in una famiglia se si avverte d’ l’appartenervi.
    Ma spesso una individualità quasi malata si è sostituita al senso di comunità.
    Individui esasperati con un Super Io che schiaccia l’Altro e del sé si fa vanto.
    Se a tutto ciò si aggiunge la “debolezza”dell’uomo, spesso incapace di elaborare lutti, che teme la solitudine e la vive non come sconfitta, ma come dilagante sconforto, il risultato è questo : la perdita del significato e del significante di famiglia, che non ha nulla, in questo caso , di religioso.

    Per Hegel la famiglia era una creazione dello spirito dotata di grande valore etico;
    un’unità spirituale, fondata sull’amore e sulla fiducia dei suoi membri.

    Amore e fiducia….quando evaporano questi sentimenti………….


    Una carezza Mariaconcetta

    RispondiElimina
  10. Ciao Aldo, la realtà rappresentata nel tuo articolo è purtroppo allarmante per il dilagare di fatti di efferatezza inaudita. Le cause? Sono molteplici e complesse, credo fondamentale l'errato concetto dell'altri rispetto che l'uoma ha del suo prossimo, in particolare, femminile. Non prevale il sentimento dell'amore, del donarsi reciprocamente, nel realizzare un progetto di vita, si è dimenicato che la vita è un dono e va protetto, difeso, accetato per essere custodito nel migliore dei modi. La vita non è un beraglio delle nostre espressioni di aggresività Ritengo che siano fenomeni legati all'ambiente circostante e dal tipo di tessuto umano che opera nell'ambiente stesso. Poi ci sono visioni molto personali, retaggio di un passato discutibile, forse la mancanza dela cellula fondamentale che è la famiglia, che ahime ha perso la sua funzione di luogo di crescita morale spiritualee d economica, la fonte dei valori inalienabili della persona. Appare il luogo dove il crimine si alimenta senza regole, dove non ci sono i richiami dei padri della chiesa, c'è aridità negli animi e nel cuore,la mente è ossessionata dalla perdita dell'oggetto, dimenticando che è un soggetto.
    Sono sconcertato e vorrei credere acoa che l'uomo ritrovi la sua funzione e i suoi valori.
    Con affetto e gratotudine per il tuo impegno socialmente rilevante
    Antonio Lanza

    RispondiElimina
  11. La famiglia è il primo nucleo portante della nostra società.Un tempo questo nucleo era patriarcale-dittatoriale ossia esisteva un marito-padre-padrone a cui nessuno osava ribellarsi- Oh se si covavano rancori, gelosie,violenze!!!!! Ma tutto come in dittatura veniva messo a tacere era vergogna il menage doveva essere idilliaco perfetto. Per fortuna ora ci si ribella non si abbassa più la testa e la conseguenza è l'implosione, lo scardinamento della struttura familiare. Ma la fine di una dittatura costa sangue e sforzi immani verso la conquista, speriamo, della tanto agognata democrazia familiare.

    RispondiElimina
  12. Niente da eccepire sulle idee di apertura e cambiamento delle rivendicazioni del 1968 ma buona parte di coloro che le portarono avanti,ora sono al potere o, comunque fanno parte di quella società che tanto doveva cambiare e invece ristagna.
    Molti di loro sono stati "riassorbiti" all'interno di quel sistema che tanto criticavano e sono diventati ipocriti padri di famiglia borghesi, o meglio, hanno ottenuto quegli obiettivi come una bella casa, un'auto, un buon lavoro ecc... sufficienti a tappar loro la bocca.
    La violenza può nascere dalla repressione, giusto?
    (Con questo non voglio generalizzare troppo, perché c'è chi porta ancora avanti con coerenza le sue idee e magari le rende vive attraverso l'educazione)
    Grazie,
    Eva

    RispondiElimina