martedì 17 novembre 2015

L'abitudine all'orrore



Odio, guerre, bombe, lacrime, polvere, ospedali in fiamme, asili fatti saltare in aria.
Voglia istintiva di polverizzare il telecomando, come unico baluardo dell'autodifesa. Ma tutto contrasta con il modernissimo tabù “dell'uomo che deve sapere, che deve essere informato”.

Il tabù vince e il televisore resta acceso. Ne consegue che la sindrome dell'angoscia da persona informata non è stata ancora debellata e miete le sue vittime a miliardi.

Più della quantità di cattive notizie, preoccupa la qualità della comunicazione.
Ci mostrano tutto, e non c'è carica di dolore che non esploda nelle nostre cucine e nelle nostre teste, così, senza filtri. Non c'è nessuno levetta, in questo mostruoso videogame truccato che ci permetta di interferire, di cambiare qualcosa.

Paradossalmente, eventuali intenzioni “civili” del comunicatore di turno (ti mostro gli orrori del mondo per spingerti a reagire), rischiano di ottenere l'effetto contrario: la spettacolarizzazione dell'orrore inchioda il telespettatore alla sua totale impotenza.
La lotta è impari tra il Grande Male Mondiale e i nostri tinelli.

Così nasce l'unico anticorpo possibile: quello dell'abitudine.
Se ci pensate bene, amici miei, siamo già abituati...


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