martedì 3 novembre 2015

Ciao Vicio...



Ma come avrà fatto, Vicio ad essermi presente in tutti questi anni.
A me, che me lo ricordo nel mio immaginario in braghette e maglietta da calcio, senza mai essere invadente? Ad assaggiare la vita in tutto il suo rigoglio (era bello, educato e aveva un sinistro da far paura) senza mai apparirmi superbo, o volgare?
È come se tutto gli fosse passato addosso per caso, per fatalità, per fortuna: così mi diceva il suo sguardo sornione, che gli anni non avevano ancora ingabbiato in un reticolo di rughe.

Poche uscite, poche parole, tanto amore verso i figli, tanto affetto agli amici, tante serate da Beppe. Troppe delusioni. Ma lui rispondeva sempre con un sorriso. Anche negli ultimi tempi, come se fosse un guanto di sfida nei confronti della morte.

Quando ho saputo che era morto il mio primo pensiero è stato un afflato infantile: mi è dispiaciuto che mia figlia non lo abbia conosciuto, perché ancora troppo piccola.

Non posso spiegarle niente, non ho le parole (anche se è di queste che mi cibo) per descrivere quell'uomo che aveva in fondo agli occhi lo straordinario dono della misura.

Ciao Vicio, che ti sia lieve la terra...


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