giovedì 17 febbraio 2011

La consegna del silenzio



Sono un indefesso fruitore del treno, pur essendo conscio del fatto di essere seduto su uno dei luoghi più settici del mondo. Mi piace la sua intimità, adoro il fascino discreto dei vecchi “locali”, che uso prendere - a causa di un lavoro sballato cronologicamente rispetto agli altri pendolari - , alle ore più impensate: la mattina tardi e la sera tardissimo. Siamo una decina in tutto il convoglio. C’è il turnista in fabbrica, il docente universitario, la prostituta, il vù cumpra. E il giornalista “di chiusura”.
Tutti insieme in un microcosmo che contiene (oltre che batteri sconosciuti e perniciosisissimi) un ventaglio variegato di storie, problemi piccoli e grandi drammi. Il numero dei viaggiatori cambia a seconda della stagione e delle variabili impazzite: sciopero degli universitari, retate delle forze dell’ordine, metalmeccanici in subbuglio.
C’è invece una costante, che tutti amano rispettare: il silenzio, l’assoluto e rinfrancate silenzio. Ci salutiamo tutti con un cenno del capo, poi ci tuffiamo nelle letture più disparate o nell’osservazione attenta di ciò che avviene fuori dal finestrino (cioè il nulla ammantato da una fitta nebbia).

Capita, però, che qualche intruso della cosiddetta società civile si intrufoli nel nostro microcosmo, infischiandosene bellamente della consegna del silenzio. L’altro giorno erano due giovani donne di un’avvenenza artificiale che parlavano ad alta voce con un atroce accento emiliano. Erano molto fastidiose, come petulante era il trillio sincopato del loro telefonino che squillava in continuazione. Non abbassavano il tono della loro stridula voce nemmeno quando si trattava di conversazioni private. Io, la prostituta e il turnista siamo stati informati del fatto che una di loro aveva una tresca con un altro uomo diverso da quello con il quale era convolata a giuste nozze, che la stessa aveva fatto sesso non protetto e che quindi poteva incorrere in una gravidanza non voluta (ma comunque stava ingurgitando la pillola del giorno dopo) e che i prezzi delle Beauty Farm erano cresciuti al limite del sopportabile.

Non credo che esistano statistiche su quanti in Italia parlano a bassa voce e di chi, invece, grida. L’impressione è quella che il silenzio (o comunque il rumore moderato) sia una dimensione sconosciuta alla maggioranza delle persone. Provate, come forma di autodifesa, a chiedere a qualcuno di abbassare il tono della voce o addirittura di spegnere la radio quando si è in un luogo pubblico: la reazione che incontrerete sul viso dei casinisti non è rabbia: è sbalordimento. Segno evidente che gli urlatori a) non si rendono conto di urlare; e b) per gli urlatori il rumore è una soave compagnia. Chi chiede loro di fare silenzio fa la figura del rompiballe eccentrico, dell’ombroso nevrastenico, del guastafeste che aborre il frizzante buonumore che è dato (per motivi a me sconosciuti) dal frastuono. Ma il punto è un altro.
La leggera malinconia che avvolge il silenzio è visto come un insopportabile affronto.
E poi il casino allontana, per sempre, il rischio pericolosissimo del pensiero... 

16 commenti:

  1. ma la parte migliore la danno gli extracomunitari che parlano nella loro lingua natia, se ne fottono (uso italiano) degli altri!

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  2. l'articolo mi piace moltissimo,sia per la purezza della forma che per il contenuto:il silenzio bisogna che si insegni,per davvero e così si insegna anche a pensare o anche ad astrarsi dalle brutture acustiche...ma come difendersi dalle emiliane urlanti?una sola perplessità:nell'articolo chi fa troppo chiasso sono italiane.Sempre con sta storia degli extracomunitari...

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  3. purtroppo il silenzio è un valore che non si pratica più. i bambini non lo conoscono , non gli viene insegnato ad apprezzarlo e a coltivarlo. Questo perche' non sanno ascoltare, viviamo in una società in cui vince chi urla di più, senza ascoltare l' altro e cosi, paradossalmente, ci chiudiamo sempre più nel nostro misero mondo fatto di piccole convinzioni che spesso sono solo opinioni rubate ad altri. Chi non conosce la dimensione del silenzio ignora la riflessione, l' introspezione: il rivolgersi alla parte più intima di noi stessi che ci conduce alla conoscenza del sè e di conseguenza all' essere liberi.

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  4. @ Lorella: in verità i bambini non urlerebbero se noi li ascoltassimo di piu e non solo tramite le parole... anzi proprio attraverso i loro silenzi ci raccontano chi sono.

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  5. Non voglio fare il Catoneil Censore ( riferendomi al suo rigore di pensiero), ma la moderazione é diventata perla rara in tutti i sensi.
    C'é un proverbio siciliano per nulla omertoso ma molto saggio che dice...
    "La migliore parola é quella che non si dice".
    Medito con te Aldo.
    Cordialmente Mariaconcetta.

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  6. Un referendum per l'abrogazione della parola urlata e una richiesta corale per il ripristino della Vocedelsilenzio.
    Queste, sono battaglie!
    Grazie Aldo, acuto osservatore della realtà.
    Alba Antonella

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  8. ..sto pensando a quando facevo il pendolare...treno delle 6,30...strapieno già in stazione....sempre in piedi mi facevo 28 km in 45 minuti con il fiato di qualcuno sul collo...ed è vero....c'era tanto silenzio, con gente che dormiva ancora in piedi... Ma oggi credo che questo urlarsi non dipenda dalla maleducazione quanto piuttosto dall'essere sordi...soprattutto i giovani...urlano perchè sono sordi...abituati alla musica "urlata" attraverso gli auricolari stanno diventando disabili.....Buona serata..bigi

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  9. INTERESSANTE IL TUO ARTICOLO ALDO....IL SILENZIO A MIO AVVISO PARLA MOLTO PIU' DELLE PAROLE...MA DIFFICILE DA ATTUARE, VIVIAMO IN UN PAESE DOVE TUTTO è ECCESSO.. IL BUON GUSTO E L'EDUCAZIONE DIVENTANO OPTIONALS...L'INTROSPEZIONE...TUTTI NE PARLANO MA POCHI LA APPLICANO.. GRAZIE ALDO..

    Eleonora becelli

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  10. E' solo questione di educazione.....

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  11. Stupendo grido silenzioso sull'indifferenza di questa nostra società moderna,rumorosa,apparente,leggera,egocentrica,vuota,insensata,artificiale.Come amo il silenzio e da sempre anche se amo dialogare con amici nella vità di cose profonde.Laura dalla Francia.Grazie Aldo

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  12. Penso che il terrore verso il silenzio sia dovuto al semplicissimo motivo......che porta ad ascoltarci dentro ed, a volte, quello che ascoltiamo.......ci piace poco!

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  13. IL BEL TACER NON FU MAI SCRITTO!
    :D
    io purtroppo sono una che parla sempre troppo: cerco almeno di abbassare considerevolmente il tono di voce e non parlo dei fattacci miei in pubblico: come pretendere altrimenti che gli altri si facciano i beneamati c... loro, se gli buttiamo addosso le nostre cose private????????

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  14. l'unica cosa da fare e leggere non si parla non si pensa ma si raccolgono dati che possono essere spunto di discussioni.....nel Tuo mestiere si legge tanto e si parla poco forse sarebbe meglio il contrario ton trovi? ciao collega!

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  15. Procedi con calma fra il frastuono e la fretta e ricordati di quanta pace possa esservi nel silenzio

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  16. Bella riflessione amico mio arguto! Infatti è molto raro trovare del silenzio in giro! In biblioteca, in chiesa, e nella sala d'attesa che stranamente porta al silenzio. Il silenzio a tanti non piace perchè non amano incontrare la propria viva coscienza, essa parla e specialmente nel silenzio si esprime con forza! Il silenzio è arte...
    by SAXO

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