domenica 27 marzo 2011

La guerra e l'arte della coltivazione del basilico



La mia pianticella di basilico si sta rinvigorendo. I primi raggi di sole hanno su di lei un effetto taumaturgico.
Ieri mi sono alzato che albeggiava, quando notte non è più e giorno ancora non è. Ho tolto il crocchio che le ho messo da riparo posticcio per la notte e l'ho fatta baciare dal sole. Non chiedetemi il perchè, ma ho sentito il suo ringraziamento. Chiaramente. Credo di essere un ottimo tutore della mia pianticella di basilico. Forse è l'unico lavoro che so davvero fare con le mie mani. Non roba astratta, come scrivere, ma qualcosa che ha a che fare direttamente con la materia e la vita. E l'immediata cruda responsabilità che ne deriva.

Il mio basilico ha tre anni. L'ho piantato io, miracolosamente. Ed è sopravvissuto, un altro miracolo riuscito contro ogni previsione (fatta soprattutto da mia moglie: “Gli uomini non hanno il pollice verde e tu in particolare”). Ogni anno mi regala centinaia di foglie, con le quali confeziono una decina di vasetti di pesto, che comunque mi costano tre volte quanto pagherei l'equivalente al pastificio della Olga. Ma per una decina di volte all'anno posso dire di mangiare un generoso piatto di trenette con il mio pesto. Per questa frase ho combattuto bibliche guerre contro la tramontana, sveglie notturne per metterla al riparo dalla troppa pioggia, placcaggi improvvisi a bimbi troppo ansiosi di staccarle le foglie.
So che non potrei mai disfarmene. Perchè, a conti fatti, è, a tutt'oggi, l'unica vera continuità della mia vita. Con questo mi ripaga, non con le foglie di squisito basilico. Ma per il fatto semplice e definitivo che è lì, sul mio balcone e che protegge le mie incertezze, come io proteggo le sue. Accanto al suo esile gambo trovo riparo come un re sotto ad una millenaria quercia. Spesso ci parlo, nutro la sua terra con briciole di pane, la disseto con abbondanti vaporizzazioni nei momenti di calura. Pochi mi capiscono. Forse solo mia figlia, ancora troppo giovane per il tetro cinismo. E so che visto da lontano, anche solo da un altro terrazzo, il mio basilico è una pianticella patetica, quasi una caricatura; e altrettanto dicasi di me, di me accanto a lei. Ma questo non è di alcuna importanza: molte cose viste da fuori perdono il loro senso.

Ho deciso che quet'anno trapianterò la mia pianticella nella serra del mio amico Brunin. Perchè è giusto che faccia la sua strada. Per amor suo, per rispetto della vita. Perchè cresca davvero e diventi, finalmente adulta. Per darle una continuità così naturale da sembrare una favola. Una favola perfino patetica, se vista da lontano.

Non so se potrò fare qualcosa di più giusto per ciò che sono riuscito a fare attecchire in un luogo angusto, nei corti orizzonti. E crescerà ancora, e io con lei, in epoche più floride, in orizzonti più vasti. Sarà un successo solo se crescerà là, solo chi è riuscito a sopravvivere qui.

L'arte della coltivazione del basilico in tempo di guerra non fabbrica pace, lo so. Ma rende giustizia alla vita, alla vita che è vita anche in tempo di guerra. E vi sembrerò patetico, amici miei, solo se mi state guardando da lontano.
Da molto lontano...

22 commenti:

  1. una splendida tenera e melanconica elegia in forma vegetale...

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  2. alle 0'28 del mattino di una domenica che spero sarà di sole e senza troppe brutte notizie il tuo messaggio mi arriva forte e chiaro e mi dà fiducia : anche io ho l'abitudine di piantare piante e poi, per salvarle, di allontanarle e sapere che sapranno crescere da sole...ma calcola tutta la solitudine che , di volta in volta dovrai mandar giù . Si pensa di essere tanto forti ma ogni volta è un nuovo abbandono...forse è solo paura di essere abbandonati risolta sul nascere ;-))<3 grazie!

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  3. sono le cose piccole e l'amore che gli dedichiamo a rendere la vita bella.....in un mondo di armi,guerre,corse continue anche senza alcun senso,fermarsi a parlare con una pianta di basilico,guardarla crescere ci restituisce il senso vero della vita......abbiamo la possibilita' di scegliere...spesso scegliamo la morte,ma possiamo tranquillamente scegliere la vita....sta a noi rendere il mondo migliore.Mario

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  4. La prima mia impressione suscitata dalla tua riflessione è stata l'emozione che porta il ricordo.Il ricordo degli odori delle piantine che coltivava mia madre con tanto amore in un piccolo balcone di una casa di periferia, ricordi. Rileggendola ho rivisto le verdi foglie e me bambina che le misuravo ,scegliendo le più belle per guarnire "il sugo della Domenica", altri tempi.Quando c'era la sacralità del pranzo domenicale, il rispetto per il padre , la madre e l'amore che ci inculcavano per quelle piccole piante che crescevano in un mq...rigogliose perchè amate, amate come noi figli che poi crescendo in questa società dove il basilico viene da posti lontani e non ha più quell'antico sapore, rimpiangiamo. Oggi compriamo piante esotiche che costano tanto ,tanto di più sono più belle questo è certo ma non danno lo stesso calore, nel ricordo.

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  5. caro Aldo, tutto ciò che hai scritto è pura poesia..lunga vita alla tua piantina di basilico..

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  6. le cose viste da fuori in fondo non sono vissute..la bellezza è vederle da fuori e viverle come se ci fossi dentro, lo si può fare solo se le persone te lo permettono..tu lo fai Grazie, mi hai emozionato ancora una volta

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  7. Il basilico come tua appendice.
    L'elemento femminile che é in te (attento non voglio svilire la tua virilità, ma in ognuno di noi c'é una componente dell'altrui sesso)attraverso la pianticella fa fiorire la tua voglia di accudire, di amare , di dire... "m'importa di...".
    E come un saggio genitore permetti di spiccare il volo alla tua creatura.
    Sei una bella persona aldo.
    TVB
    Mariaconcetta

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  8. no,Aldo non sei patetico,anzi,finché ci sarà,in questo mondo di brutti,qualcuno,forse il più semplice di noi,capace di coltivare,con infinito amore,la sua pianticella di basilico,ogni promessa di vita è possibile...

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  9. Bellissimo questo tuo racconto...! Come un padre, cresce la propria figlia, insegnandogli tutto e fortificandola, per farle affrontare al meglio, la vita, tu hai fatto, così, con la tua piantina. Ed ora è pronta ad essere trapiantata, per affrontare, da sola il suo cammino vitale...! Non lo trovo patetico,il tuo atteggiamento, il tuo amore, per quella piantina, ma anzi, in questo Mondo, che s'incammina, verso un futuro...nuvoloso è un gesto, un sentire, pieno di speranza, che ci insegna tanto...!Grazie Aldo, un abbraccio, Carla Antonella Cozza

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  10. Caro Aldo toccante il tuo scritto..molto delicato, sorrido e ti abbraccio... L'arte della coltivazione del basilico in tempo di guerra non fabbrica pace, lo so. Ma rende giustizia alla vita, alla vita che è vita anche in tempo di guerra.... dici delle parole veritiere, e la speranzapassa attraverso l'amore.. Grazie caro, una delicata carezza per te e per la tua meravigliosa piantina

    eleonora B.

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  11. Bellissimo il tuo racconto.
    Bellissime le tue storie, le ho lette tutte.
    Bellissima dentro è la tua persona sensibile che, di questi tempi sa ancora accorgersi ed innamorarsi del crescere di una semplice piantina di basilico.
    Nei tuoi racconti e nella descrizione dei personaggi ci metti tutta l'attenzione e la convinzione di una persona amante delle cose semplici, come i tuoi racconti chiari e molto piacevoli.
    La coltivazione del basilico la definisci un' arte; stando a ciò, chi la coltiva e riesce a farla crescere curandola per tre anni, è un artista e tu, caro Aldo, sicuramente lo sei.

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  12. la tua piantina è un miracolo.sopravvissuta a 3 inverni.come tutto nella vita e specialmente in amore,tule hai dedicato
    molta attenzione e cura.e lei ti ha ripagato.anche questa è poesia.e io ne sento il profumo..

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  13. Tieni la piantina con te, sta bene lì dov'è, ti prego, non farla soffrire, ciao da Armida.

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  14. mi associo all'anonimo, porta la piantina con te.... la mia, di basilico genovese, non ha retto alla separazione estiva, seppur in affido ad amico.

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  15. Giàgià!
    Inusuale e bellissimo davvero! E molto, molto Zen, a partire dal titolo!

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  16. Si fa di tutto per farli crescere, ma poi bisogna avere il coraggio di lasciarli liberi.... ho collegato la tua piantina con i figli e, con gli uomini in generale..
    A.L.

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  17. la bellezza è vederle da fuori e viverle come se ci fossi dentro, lo si può fare solo se le persone te lo permettono..tu lo fai Grazie, mi hai emozionato ancora una volta

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  18. A proposito, vado a dare acqua al mio basilico!

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  19. Il tuo basilico, la tua anima. La metafora più vera e poetica che hai fatto di te... .
    Non sei al capolinea, Aldo, quindi non puoi lasciarti andare anche se forse senti di dover intraprendere un percorso diverso... .
    La serra di Brunin può attendere...

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