venerdì 22 aprile 2011

La libertà negata




Ho la mania di collezionare penne. Questo da quando avevo più o meno quattordici anni. Non penne di valore – invero anche quelle, ma non solo quelle – ma penne a sfera, normalissime. O matite o portamine o pennarelli a punta fine. Le metto tutte in una cassetta di legno chiaro. Non ne butto via nemmeno una, almeno finchè il refil tristemente mi abbandona dopo chilometri e chilometri di inchiostro. Questa è una mania, lo ammetto. Ma anche una questione di rispetto: scrivere ha sempre significato tenere unita una vita che altrimenti sarebbe crollata in mille pezzi.

Ho cominciato ad avere rispetto per libri, penne, carta e dizionari da quando ho finito la terza media. I miei genitori mi imposero di continure gli studi. Io avrei voluto fare l’agricoltore: un pezzo di terra, la semina, l’aratura. Poi la raccolta. Ma non ci fu nulla da fare.

Avevo una vera passione per il mondo vegetale, e mi è rimasta intatta ancora oggi. Purtroppo il mio destino è stato segnato altrimenti e l'unica pianta che ho per le mani è il basilico, su cui riverso tutte le mie frustrazioni. Mi chiedo chi sarei io oggi se la mia famiglia mi avesse lasciato la libertà di decidere della mia vita a quattordici anni. Oppure se mio padre si fosse trovato nell'impossibilità di mantenermi agli studi e mi avesse avviato al lavoro. Immagino che sarei un bravo coltivatore e la cosa non mi dispiacerebbe affatto.

Il punto è che io sono comunque un bravo coltivatore anche se ho fatto le scuole. Anche se faccio, seppur modestamente, il giornalista e un altro po’ di robe cosiddette intellettuali. Credo che potrei mettere ancora in piedi una serra e vivere onestamente coltivando basilico, peperoni, zucchine e melanzane Un'evenienza del genere non la escludo di principio, ve lo assicuro, amici miei. Quello che mi ha offerto mio padre non è stata l'opportunità di diventare un giorno giornalista, nemmeno se lo sognava, ma, semplicemente, definitivamente, la possibilità di sapere, conoscere, istruirmi in oggetti di cultura non immediatamente pratici, ma fondamentali per formarmi una coscienza libera. La scuola che ho frequentato avrà avuto molti difetti, ma ha fatto di me un uomo assai più libero dell’agricoltore che sarei stato addestrandomi al mio lavoro e basta. E' un privilegio inutile un agricoltore che a diciotto anni conosce Pavese e Pasolini, l'algebra e la storia d'Europa? Non credo, credo che sia un coltivatore migliore, migliore nel suo lavoro, migliore nella sua vita. Perché sia chiaro, la vita non è solo lavoro, la vita non si esaurisce nel profitto che ne ricavi a consegna fattura.

Quelli della mia generazione sono stati fortunati: una riforma degli anni sessanta ha consentito ai ragazzini e ai loro genitori di poter scegliere il proprio destino in maniera meno drastica e precoce, ha consentito ai poveracci, milioni di figli di operai e di contadini, di farsi un'istruzione superiore a costi assai limitati. Quella riforma ha cambiato non solo le sorti di una generazione, che ha potuto realmente usufruire del “diritto allo studio”, ma la realtà sociale del Paese intero. Un Paese che si è fatto massivamente civile e istruito.

Ho cercato di capire la riforma della Gelmini. Qualunque cosa ne dica il governo, ho la certezza che sia una riforma che, lasciando da parte tutto il resto, di fatto riduce drasticamente il diritto allo studio, all'istruzione, alla libertà d'animo. Per le famiglie dei poveracci sarà di nuovo un problema offrire ai loro figli una scelta libera. Siamo tornati ad essere blindati in un destino segnato da un censo, da un'evenienza sociale.

Ci saranno così molti Boraschi che sceglieranno l'avviamento al lavoro, o saranno obbligati a farlo, per seguire la propria prematura passione o, assai più facilmente, cercare di tirar su un po' di soldi. Lo diventeranno coltivatori; qualcuno bravo, molti frustrati, tutti meno aperti d'animo. Meno liberi...

15 commenti:

  1. grandioso articolo, grazie e condivido subito

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  2. infatti Aldo,non ci saranno più quegli esseri"speciali" come tu, capaci di collezionare penne come arma della coscienza libera e nel contempo curare la pianticella di basilico come "nostalgia" di un giusto equilibrio tra il corpo e l'anima...sembra proprio che quello spazio di libertà sia totalmente compromesso dagli eventi politici...

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  3. io volevo fare un liceo artistico che a quei tempi era privato e troppo caro, volevo tirar fuori i colori che sapevo essere in me e volevo lavorare la creta ;ho 'inculcato' in me stessa libri , cultura, poesia e politica , ho a periodi alterni dipinto e scritto sono riuscita a piantare degli alberi e ho un orto in montagna che mi aspetta tutti gli anni ...forse sono una donna fortunata e felice . Ho un nipotino per ora al nido, riuscirà a salvarsi dalle idiozie-Gelmini?

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  4. "(...)...non c’è cosa più ingiusta che fare le parti uguali tra disuguali. (...)".
    Mio caro Aldo non sono io che parlo, ma un titano dell'educazione dei nostri tempi: Don Milani.
    Non voglio ,in questo giorno di riflessione, esagerare con i miei pensieri ad alta voce sull'argomento. potrei mostrarmi scurrile, ma sicuramente onesta. lascio a te immaginare il mio pensiero visto che vivo nella scuola da insegnante da 28 anni.
    La curva di Gauss sta toccando il fondo. ma in uno stato che rischia di non essere più fondato sul lavoro, ma "affondato" nel lavoretto... cosa pretendiamo? Mi fermo qui per oggi. E' meglio così.
    Una carezza al tuo cuore. Buona pasqua
    Mariaconcetta

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  5. Quando chi ti ha preceduto ha citato Don Milani hai poco di aggiungere, in Lettera ad una professoressa c'è tutto. Ho una laurea in lettere, cerco di fare il giornalista e il ricercatore quando i tagli all'università me lo permettono. Sono come Guccini, "per grande che io sia il primo che ha studiato", visto che nessuno nella mia famiglia ha mai preso una laurea. Continua così dopo di me di laureati ce ne saranno pochi.

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  6. Ciao Aldo, un papà che che aveva la vista così lunga di quei tempi non era da tutti; se fosse stato per i miei io sarei stata solo una moglie..non importa di chi.importante che lui fosse un bravo lavoratore. Le donne in fondo non hanno bisogno di una gran cultura per cucinare,lavare stirare e via dicendo! Non sono riuscita a fare propriamente quello che volevo però ho continuato gli studi e menomale che non ho accettato passivamente quello che mi veniva imposto! Certo..il compromesso c'è stato..ma poco male..come dici tu..volendo puoi coltivare ADESSO il tuo orto ed io posso esprimere ADESSO i miei sogni ed avverarli. Mi piacerebbe mangiare un giorno le verdure del tuo orto:).

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  7. ....si Aldo , questa volta sono pienamente in sintonia con il tuo pensiero.....purtroppo la situazione , che descrivi con acutezza e sinteticità eccezionali, è veramente un disastro....è davvero urgente metterci rimedio prima della catastrofe definitiva .....

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  8. ..anche questa volta tutto la mia condivisione..anche io ho "subito" ,per fortuna, l'obbligo di frequentare una scuola di 5 anni, mio padre non mi ha dato scelta..anche se sono riuscita comunque a realizzare il mio sogno, fare la cuoca...perchè si...nutrire la persone con il cibo è davvero un bel lavoro ma come diceva il mo babbo farlo con un poco di cultura ti renderà più libera..che dire della riforma Gelmini? ...pronta alla rivoluzione..per riprenderci e ridare la libertà..a tutti!!!!

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  9. Caro Aldo,quel giorno che sentii il candidato premier dire: "questi signori della sinistra vogliono che il figlio dell'operaio, sia uguale al figlio del professionista" capii che se avesse vinto avrebbe fatto terra bruciata ..purtroppo quell'incubo si è avverato.

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  10. caro Aldo,
    non vivendo in Italia, recepisco solo di riflesso le varie situazioni tragicomiche - nel senso che se non ci fosse da piangere, ci sarebbe certamente da ridere! - che si profilano vieppiù al vostro orizzonte.
    Io diversamente da te, mi son trovata sull'altro lato della situazione: un figlio ha potuto studiare, per gli altri si è dovuto ripiegare sulla prospettiva di un'onesta professione. Probabilmente in entrambi i casi ci si sente un po' defraudati da quel che non abbiamo potuto scegliere...
    Come sempre hai delineato con squisito garbo e cristallina chiarezza una realtà che appare sempre più squallida...
    Io - da perfetta ignorante (sia politica che globale) non capisco come si possa, a tavolino, derubare i nostri figli della possibilità di scelta...e questo non da parte di un rapinatore pezzente, ma da parte di chi dovrebbe tutelarne i diritti. Povera Italia che inneggia a un pagliaccio, senza accorgersi che non è neppure capace di far ridere! Ma il Popolo, quello vero, è stato lobotomizzato?
    Grazie Aldo

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  11. Grazie Aldo. Non serve altro. Buona Pasqua

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  12. Com'è rilassante leggere i tuoi articoli, Aldo.
    Grazie di cuore di esistere!

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  13. Io lavoro in una fabbrica a ciclo continuo quindi capita di lavorare anche al sabato o di domenica. Il mio giorno di festa quindi può capitare di martedì o il giovedì e ciò significa che fino a quando non ricapita un sabato o una domenica mi sembra di lavorare senza interruzione. Ho studiato, ma sono riuscito solo a trovare un lavoro da operaio; mi piacerebbe lavorare la terra, ma è un sogno al quale non posso aggiungere l'esperienza e il denaro necessario. Probabilmente voglio fuggire un presente di rumori, polvere e turni massacranti; forse arriverò in pensione in questo modo, bruciando prima i sogni e poi macerandomi nelle illusioni.

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  14. Purtroppo hai pienamente ragione. Tutto è più difficile ora e lotte fatte in pasasto si stanno vaneggiando ogni giorno che passa sempre di più. Io che vengo dalle lotte del 68, mi sento ogni giorno sempre di più defraudata delle mie libertà per me e per i miei oramai nipoti. Assisto e cosa che proprio oggi commentavo con chi mi è accanto, la preoccupazione più grande è che la gente si sta abituando a questo squallore e non riconosce più le ingiustizie, le brutture, le anomalie...e tutto proprio tutto di questi politici che ci guidano viene accettato come normalità. Credimi, ne ho paura. Ciao, caro amico, e grazie per le tue parole molto chiare e decise.

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