giovedì 8 settembre 2011

Elogio alla politica penitenziale



Sicilia, tarda estate, primo pomeriggio.
I quaranta gradi si fanno sentire, mi sorbisco una granita al mandarino. Per la strada, nessuno. Solo qualche anziano - berrettino in testa e radio a transistor in grembo -, si ripara sotto il cono salvifico di una polla d'ombra. All'improvviso li vedo. Sono in due, come in tutte le parti d'Italia. Agiscono in coppia. Dal tascapane militare fa capolino una mazzetta di giornali. Non mi posso sbagliare: sono quelli che vendono Lotta Comunista porta a porta.

Ragazzi che salgono da anni e anni le dure scale di ogni casa per offrire senza vergogna il loro giornale. Suonano alla porta per venderci qualcosa che ci appare ragionevolmente incomprabile, essendo certificato estinto ormai da tempo: il comunismo. E nemmeno semplicemente il comunismo, bensì una sua accezione più penitenziale; quella che meritò a suo tempo addirittura la dura critica di Lenin (“L’estremismo, malattia infantile del comunismo”).
Quei giovanotti vogliono venderci addirittura l’indicibile, un pensiero mai fatto carne. E lo fanno gratis, il loro lavoro di diffusione; su questo non ho dubbi. La loro perseveranza è pura virtù, non necessità di un lavoro a cottimo.

Quei giovanotti non hanno semplicemente una fede, ma anche un pensiero, e le due cose assieme non sono così diffuse come logica vorrebbe. Il frutto del loro pensiero è offerto per esteso nel loro giornale. Articoli lunghi e complessi, noiosi, privi di qualsivoglia tentativo di essere comunicativi o concilianti.
Quando riesco ad applicarmi nella loro lettura mi fanno ricordare le postille delle leggi italiane o il libretto di istruzioni per il montaggio dei mobili Ikea.

È molto più facile vendere Dio, del comunismo “apocalittico”. Quelli che bussano per venderti un Dio si scandalizzano se dici “no, grazie, abbiamo già il nostro” e ti usano il riguardo di un’insistenza invadente. I giovanotti che vogliono venderti la lotta comunista aspettano invece un sì o un no senza azzardare alcun pronostico sulla imminente fine del capitalismo e incassano il loro “no” con signorile distacco. Forse è questa la differenza tra militante e missionario.
Ultim o particolare importante: tra i molti gruppi che già furono dell’avanguardia rivoluzionaria, o sedicente tale, loro mi risultano essere gli unici in cui non un solo dirigente sia diventato negli anni direttore di qualche giornale, conduttore di qualche talk show, consigliere di qualche principe, ministro di qualche governo. Pare che con il pentimento e il tradimento non si faccia carriera da quella parte, e anche questa è una rarissima virtù.
Detto questo, mi duole non poter condividere il loro pensiero e la loro dottrina, ma questo è del tutto ininfluente. E poi, chissà: se la storia dell’umanità durerà ancora tre o quattro secoli, magari si scoprirà che hanno ragione loro. E tutto quel scendere e salire le dure scale aveva una ragione che solo noi miopi non sapevamo vedere...

3 commenti:

  1. ...sono anni che sento parlare Economisti di chiara fama e li sento parlare sempre di conti, pareggi di bilancio, differenziali con i bund, risposte ai mercati, manovre e dove reperire risorse, tagli alla spesa sociale, pensioni ecc... ecc... SIAMO NELLE MANI DEI RAGIONIERI !!! Li sento parlare da anni ma MAI, dico MAI nessuno di questi FENOMENI ci ha mai dato spiegazioni su COME siamo arrivati a questo punto. Io non ho studiato economia a commercio ma mi è stato facile capire che se la legge suprema del mercato è il profitto, questo viene perseguito in ogni modo. Sono almeno un paio di decenni che x il profitto si sono spostate le produzioni dove il lavoro ha un costo più basso x vendere poi a prezzi "occidentali"; è andata bene finchè qui si aveva ancora qualcosa da spendere poi, però, quando la produzione a basso costo non garantiva il profitto perchè veniva meno la domanda e la meccanizzazione della produzione abbassava l'incidenza della voce "salario" al 10-12% dei costi si è iniziato a spostare il capitale non più sulla produzione ma sulla rendita finanziaria (emissioni di stato); siamo arrivati all'ultimo "step": una grande quantità di risorse sulla finanza che aspettano il pagamento degli interessi sul debito sovrano di uno stato, quello stato che non potrà onorarlo perchè gli stessi che hanno comprato i titoli di quello stato sono in gran parte gli stessi che lo hanno impoverito portando altrove le produzioni (nel migliore dei casi) oppure evadendo le tasse (nel peggiore). Il resto lo fa la politica che agisce secondo una logica di favore: si mettono i carichi fiscali maggiori su coloro che NON apopartengono all'elettorato di riferimento. Un discorso a perte x quelli che parlano sdi secessione (che NON faranno mai) ai quali porrei una domanda soltanto: ammesso che il nord del paese vada x suo conto, sapete benissimo che la Repubblica Italiana finisce in quel momento. Che cosa farete con la montagna di bot e cct che avete sotto il mattone? No, perchè se nasce la padania noi della parte centro e sud saremo un'altra cosa e sicuramente il rinnovo dei titoli dovreste richiederlo, magari, al trota. Un paio di idee x l'utilizzo delle cedole io li avrei, accenderci il camino o le sigarette oppure risparmiare sulla carta iglienica... Eusebio De Bonis

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  2. In altra occasione, su questo stesso Blog, accennai a Costantino, il mio compagno di liceo che, perché puro ed intransigente nelle sue idee, era considerato pericoloso dai suoi compagni di partito e ne subì, quindi, l’ostracismo. Oggi, più che 60enne, Costantino si macera nella sua sconfitta, annegando nell’autocommiserazione la disperazione delle sue idee fallite.
    I ragazzi di cui parli, sono altrettanti Costantino che coltivano un’idea romantica della politica, quella stessa che ispirò tutti i sognatori utopici dell’umanità.
    Dubito che fra tre o quattro secoli le loro idee pure ed assolute troveranno applicazione, così come non videro mai la luce quelle di Platone o di Giordano Bruno.
    L’uomo, infatti, per sua natura, non è né puro, né assoluto nel suo pensiero.

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  3. I giovanotti che vogliono venderti la lotta comunista aspettano invece un sì o un no senza azzardare alcun pronostico sulla imminente fine del capitalismo e incassano il loro “no” con signorile distacco.

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