giovedì 29 settembre 2011

Rime silenziose




Stavolta è il giro di Luigi De Filippo. Il circo del patetico va sulle immagini degli anni ruggenti per poi stringere lo zoom sull’oggi desolato, fatto di solitudine, disinteresse. Poi la morte in silenzio, senza clamori. Si è comunque meritato, in colpevole ritardo, qualche articolo di spalla, un servizio televisivo, a metà strada tra la cronaca e lo spettacolo. Ma c’è anche chi non ha nemmeno un briciolo di notorietà.

Parlo dei poeti, di quelli che muoiono poveri e soli. È accaduto a Amelia Rosselli, a Dario Bellezza, a Alda Merini. 
Struggente l’ultima frase pubblica di Bellezza che, chiuso in un dignitosissimo isolamento, stava facendo i conti con una malattia terminale. Ebbe a dire: “Non c’è nessuno a farmi una spremuta d’arancia. Tutto è così lontano, tranne la morte. La mia morte”.

Ben più della loro difficile arte, acquattata in fondo alle librerie come una bestia che si anfratta nella giungla man mano che il progresso avanza, è la loro fine dolorosa che attira la nostra attenzione. E a volte, purtroppo, anche la pubblica carità.

Sono semisconosciuti in vita. Sono noti solo grazie alla sensibilità di una enclave di italiani che attingono poesia nella poesia. Conoscono la fama da giornale solamente in quanto strumento del patetico, ultimamente una feconda branchia del commercio televisivo.

Scrivo questo non per gli altri, per questo paese sempre più ignorante e illetterato e impoetico.

Scrivo questo per me, per mettermi al pubblico lubridio. Per me e per quelli come me – che magari ce la tiriamo da intellettuali – che non conosciamo nemmeno un verso della Rosselli o di Bellezza o della Merini, ma in compenso siamo informatissimi della cronaca della loro emarginazione.

In più siamo enciclopedie viventi del festival di Sanremo o del campionato di Calcio di serie A o del delitto di Avetrana.

È l’unica poesia che ci siamo meritati...

6 commenti:

  1. Siamo come il sistema perverso ci vuole...purtroppo, la scomparsa dei fatti e delle cose belle sono ignorate proprio perchè, si scompare. Come giustamente dici, gli omicidi efferati, ma anche le telenovelas oscene e immorali riescono a coprire la poesia, la sofferenza e il bisogno dell'altro. Mi domando... cosa possiamo fare noi per portare alla luce i poeti, tu stai già facendo molto ed io collaboro condividendo.... sai stasera vado a parlare con un insegnante delle elementari, voglio pregarla di lavorare sui bambini che affrontano la prima elementare di intervenire parlando dei bisogni altrui, ma so già cosa mi risponderà...se mi sbaglio te lo farò sapere

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  2. mi trovi assolutamente d'accordo...piattezza gestita da anni di potere disinformativo. ma piu' la battaglia si fa disperata piu' i versi urlati scolpiranno grigia pietra color di morte. Avanti con l'anima a testa bassa ....
    ti invito il 22 ottobre a milano.....teatro con i sovversivi del gusto.
    Adriano

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  3. toccante la tua pagina, i poeti......e le loro anime, sai Aldo i racconti nascono dalla fantasia, le poesie nascono dall'anima, le puoi toccare con mano quasi fossero nuvole concrete, nascono da dolori e gioie, da momenti improvvisi di vita, un poeta non ci mette poi molto a comporre la sua poesia dando volto al suo pensiero. E' come una scheggia che si stacca all'improvviso e vuol essere espressa; la poesia è l'anima del poeta palesata in versi...e solo per questo dovrebbe essere almeno letta.....
    by Bruna

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  4. QUANDO SI MUORE SI E' SEMPRE SOLI...LA MORTE FA PAURA A GUARDARLA...OGNUNO DI NOI E' POETA DI SE STESSI...CIO' CHE DIFFERENZIA LO SCRITTORE DAL POETA E CHE OGNI VERSO RACCHIUDE UN'EMOZIONE..OGNI STROFA UNA PERCEZIONE...OGNI LIRICA UN RICORDO PER DIRE TUTTO CIO' ALLO SCRITTORE OCCORRE UN CAPITOLO DI UN LUNGO ROMANZO...ECCO PERCHE' LA POESIA VA LETTA...BASTANO POCHI VERSI PER COMPRENDERE L'ANIMA...GRAZIE ALDO...<3<3<3

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  5. Aldo,in questo mondo di compromessi e d'interessi esorbitanti privati la poesia non muore perché è inutile e per quella stessa ragione necessaria capace di attingere il dominio dell'effimero,quell'effimero capacitato a sconfiggere ogni possibile indifferenza...

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  6. Sempre il tuo tocco agrodolce che m'incanta amico mio. E sempre io vorrei trovarmi al bar sotto casa tua con i tuoi fantastici amici, in compagnia di un robusto rosso a discutere del vero e non del vacuo. Ma... "Sic transit gloria mundi". Il valore viene messo sottovuoto e spinto sotto il tappeto insieme alla polvere. Viene salvato l'insignificante, il fatuo a riempire le cronache e i talk-show di terz'ordine... Sì questo si merita questo pubblico bue, perchè questo anela. Per dirla come Battiato... "Povera Patria" !
    Una carezza al tuo cuore e alla tua penna stasera caustica e amara.
    Mariaconcetta

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