martedì 27 settembre 2011

La grande illusione




L’altra mattina pioveva in modo talmente lieve che nemmeno le pozzanghere riuscivano a registrare l’evento. Più che pioggia era un’emulsione. In dialetto genovese c’è un termine che riesce a dipingere alla perfezione questa atmosfera. Si chiama baexinne. Un termine poetico che solo i dialetti sanno coniare.

Mai come domenica mattina  la città è così melanconica e solitaria, così provvisoria e incerta nel suo lento respiro. Me ne sarei potuto restare in casa, invece che fare lo strano e aggirarmi sotto la pioggia tiepida a disturbare la catatonia in cui si sono lasciati affondare uomini e luoghi; addirittura i venditori di ombrelli latitano, dissolti nel nulla dei loro indecifrabili magazzini. L’unico fervore che riuscivo a registare era dalle parti dei portici che dal carruggio portano in piazza Cordeviola. Pochi e tristi ambulanti esponevano mercanzia di modernariato. Succede spesso di domenica, anche se non ho mai capito la scansione temporale. Vendono di tutto: cavatappi, pipe, vecchie scarpe, grammofoni e annessi vinili. E poi figurine Panini, orologi. E libri. Il mio occhio triste è colpito da un libro, edito all’inizio degli anni settanta. Probabilmente era diretto ai bimbi delle elementari: più o meno a me, se una macchina del tempo mi avesse trasportato a quegli anni.

Il libro descriveva come sarebbe stata la vita nel Duemila. A quel tempo quella data incuteva terrore o spropositate speranze.


Gli aeroplani, le strade, i treni, i vestiti, le case, le navi, tutto. Disegnatori colmi di ottimismo, propugnatori indefessi dell’infinita capacità umana di creare, apostoli del progresso inarrestabile, hanno costruito una fabbrica di stupore, un’enciclopedia dell’illusione. Mi ricordo e constato.

Niente città anulari orbitanti, ma solo qualche vecchia stazione di stampo littorio, venduta in prelazione a qualche antico parente di ferroviere.
Niente superstrade elevate al cielo percorse da automobili a reazione, niente case a bolla sospese nell’aria. E niente giardini subacquei, miniere d’oro marziane; di teletrasporto e viaggi stellari neanche a parlarne.
E niente pace universale. E poche facce ridenti in ogni parte del mondo.
Non me l’aspettavo, non a sette anni anni (e nemmeno a venti), che quell’album si sarebbe rivelato alla fine una gran balla. Io gli ho creduto finché ho avuto forza di immaginarmi il futuro come la meraviglia di tutte le meraviglie. Che delusione. Che peccato esserci arrivato solo per passeggiare solingo in una domenica mattina di settembre.

E intanto baexinne e le case sudano acqua dalle facciate piene di tromphe d’oeil. Dalle finestre spalancate si sente qualche gracchio di radio malsintonizzata.

Forse in ogni casa c’è memoria di quel libro di palle spaziali. E c’è delusione, e smarrimento per la grande bugia in cui tutti abbiamo gioito nel credere...

12 commenti:

  1. ...è una domenica malinconica la tua... ma forse il tempo...i ricordi...la verità che ti ha fatto gettare alle ortiche i tuoi sogni....tutto contribuisce....A proposito di ombrelli....domenica qui al mare...con un bel sole...ancora vu cumprà che cercano di rifilarci ombrelli...siiiii...proprio ombrelli da pioggia...robusti...contro la bora !!!!...mah....felice martedì !!

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  2. Come La capisco, da buon 55enne ho patito le Sue stesse delusioni...non troppo tempo fa...

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  3. anni settanta.........
    anni duemila..........
    sempre gli stessi sogni......
    sempre le stesse illusioni...
    by Bruna

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  4. beh... basta pensare al secondo Ritorno al futuro... nel 2015 tutti con macchine volanti e voloskate ad aspettare l'arrivo di Marty McFly?

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  5. C'è ancora la fame nel corno d'Africa, ci sono le guerre che hanno assorbito tutte le riserve di denaro e quindi la fame non si può sconfiggere, però la tecnologia ha fatto in modo che si possa sconfiggere chi ha fame, la sofisticata indifferenza e l'egoismo umano, stanno dimezzando la gente che vive in altre parti del mondo e così risolveremo molti problemi di sovrappopolazione.
    E poi, diamine, il progresso ci ha dato anche i bambini soldato. E attraverso il progresso possiamo assistere allo spettacolo di "teste tagliate" in pochi secondi. Non è proprio il progresso che volevamo, ma lo stiamo accettando e questo ci rende complici e colpevoli.

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  6. eppure sei qui Aldo a lamentarti,ma solo per un poco perché,come a tutti gli inguaribili poeti, presto,prestissimo ti escono dagli occhi,dalle tasche,dell'anima,da ogni tuo senso,miriadi di città invisibili dal cielo stellato e strade sospese,percorse da fiammeggianti bolidi in sorpasso di velocità...

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  7. leggera come la pioggerellina, precisa come una vivisezione, questa malinconica e sorridente passeggiata ricrea le attese, le speranze di un tempo,con tenera compassione per quell'ingenua propensione a credere in un'umanità progressiva. Mentre poi ci si ritrova in una pioggerugiola che tutto uniforma e scolora.

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  8. Malinconici filari di oggetti stantii che portano poco amore e molta amarezza. Intrisi di un revival che mi immalinconisce. Mi amareggia pensare così il passato e il futuro immaginato come mai lo sarà. Mi astraggo e vivo il presente nudo, libero dal disincanto.
    Una carezza Mariaconcetta

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  9. Sai che mi sono ritrovato a pensare la stessa cosa poco tempo fa? E la memoria è corsa a un tema che ci diede da fare il prof di italiano. Solo che ebbi un sei stiracchiato, non ero riuscito a far correre troppo la fantasia e mi disse che non c'era niente di particolarmente originale. Ma avevo previsto il futuro!

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  10. ieri, tentando di mettere un po' in ordine i libri ,mi sono trovata a leggere le prime pagine del libro Cuore di Edmondo De Amicis. Poi sono andata alla scuola materna a prendere il nipotino. Sono salita al primo piano e ho guardato nella prima classe , quella dei blu ...:"la nonna di Elia!!!"...ultima classe circa metà di trenta bambini , quelli gialli! "la nonna di Elia!!!!" Elia era l'ultimo dei bambini che andava a casa con un parente...tutti gli altri sarebbero andati dopo poco con il pulmino del comune nelle varie frazioni in cui mamme o nonne senza macchina li aspettavano a braccia aperte! Mi è sembrato che il tempo , a parte i visi venuti da lontano, non fosse cambiato come mi aspettavo a dieci anni quando una simpatica maestra romana ci leggeva storie più eccitanti del libro Cuore ;-))<3

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  12. Si vede che non siamo pronti....siamo in ritardo. Si vede che non abbiamo saputo manifestare correttamente in un 'qui e ora' ormai passato....O forse ci stiamo arrivando, solo che con modalità diverse, e non ce ne siamo ancora resi conto. Talvolta la vita ci dà le cose in modo completamene diverso da come ce l'eravamo immaginato.

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