venerdì 2 dicembre 2011

La cucina orizzontale




C’era una insolita nebbiolina e una leggera pioggia che emulsionava i muri delle case. Non era ancora sera, ma il pomeriggio declinava dolcemente, colorando tutto della nuance dell’oro antico. Dentro all’osteria nessun passante, gli avventori eravamo noi quattro: io, Brunin, Anselmo e Lefteris, un giornalista greco-cipriota che ogni tanto mi viene a trovare. Per una volta dietro i fornelli non c’è andato Brunin, ma Lefteris.

Ha imbandito in una mezz’ora scarsa quello che lui chiama il Mezes. Un tempo incredibilmente breve, tanto che, suppongo, si sia fatto preparare il cibo da sua moglie.
Più che una merenda vera e propria è un gioco gastronomico e conviviale. Un gesto di ospitalità che risale ai tempi di Omero, tornato oggi di moda perchè è ben si adatta ad un tipo di vita veloce e attento al cibo. In pratica tutto il desco è stato imbandito di una varietà incredibile di cibo, a porzioni ridotte: pane, formaggio, olive, polpette, cous-cous. In più c’è la sorpresa (quel giorno erano delle foglie di vite ripiene di riso. A me non sono piaciute, ma questo non è il punto.

Secondo un’ingegnosa definizione di ispirazione architettonica (i greci sono maestri in queste cose), la cucina italiana ha una struttura verticale, mentre le altre cucine si sviluppano orizzontalmente. Infatti i vari piatti del Mezes si servono contemporaneamente. La condivisione dei piaceri della vista, dell’olfatto, prima ancora che del palato, ha scatenato commenti e scambi di opinioni e ricordi. Abbiamo anche riso di gusto, ma a questo penso abbia contribuito in maniera determinante il Vermentino.

Nel bel mezzo del Mezes è entrato un cliente, chiaramente imbarazzato per la situazione. Voleva solamente un caffè. Alla fine si è seduto anche lui, sciogliendosi fino a diventare un vecchio amico sparito per troppo tempo. Il trucco è quello di presentare il Mezes come un dono a Giove, che è la divinità che protegge lo straniero (sono parole di Lefteris). Comunque ha funzionato. 

Al di là dei dogmi e delle differenze di pensiero, la condivisione del cibo è un concetto fondamentale per molte religioni. Che si oppone alla xenofobia.

È l’accoglienza dello xenos, dello straniero.
È la porta aperta per l’alieno. L’italieno...

9 commenti:

  1. Ho fatto una proposta di condivisione di cibo nel mio paese con gli stranieri che vivono qui.... non c'è nessuno che ci sta.... in compenso, ieri sera è saltato un corso perchè una ragazza del paese diceva qualche parola nella fiction di Don Matteo.
    Siamo così caro Aldo, che tristezza!
    A.L.

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  2. Che bell'atmosfera conviviale!!!!Che conforto nel leggere le tue parole....!L'orizzontalità è un concetto che rispecchia nel sentire collettivo -il rimanere terra terra e tutti ugualmente convocati nelle stesse situazioni...-,cioè ESSERE ALLA PARI!La convivialità è accoglienza...e anche nella nostra religione,significa SPEZZARE IL PANE ASSIEME!!!Il cibo nutre e se si mangia contemporaneamente tutto quello che viene offerto,con libera scelta in libero dono...tutto si trasforma in comunanza e partecipazione in serena compagnia....!!!E' tipico dei popoli del sud del mondo,nel nostro meridione considerare lo straniero come ospite sacro ,al quale offrire quanto c'è di meglio e mangiare anche usando ...le dita!!!!Le dita,infatti,sono parte del corpo e come tale diventa diretto strumento del nutrimento!!!!Che bella lezione ha impartito Lefteris...E' uno dei vantaggi dell'intercultura!!!L'intelligenza e il cuore ne escono arricchiti indubbiamente!!!!Da non dimenticare che Brunin ci ha messo il vermentino!!!!!Grazie,Aldo!Mina Pensi

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  3. DALLA XENOBIA occidentale alla XENOS Greca, ecco l'orizzontalità del cibo orientale capace di includere un insieme di gusti sapori odori fino ad espanderli generosamente in un abbraccio fraternamente esteso agli ITALIENI

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  4. Tempo fa ti scrissi che mi sarebbe piaciuto , e devo dire che ho ancora questo desiderio, di mollare tutto, almeno per un po’ e di arrivar con te al bar di Brunin ed argomentare con tutta la compagnia davanti a un buon e robusto rosso e perché no davanti a un buon cibo … In questo caso cibo degli Dei, per restare nell’alveo ellenico. Il momento del Convivio è sempre stato aggregante, anche , e son d’accordo con te, il cibo non è dei più appetibili ( gli involtini in foglia di vite non convincono neppure me, anche se sono una buona forchetta). A tavola si discute, si sorride, ci si rilassa, il vino è aggregante , il desco crea comunione. Chissà il senatur e il di lui figlio trota, seduti intorno ad una tavola imbandita troverebbero appetibili anche i cannoli siciliani, piuttosto che le orecchiette pugliesi e perché no …. Il riso di Djerba, piuttosto che… Ed insieme al cibo scoprissero appetibili e interessanti anche gli uomini e le donne e alla fine del convivio… tutti amici. A quel punto potrebbero scoprire pure le dinamiche orizzontali non solo a tavola, ma anche nelle relazioni interpersonali. Vado oltre… Forse troppo.


    Una carezza
    Mariaconcetta

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  5. Mi compaccio che sei vario nel tuo argomentare e tocchi sempre problematica seria e reale. Io vivo in una regione che da tutti è considerata ospitale. Mi fa sentire orgoglioso che qualcuno me lo ripeta, e crediamo di essere ospitali davvero. Ci ferisce quando questo sentimento e gesto di convivialità viene ignorato, o addirittura viene stravolto e negato come valore dell'umanità. Ci sono comportamenti che ci fanno pensare, siamo anche ramamricati che tati si chiudono in se stessi e non offrono la aprte del cibo che essi dispongono in presenza di un ospite o solo passante. Non hanno nulla di egregio dentro, sono aridi, però sfruttano la situazione, trattando il prossimo peggio dei cani. Dobbiamo regalare loro un guinzaglio e una ciotola, non sa mai, dovesero averne bisogno per sè.
    Ciao Aldo
    Antonio lanza

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  6. xenofobia è spesso figlia dell'ignoranza. Conoscere spesso significa imparare a rispettare, ad apprezzare. Anche a tavola.Ci sono cibi africani che condividerei volentieri, mi affascinano l'uso di spezie, di erbe sconosciute... aho, io porto cassata, cannoli e un fiasco di vino. Nerello mascalese, nero d'avola o preferite il passito di pantelleria???

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  7. Sono del sud, da noi è ancora importante riunirsi attorno alla tavola, dividere il pranzo, commentare. Se poi c'è un amico tutto diventa più soft ma ospitare lo SCONOSCIUTO è davvero divino, si, mi è capitato, le solite pietanze acquistano un sapore diverso, sopra le righe ....che bello sarebbe dividere anche la vita.....
    Bruna

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  8. Vade retro Satana ! ... il cibo per me non è orizzontale o verticale è circolare! ovvero 24 ore su 24...senza soluzione di continuità. quando sono a dieta (3 volte all'anno prendo questa decisione) allora diventa sinusoidale... con dei picchi a mezzo giorno ed a mezzanotte passando da fasi di "pentimento e buoni proprositi" . ma la più simpatica è la "dieta serpeggiante" è quella che passando dal figo, gira attorno al tavolo ed arriva fino alla poltrona in sala rigorosamente davanti alla TV. la dieta più proficua è quella che comprende anche due piegamenti! e si articola in più fasi... 1) arrivo al frigo 2)fase di moto rettilineo uniforme in allontanamento dal frigo con pizzetta 3) primo piegamento davanti al forno ed inserimento della pizzetta... attesa... secondo piegamento ed estrazione pizzetta 4) seconda fase di moto rettilineo uniforme ed arrivo alla poltrona davanti alla TV. l'ultimo mio tipo di dieta è quella denominata del "DOVE VAI?" quando la fame si fa insostenibile ... verso le 24... mi alzo dal letto o dalla solita poltrona e mia moglie esclama "dove vai?" come se non lo sapesse. al DOVE VAI? spesso mi rimetto a letto e per addormentarmi conto gli agnelli (che saltano direttamente in forno!) . Ho scherzato ragazzi... ma non troppo !

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